Nel giorno dei 30000 al San Paolo per l’allenamento a porte aperte del Napoli, il presidente torna a dire la sua sulle pagine de Il Mattino. Dopo le dichiarazioni eccessivamente ottimistiche di inizio stagione, tanto indigeste per una parte della tifoseria e il lungo silenzio, anch’esso indigesto per una parte della tifoseria, torna a parlare nei giorni precedenti alla finale di Supercoppa, dopo la Supercoppa e ora per i definitivi bilanci dell’anno appena terminato, dichiarazioni che, si legge sui social network, sono per l’ennesima volta indigeste per una parte della tifoseria. de Laurentiis ha parlato del 2014, di crescita, di ambiente, San Paolo, mister e Lavezzi. Non leggo tante novità nell’intervista, se fossimo più attenti e usassimo il buon senso, molte delle cose che ha detto le sapremmo e ce ne saremmo fatti anche una ragione. Ecco alcuni stralci dell’intervista.
Su ambiente e scudetto dice: «In ritiro ho sbagliato a parlare di tricolore. L’obiettivo del Napoli è essere competitivi sempre. Prima o poi lo scudetto arriverà, ma non perché arriveranno uno o due giocatori. Si vince quando c’è un fronte unico composto da squadra, società e tifoseria. Lo scudetto ci sarà quando l’ambiente sarà maturo». Ammette le sue responsabilità. Troppo tardi dirà qualcuno, lo ha fatto per un suo tornaconto dirà qualche altro, io dico, almeno lo ha fatto. Che cosa avrebbe dovuto dire? Il resto non lo avremmo già dovuto imparare a memoria? Questa società ha, allo stato attuale, dei limiti economici che non può superare, ne vale della sopravvivenza futura. E dato che de Laurentiis non può avvalersi di riserve economiche esterne e non si vuole ricorrere a prestiti, ci dobbiamo rassegnare. A meno che non arrivi un investitore che contribuisca con soldi freschi, questa è la nostra realtà e saremo costretti di tanto in tanto a rimpolpare le casse vendendo giocatori. Se abbiamo potuto acquistare dei giocatori del Real Madrid è anche merito di questa politica. Ma le sue parole non vi ricordano le dichiarazioni che il mister ha già ripetuto ad ogni intervista che ha fatto? Si vince solo se siamo tutti assieme. Bisogna che tutti facciano il proprio lavoro, la squadra e il mister sul campo, la società dietro alle scrivanie, e i tifosi. In una équipe di lavoro, c’è un capo che gestisce tutti i suoi sottoposti, il capo ha le maggiori responsabilità, colpe e meriti perché sceglierà i membri e li coordinerà, poi ognuno è responsabile della propria mansione, e contribuisce al risultato finale. I tifosi, che continuano a risentirsi per le dichiarazioni del presidente dovrebbero ricordarsi di quando, nel momento del bisogno, e cioè quando la squadra faticava a rialzarsi, il pubblico del San Paolo è venuto meno. Non bisogna sottovalutare la delusione dopo i risultati di inizio stagione, ma i tifosi devono fare i tifosi, perché altrimenti diventano semplici spettatori che fischiano quando lo spettacolo non è stato di loro gradimento. A fine stagione ci sarà tempo per lamentarsi.
Sul mister: «Il suo contratto era di due anni, mi auguro che voglia restare perché dare continuità a un progetto tecnico e societario è la soluzione migliore. Sapremo tutto tra qualche mese. Ma una cosa è certa: la mentalità internazionale, che io ho voluto proporre affidando la guida della squadra a Benitez, non cambierà, proseguiremo su questa linea che è diventata un nostro principio». Nel bene e nel male, ognuno farà le sue scelte, ognuno avrà le sue colpe nel possibile divorzio, ma il Napoli dovrà proseguire comunque la propria crescita.
Sullo stadio: «Entro gennaio riceveremo una stima della salute del San Paolo ed entro febbraio una valutazione dei costi degli interventi da effettuare». Qui è difficile giudicare perché presidente e sindaco si rimpallano responsabilità e allo stato attuale non risulta chiaro a che punto sia la situazione San Paolo.
Su Lavezzi: «E a che servirebbe? Siamo copertissimi in attacco, tra un paio di mesi rientra anche Insigne. Si dimentica che Lavezzi ha uno stipendio di 4,5 milioni netti all’anno e che soprattutto è stato lui a voler lasciare il Napoli: lo decise nel 2011 e noi gli chiedemmo di restare ancora un anno, nel 2012 è passato al Paris St. Germain. A volte i procuratori dei calciatori si divertono a tirare fuori il nostro nome, ma noi non c’entriamo né con Lavezzi né con Balotelli». L’attacco è al completo!
Per altre coppette siano benvenute le indigestioni.
Crescenzo Tortora