Rassegnazione e speranza ricorrenti

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Una città sbiadita e senza regole, il sussulto degli anziani che poi cedono sfiduciati, la speranza dei giovani che avanzano spavaldi.

Gli anziani che corrono all’alba per le strade della città hanno provato a fare il bilancio dell’anno che sta finendo nella città e nel paese. Un bilancio segnato dalle tappe della loro corsa. A cominciare dall’ingresso in piazza Carità ma poi per tutto il percorso, quando ogni tanto bisogna scendere sulla strada perché il marciapiede anche dove è molto largo, è occupato dai gazebi di bar e ristoranti, dalle fioriere che li delimitano, da altre file di tavolini aggiunti e da strutture in legno di coni gelati e pulcinella fino a raggiungere il bordo della strada. Se si pagasse la tassa di occupazione di suolo pubblico per tutti i metri quadri che si occupano, il Comune sarebbe fuori dissesto! E poi le auto, non solo in doppia e tripla fila, ma anche sui marciapiedi, come gli ambulanti abusivi organizzati da altri, lo spazio occupato dai negozi, a volte perfino le biciclette come indicano disegni sbiaditi di eleganti velocipedi. Quasi emblema della nostra città.

Di sicuro l’emblema dei trasporti, a cominciare da Vesuviana e Cumana, nonostante il patetico impegno del loro Presidente a rintuzzare ogni accusa per i quotidiani disservizi segnalati. La bellezza delle stazioni della Linea 1 che incanta i turisti si dissolve dinanzi agli incredibili tempi di attesa dei treni, gli incredibili vuoti di comunicazione, l’ancora più incredibile rassegnazione della “gente del posto”. Chi fra i visitatori non si ferma solo alle bellezze, non vive la città solo come un grande luna park con le sue attrazioni, non volge il suo sguardo solo a malavitosi, ai furbi e a qualche eroe coraggioso, si accorge che c’è un popolo di rassegnati. Dopo la città sbiadita, il cittadino rassegnato. Siamo all’altezza della Galleria: l’albero di Natale tagliato e portato via, come ogni anno. Gli omicidi in forma di esecuzioni pubbliche, le stese, le baby gang, gli scippi, le truffe, perfino le infiltrazioni nel Terzo Settore e nel mondo del volontariato per far soldi su immigrati e poveri.

Ai due estremi, da una parte il nutrito esercito di delinquenti e senza scrupoli, dall’altra un coraggioso manipolo di cittadini attivi. Ma in mezzo lo sterminato popolo di gente rassegnata, che non sa di avere tra le mani il potere di far precipitare l’intera città nel degrado o di innalzarla a simbolo di civiltà e di felicità. Del primo possibile destino, il rischio del degrado, se ne parla attraversando i luoghi del potere, piazza Municipio e piazza Plebiscito, il governo locale e quello nazionale. Impietosi i nostri anziani e senza riguardi per chi ci governa o per chi sta all’opposizione. Normale dialettica, ma unanimi su due punti: il populismo spregiudicato di chi ci governa che punta a conservare la fiducia della gente almeno fino a marzo; la farsa delle primarie del Pd, con i candidati simili ai capponi di Renzo, che di sicuro servirà a confermare nel direttivo nazionale i soliti rappresentanti campani padroni del partito e delle istituzioni che riescono ad occupare. Unanimi, per la verità, anche su un terzo punto: la perdita di tempo sulle prese d’aria della LTR tra Plebiscito e piazza Carolina.

La vista del mare, del golfo, le luci dell’alba più chiare, il sole che sbuca dietro ai monti fino a incontrarsi col Vesuvio. Lo spettacolo unico, sempre uguale davanti ai loro occhi da quando erano giovani, riporta alla mente anche l’entusiasmo di una volta, la voglia e la certezza di cambiare la città e il paese. Provano a ripensare la loro posizione. Forse la rassegnazione dei più va declinata nei suoi vari aspetti: rischio di rassegnazione, rassegnazione temporanea, provvisoria, superficiale, pronta a scomparire se… Se? È difficile trovare la soluzione. Anche perché, alla fine della loro corsa, a largo Sermoneta, s’imbattono nel dio Sebeto, collocato sulla sua fontana, impassibile, imperturbabile, sornione, emblema della rassegnazione napoletana in tante sue sfaccettature. Poi per fortuna, un vocio alle loro spalle: sono sorpassati da un bel gruppo di giovani che continuano la corsa sulla salita di Posillipo, pronti spavaldi a conquistare la città, e a salvarla…