…tu chiamale, se vuoi, emozioni

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Venerdì scorso, tornavo in autostrada da Torre del Greco a Napoli. Erano le quattro e mezzo del pomeriggio. In tempo per partecipare a un evento di una delle Agenzie di cittadinanza nel rione Luzzatti. Le Agenzie sono formate da associazioni e sono presenti attualmente in tutte le dieci Municipalità di Napoli. (Ne ho parlato in questa rubrica, se a qualcuno interessa, qualche mese fa). Vi confesso che il motivo principale che mi spingeva ad andare era vedere dove hanno girato l’Amica Geniale, i protagonisti, tutto il rione. Respirare un po’ l’atmosfera, i luoghi e gli anni in cui è ambientata quella storia. Che ha il potere di rievocare, per noi anziani, gli anni della nostra infanzia, fanciullezza, adolescenza. Luoghi magari diversi, ma gli anni sono quelli. Le emozioni, poi, le stesse.

La prima parte del pellegrinaggio l’ho fatta non con una guida, e pure ce ne sono, ma con un più modesto navigatore dell’auto. Arrivato, parcheggio, e sulla sinistra su un muro vedo Lila e Lenù. Non ho il tempo di tuffarmi nei ricordi della storia del libro e nei miei, che vedo a destra la scuola dove si svolge l’evento. Riconosco le amiche del Centro di Servizio per il Volontariato ed entro dal cancello nel cortile. In un’altra dimensione! Faccio un’incredibile esperienza. Andato per provare e riprovare emozioni note, me ne torno con emozioni nuove, intense, con una voglia di abbracciare la gente, con una strana gioia e lacrime negli occhi.

Nell’ampio cortile della scuola c’era a destra un grosso gazebo giallo, di fronte e a sinistra due punti di ristoro, per il buffet insomma, sempre a sinistra un’aiuola con grandi eucalipti e con vari alberi piantati di recente. Non sono entrato nell’edificio, ma so che c’è una bella palestra che serve anche alle associazioni. Per tutto il cortile era uno sciamare di persone, di tutte le età, ma con una prevalenza o comunque una presenza importante di persone con disabilità. Si avvertiva e si capiva che erano loro i protagonisti.

Il loro chiacchiericcio, e qualche voce grossa, facevano da sottofondo ai relatori che sotto il tendone presentavano le attività. Non autorità, ma persone comuni che parlavano con semplicità e schiettezza. A cui si è aggiunta una signora anziana, che ha portato con voce a volte tremula la sua testimonianza. Ma che ha rivelato nel corso delle ore affetto, determinazione e competenza nel relazionarsi con disabili. Non so in che misura anche in questa municipalità l’Agenzia fa assistenza leggera agli anziani, di sicuro ci sono anziane e anziani che praticano l’invecchiamento attivo. Neanche per il proprio benessere, ma a servizio degli altri.

Cominciò la musica, la Paranza di Romeo Barbaro, due ragazze ballavano. Come un pifferaio magico, incominciarono a incantare i ragazzi e non solo, disabili e non. Prima uno, bravissimo, con la musica nel sangue, il ritmo e il tempo; poi un altro e un altro ancora; attratti, si avvicinarono in tanti, anche impacciati alcuni, cocciuti altri che ripetevano i movimenti con sempre più padronanza. Sotto lo sguardo attento e sorridente del suonatore di tammorra. E si spostavano man mano dal gazebo al centro del cortile. In modo corale.

Con le amiche del Csv e con un volontario (quanti volontari, discreti, servizievoli, allegri!) andammo a vedere l’aiuola con gli alberi piantati, l’ulivo, gli agrumi, il melograno. Hanno in mente già un laboratorio di botanica e forse un orto. Poi, per la sete, dopo aver mangiato pizzette e rustici, che ragazze e ragazzi dispensavano su vassoi, ci avvicinammo alla postazione dove preparavano i cocktail  ragazzi disabili che frequentano uno specifico laboratorio “Shake you up”. Colpiva un ragazzo alto, magro, con una candida camicia bianca, sicuro di sé. Percepimmo la sua disabilità solo quando si macchiò la camicia e cominciò a disperarsi… Poi tornammo in mezzo alla gente,  che era andata per dare e invece riceveva, e riscopriva di essere comunità.

Avrebbero tirato fino a tardi, incuranti dell’assenza delle autorità. Decidemmo di andar via, io e le amiche del Csv. Per la verità una di loro rimase, è del posto e a tanti di quei ragazzi dedica parte del suo tempo. Uscii e partii con l’auto, con tanti e tali pensieri e sensazioni che non mi voltai neanche sull’altro lato a rivedere Lila e Lenù.

(Fonte foto: rete Internet)