Nel 1911 l”Italia dichiara guerra alla Turchia, mirando, però, alla conquista della Libia. Il vessillo tricolore sulla terra africana rappresenta, infatti, una sorta di rivincita nella corsa alle colonie. E rappresenta anche una soluzione alternativa ai problemi dell”emigrazione. Ma la conquista della Libia è, soprattutto, un”impresa militare benedetta dai potentati economici, il più coinvolto dei quali è il Banco di Roma con i suoi vasti interessi a Tripoli ed in tutto il Medio Oriente. 
I movimenti di propaganda favorevoli alla guerra parlano della Libia come di una terra ricca di oro e di petrolio. L”opinione pubblica si lascia, quindi, ammaliare da questo sogno e si infervora nel delirio bellico. Anche il primo ministro Giolitti, solitamente contrario alle avventure coloniali, si convince che è conveniente strappare la Quarta Sponda alla Turchia. Così, il 29 settembre 1911, è emanato un secco quanto inequivocabile comunicato: “Da oggi alle 14,30 Italia e Turchia sono in istato di guerra “. 
Giolitti è convinto che bastano poche cannonate per abbattere ogni resistenza turca. Il primo ministro italiano chiede, perciò, al senatore Giovanni Agnelli di intensificare la produzione delle armi e dei motori per aeroplani. Nasce anche una canzone per la guerra, la canta la soubrette emiliana Gea della Garisenda –nome d”arte di Alessandrina Drudi- che canta: Tripoli bel suol d”amore. 
Ma in Italia c”è anche chi protesta contro la spedizione coloniale. Pietro Nenni e Benito Mussolini –il primo repubblicano ed il secondo socialista- organizzano una manifestazione, a Forlì, per impedire la partenza dei giovani di leva per la Libia. Gli scioperanti, circa diecimila, gridano “Abbasso la guerra “; ci sono scontri con la polizia. La protesta sembra allargarsi ad altre parti del Paese. Poi, le endemiche divisioni interne alla Sinistra e l”arresto dei due capipopolo contribuiscono ad annullare il movimento pacifista. 
Nel giro di poco più di un anno si conclude l”inutile guerra di Libia. Non sono bastate -come qualcuno sperava- poche cannonate. La resistenza turca è stata lunga; la sua resa avviene solo perchè si sta per aprire un altro fronte con gli stati balcanici. Il 18 ottobre 1912, a Losanna, è firmato il trattato di pace italo-turco. Ai turchi si prescrive il ritiro delle truppe e dei funzionari dalla Tripolitania e dalla Cirenaica; agli italiani, invece, il ritiro dalle isole conquistate dell”Egeo. Giolitti istituisce il Ministero delle Colonie; serve a coordinare i possedimenti italiani in Africa. Sono i possedimenti ottenuti in cambio di una guerra lunga, dispendiosa, che ha procurato 3.431 morti nel solo campo italiano! 
Intanto, nello stesso anno 1912, il 14 di marzo, il re Vittorio Emanuele, mentre si reca al Pantheon, a Roma, per assistere ad una messa funebre in ricordo del padre, è fatto segno ad un attentato da parte dell”anarchico Antonio D”Alba; il colpo di pistola non sfiora nemmeno il sovrano. 
Nel 1913, -qualche mese dopo che Mussolini è diventato il vero padrone del partito socialista (XIII Congresso, Reggio Emilia, 7-10 luglio) ed anche direttore dell”Avanti! (1 dicembre)- si svolgono le prime elezioni a suffragio universale. Votano oltre cinque milioni di italiani. La competizione elettorale è preceduta da un accordo siglato tra lo scaltro Giolitti ed il leader cattolico Vincenzo Ottorino Gentiloni. 
Il cosiddetto patto Gentiloni prevede la presentazione di candidati concordati in molti collegi elettorali del paese; i cattolici, assenti dalla vita politica dello Stato usurpatore, per ordine dei vescovi, si impegnano a votare i candidati liberal-moderati. Ricevono in cambio l”impegno di Giolitti a non insistere sulla richiesta di introduzione del divorzio, ad appoggiare la scuola privata a svantaggio di quella pubblica, a sostenere l”istruzione religiosa ed il catechismo nelle scuole. 
Con questo patto sono eletti 304 deputati dello schieramento di Giolitti, di cui 33 cattolici, che per la prima volta fanno il loro ingresso alla Camera. È un buon risultato, ma non certo quello che si aspettava il primo ministro. Ed ora bisogna fare anche i conti con le formazioni socialiste, quelle radicali e quelle cattoliche! 
PILLOLE DI “900
“TRIPOLI BEL SUOL D”AMORE”
“E SE ANCHE NOI LANCIASSIMO LE SCARPE AI POLITICI?”
Caro Direttore, 
Sai com”è finito il processo a Muntazer-al-Zaid? Come, non conosci nemmeno chi è costui? Ma dai, è quel giornalista iracheno, che ha tirato una scarpa al presidente Bush, durante una conferenza stampa. E mentre tirava quelle scarpe, abilmente schivate dal suo bersaglio, gridava: “Questo è il bacio d”addio da parte del popolo iracheno”. 
Beh, vuoi sapere, allora, la storia com”è finita? È stato giudicato colpevole di aggressione a un rappresentante di Paese estero: gli sono stati inflitti tre anni di carcere. Come dici? Ti dispiace per Muntazar ma non capisci cosa voglio dire? Niente, pensavo che se il gesto di tirare le scarpe a politici prendesse piede (trattandosi di scarpa non poteva che trattarsi di piede!) dalle nostri parti, sai che divertimento. Senza pensare, come tuo solito, alle alte cariche di governo; scendi più in basso, pensa, per esempio, ai tanti sindaci, assessori, consiglieri comunali, che, potrebbero meritare di essere fatti bersaglio con scarpe, stivali, pantofole, sandali, zoccoli! 
Pensa agli amministratori che hanno consentito –ed ancora consentono- la distruzione sistematica del territorio; pensa a quelli che hanno dilapidato soldi pubblici con opere inutili o progetti di opere ritenute inutili (non parlo del ponte sullo stretto; parlo, che so, di pavimentazioni che si fermano, stranamente, davanti a certe proprietà, di monumenti che esibiscono in bella mostra il nome del sindaco in carica, di pilastri di cemento nati per sostenere improbabili edifici, megagalattiche opere sanitarie, scolastiche, industriali), a quelli che –addirittura- si sono appropriati dei soldi pubblici, a quelli che continuamente si difendono dicendo che “ci sarà stato pure qualche piccola distrazione –il mondo va così- ma pensate, ora, in cambio, avete l”acqua, la luce, il gas, le strade, la scuola”. 
E come non ci abbiamo pensato! Ringraziamoli pure, questi grandi uomini, che con il loro illuminato contributo hanno donato al popolo il privilegio del progresso! 
A volte, anzi, dobbiamo ringraziarli anche perchè ci consentono di respirare. Ma come cosa? Direttore, ci consentono di respirare l”aria. E, guarda, dalle nostre parti l”aria è preziosa. Lo sai che l”aria che si respira alla Solfatara, a Pozzuoli, ha lo stesso effetto del Viagra (è uno studio pubblicato su una rivista americana). Sì, hai capito bene! I gas sprigionati nella zona flegrea facilitano la vasodilatazione:con quello che segue. 
Però, come si dice, Direttore, il Padreterno ha dato il pane a chi non ha i denti. Davide Caparini, parlamentare della Lega Nord, qualche giorno fa ha, infatti, presentato i risultati di una ricerca, in cui dimostra che i padani fanno un grande uso di Viagra, perchè il loro ritmo di vita e di lavoro fa diminuire il desiderio. 
Quando, poi, si dice la sfortuna! D”altra parte, si è sempre detto: “Chi chiagne fotte a chi rire!”. Facci caso: chi è supponente ha sempre un sorrisetto stampato in faccia, però, ha disagio in camera da letto. Chi, invece, è condannato a piangere (per storia, per politica, per finanze, per disoccupazione, per l”aria) almeno fotte! 
Direttore, cos”altro volevo dirti? Ah, la scuola è sempre nell”occhio del ciclone. Meglio, forse, dire che non si capisce niente. È vero, le famiglie hanno bocciato il piano Gelmini: solo un 3% ha scelto il modello delle 24 ore alle elementari (per capirci, quello del maestro unico); una percentuale altrettanto bassa ha richiesto il modello a 30 ore; tutto il resto ha fatto la richiesta delle 40 ore (90%!). Ma non c”è nessuna possibilità –al momento- che qualcosa possa essere rivisto. L”unica cosa certa è che a settembre prossimo la nostra scuola sarà molto povera. Non solo non ci saranno compresenze alle elementari, ma non ci saranno nemmeno molti contenuti, molte discipline e molte indirizzi di studio nelle scuole secondarie di I e II grado. 
Un autentico tsunami si porterà via anni di sperimentazioni, innovazioni, ricerche. Si porterà anche qualcosa pari ad oltre trentamila posti di lavoro (riporto stime sindacali), se non di più. No, no! Non sono numeri effetto della crisi; sono una precisa scelta dell”attuale governo. Gli italiani devono essere ignoranti. Gli italiani non devono essere messi più nella condizione di pensare. Il pensiero è pericoloso. 
Come al solito, Direttore, ti diletti in asseverazioni stucchevoli (cioè continui ad affermare cose noiose). Che significa, saremo tutti ignoranti! Pensi, forse, che non possa nascere anche in Italia un sito come quello francese (www.faismesdevoirs.com) destinato agli studenti più svogliati? Tu clicchi, invii le domande e nel giro di poche ore ti arrivano le risposte. Come si paga? Con carte prepagate in vendita nelle sale gioco. Così non devi necessariamente impegnarti nello studio; non devi nemmeno (necessariamente) andare a scuola (quella privata) e non devi temere nemmeno il maestro unico. In compenso avrai un sicuro avvenire: sindaco, assessore, presidente del consiglio. Qualcuno più fortunato potrà diventare anche ministro. Magari della pubblica istruzione.
COMUNI SCIOLTI PER CAMORRA-4/A TAPPA
Di Amato Lamberti
A San Paolo Bel Sito, Comune ameno dell”area nolana, si adatta bene l”espressione usata da Goethe per il Mezzogiorno d”Italia, “un paradiso abitato da diavoli”. Il luogo è tanto bello e piacevole, dal punto di vista paesaggistico, che il Vanvitelli, l”architetto dei Borboni, l”aveva scelto come sede della Reggia che doveva gareggiare con Versailles per bellezza e piacevolezza. Il progetto non si realizzò solo per la difficoltà di alimentazione della grande fontana che avrebbe dovuto abbellire la Reggia ed il Parco. 
Per quanto riguarda la vita civile la situazione è completamente diversa. Senza voler andare troppo indietro, nel 1994, il decreto di scioglimento del Comune, motivato dall”accertato condizionamento criminale e dall”esigenza di ripristinare i principi democratici e la libertà collettiva, recitava: “Il comune di S.Paolo Belsito risulta far parte di quella cerchia di comuni inseriti nella così detta “Cupola Comitato Affari”: il territorio comunale, infatti, è compreso nella fascia geografica su cui predomina incontrastata l”organizzazione mafiosa facente capo al boss Carmine Alfieri”. 
L”analisi dei fatti accaduti, a livello amministrativo, nel 1993 è particolarmente significativa. Il 6 giugno 1993, a seguito di consultazioni elettorali, viene rinnovato il Consiglio comunale. Il 4 novembre dello stesso anno, viene arrestato per associazione a delinquere di stampo mafioso, Luigi Riccio, ex amministratore, per lungo tempo a capo dell”amministrazione comunale, e ritenuto affiliato con ruoli di comando al clan Alfieri. In pratica, la camorra, con un suo rappresentante, aveva governato direttamente il Comune, usufruendo, quindi, di autorizzazioni amministrative e dell”attribuzione di appalti a favore di soggetti, anche imprenditoriali, direttamente collegati alla stessa organizzazione. 
Naturalmente, anche la vita civile della comunità risultava fortemente condizionata. Il Riccio, infatti, aveva assunto il ruolo dello stabile interlocutore dell”organizzazione criminale relativamente al controllo elettorale del territorio, non solo a livello di elezioni comunali, ma a tutti i livelli, da quello provinciale, a quello regionale, a quello politico nazionale, diventando così interlocutore di livelli politici anche molto importanti. Nell” ordinanza di arresto del Riccio, gli si contesta anche il fatto che, in concorso con tre vigili urbani e con alcuni privati interessati, tra i quali anche dipendenti comunali, aveva abusato del proprio ufficio per conseguire risultati elettorali a lui favorevoli. 
A seguito dell” arresto del Riccio, vero deus ex machina dell”amministrazione comunale, in data 1 dicembre 1993, il sindaco neo-eletto, il vicesindaco e due dei quattro assessori rassegnano le dimissioni. Il prefetto, constatata l”impossibilità di funzionamento del Comune, con decreti del gennaio 1994, nomina un commissario prefettizio attribuendogli i poteri del sindaco e della Giunta. 
Le elezioni del 6 giugno 1993 avevano dato vita ad una amministrazione nuova ma in diretta continuità con le precedenti, tanto è vero che erano stati confermati alcuni dei precedenti amministratori ed eletti altri, notoriamente legati al Riccio, sia per incarichi di favore che per stretta relazione di parentela. Constatata l”impossibilità di gestire una situazione così fortemente condizionata dai poteri criminali, il prefetto chiede lo scioglimento del consiglio comunale che il Presidente della Repubblica firma il 4 marzo del 1994. Ma a San Paolo Bel Sito non cambia nulla, almeno a livello di amministrazione comunale, tanto è vero che il Presidente della Repubblica è costretto ad un nuovo decreto di scioglimento, il 5 marzo 2002. 
Dalla relazione del Ministro dell”Interno emerge un quadro di connivenze e complicità paragonabili solo a quelle che si sono registrate in Comuni siciliani, come Corleone, o in Comuni calabresi, come Platì. 
“Significativo è il ruolo –si legge nella relazione- ricoperto dall”attuale sindaco (Raffaele Riccio), gravato da pregiudizi penali, la cui attività politico-amministrativa risulta strettamente condizionata dall”influenza del padre (Luigi Riccio), figura carismatica che aveva più volte assunto la carica di capo di quell”amministrazione e che in passato è stato raggiunto da provvedimenti dell”autorità giudiziaria in quanto ritenuto interlocutore privilegiato delle organizzazioni criminali”. 
Significativo il fatto che Luigi Riccio continui a fare il padre-padrone dell”amministrazione comunale e del mercato elettorale anche se il potere criminale è passato dalle mani di Alfieri a quelle dei Russo, i fratelli Salvatore e Pasquale, per la verità già prima gravitanti nell”area dei fedelissimi di Alfieri. Un clan, quello dei Russo, la cui potenza è testimoniata dall”ordinanza di sequestro di beni a loro appartenenti per un valore di 300 milioni di euro del febbraio 2008. Per garantire affari e investimenti, il clan Russo, opera su tre livelli: il controllo violento del territorio; stretti rapporti con la politica a livello locale, regionale e nazionale; relazioni e scambi di affari con l”imprenditoria e gli istituti finanziari locali. 
Un potere che non ha neppure bisogno del ricorso all”intimidazione violenta tanto è consolidato nella testa e nei comportamenti della gente. I diavoli sono diventati padroni del paradiso e la corte di complici e conniventi, per calcolo e per paura, si allarga continuamente. Non si può neppure dire che è rimasta l”aria buona, perchè sono riusciti a rendere pestilenziale anche quella, dopo aver avvelenato la terra.
LA CHIESA E LA CRISI ECONOMICA. IL CASO FIAT
La crisi economica, dicono, è appena iniziata. Alcuni tragificano la situazione, altri non la vogliono vedere, altri, ancora, chiedono agli italiani di non lamentarsi. Bankitalia dice che il Prodotto interno lordo va giù del 2,6 per cento, il Censis rileva che gli italiani consumano di meno, a febbraio le ore di cassa integrazione sono aumentate 5 volte tanto e, secondo gli esperti, saranno destinate ad aumentare sempre di più. In giro c”è tanta paura e tantissime famiglie, con la drammatica prospettiva di tanti licenziamenti, vivono ore di ansia e disperazione. 
L”appello, bellissimo, di papa Benedetto XVI per i lavoratori e le famiglie (soprattutto per i “nostri” della FIAT di Pomigliano) lanciato all”Angelus della prima domenica di Quaresima, e le iniziative della Chiesa, nascono dalla convinzione che questa crisi sarà dolorosa per tutti e drammatica per molti, soprattutto per le famiglie monoreddito, con un lavoro precario e con figli a carico. 
La Chiesa non si limita ad erogare somme, perchè la Chiesa non propone ammortizzatori sociali alternativi. Ma indica alla politica, innanzitutto, ma alla società intera, in tutte le sue componenti, delle priorità ed un percorso di sobrietà e di solidarietà. 
La Chiesa invita alla riflessione profonda e a cambiare stile di vita: le cause più profonde di questa crisi non sono solo economiche o finanziarie, ma soprattutto di ordine etico e morale. 
È in fortissima discussione il modello di sviluppo e il mercato che non può e non deve più emarginare i più poveri e i più deboli. È necessario porre fine a questo liberismo sfrenato, selvaggio e senza regole, dove i più ricchi diventano sempre più ricchi e i più poveri sempre più poveri. Già Giovanni Paolo II, nella sua grande lungimiranza profetica diceva che oggi bisogna “globalizzare la solidarietà“. La Chiesa chiede, se si vuole uscire dalla crisi, alla politica, alle banche, alle imprese, al mondo della finanza, di attuare una parola-chiave: Condivisione. 
Il mondo economico non può più perseguire il solo mito dell”efficienza e del profitto, ma avere come scopo il Bene Comune, di tutti e di ciascuno. 
Sono questi i motivi “evangelici” che hanno spinto il Vescovo di Nola, i parroci e l”intera comunità diocesana e cittadina a “scendere in campo” per difendere il lavoro a Pomigliano. La partecipazione è stata corale da parte di tutta la città. Non possiamo e non dobbiamo permetterci il lusso di perdere uno dei pezzi più gloriosi della nostra storia industriale, volano di sviluppo e di lavoro per tante persone del nostro hinterland, compreso l”indotto. 
Commoventi e sentite sono state le parole del nostro Vescovo alla conclusione della manifestazione in Piazza Primavera: “Ascoltate il grido di questa gente, non vi chiede nè oro nè argento, vi chiede solo lavoro. Non scaricate questa crisi sui poveri operai. La Chiesa vi starà sempre vicina“. 
Ma il Vescovo non si è fermato qui. Ha preso carta e penna e ha inviato una lettera-appello al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e all”Amministratore delegato Fiat Sergio Marchionnne. 
Al Presidente, che era già intervenuto, il vescovo ha chiesto di fare quanto è nelle sue possibilità per scongiurare il pericolo-chiusura fabbrica, visto il suo amore per la “sua” Napoli. 
A Marchionne ha scritto così: “Io non sono nè un politico nè un economista, ma come uomo e come Pastore di un gregge “ferito” mi domando: il mercato è proprio tutto? È l”economia per l”uomo o l”uomo servo del profitto? Il futuro di Pomigliano non può essere lasciato solo nelle mani del mercato che non va demonizzato va è esso stesso a sevizio della persona umana. È proprio impossibile garantire una nuova missione produttiva capace di “condizionare” lo stesso mercato?“. 
Infine, l”urlo: “La prego, salvi Pomigliano!”. 
E l”impegno della Chiesa continua, per affermare che l”attenzione all”uomo è la priorità della Chiesa e deve essere priorità per la politica, per la finanza, per l”economia, per la società intera. 
Con la sua Presenza, la Chiesa di Nola ha Denunciato e, contemporaneamente, Annunciato.
L’ITALIA DEI PRIMI DEL “900 STRAVEDE PER LO SPORT
Anche nel campo dello sport si scrivono importanti imprese. Nel 1907 l”Italia partecipa, con i piloti Scipione Borghese e Luigi Barbini, al raid automobilistico Pechino-Parigi. Vengono percorsi 15.000 chilometri attraverso l”Asia, la Russia e l”Europa. L”equipaggio italiano è primo sul traguardo di Parigi con un vantaggio di 21 giorni sugli altri concorrenti rimasti in gara. Il telegramma dei piloti italiani è esaltante: “La corsa è finita, abbiamo vinto” (nell”immagine, i vincitori al traguardo). 
Sempre nel 1907 nasce la prima gara ciclistica Milano-Sanremo: è il 14 aprile ed è un giorno infernale, per il maltempo che si è scatenato. Dei 62 iscritti alla corsa, 29 rinunziano alla partenza, per le condizioni atmosferiche. Lungo le strade tortuose e polverose c”è grande battaglia. Al traguardo di Milano è primo il francese Lucien Mazan, detto Petit Breton. 
Luigi di Savoia e Aosta, duca degli Abruzzi, conquista la cima del Ruwenzori, in Africa. 
Il 13 maggio del 1909, invece, parte da Milano il primo giro d”Italia. Si corrono tappe lunghissime. I concorrenti alla partenza sono 127; tagliano il traguardo finale (sempre a Milano) solo in 49. Dopo una gara bellissima e combattuta sino all”ultimo chilometro, vince Luigi Ganna, un ex muratore lombardo. Sotto l”effetto della pubblicità, la bicicletta ha una grande diffusione tra gli italiani: se ne contano oltre 500.000! Ed i prezzi, per i modelli di lusso, non sono certo modici: una Bianchi, infatti, costa circa 390 lire, equivalente a 157 giornate lavorative di un operaio dell”industria. 
Il calcio non è ancora lo sport nazionale. I primi campionati si giocano a quattro squadre; solo alla fine del primo decennio del novecento le squadre in lizza diventano nove ed appartengono tutte all”Italia del nord. Tra il 1898 ed il 1910, la squadra del Genoa si aggiudica 6 volte lo scudetto; 3 volte, invece, la vittoria è del Milan; il Pro Vercelli vince 2 volte; una volta a testa vincono la Juventus e l”Internazionale. 
A tanto interesse per lo sport, però, la Chiesa mette subito il freno. Infatti, le associazioni cattoliche, pur nella convinzione che le attività sportive possano creare proselitismo, temono, tuttavia, che le stesse possano servire a distogliere gli italiani dalla fede: “È vero che noi possiamo fare esercizi sportivi d”ogni genere senza che si richieda che le nostre idee e le nostre convinzioni abbiano per nulla a immischiarsene, ma è pur vero che noi cattolici possiamo servirci di quelli per tenere unite anime giovani e buone le quali alla loro nobile passione per gli esercizi fisici potrebbero trovarsi a sacrificare i loro sentimenti religiosi nel continuo contatto con genti di ogni razza e d”ogni colore”. 
LA RUBRICA
PIANO CASA DEL GOVERNO. “C’É DA PREOCCUPARSI”
domani il consiglio dei ministri varerà, a meno di sorprese (sempre possibili), il cosiddetto “piano casa”. Come ben sai, il nuovo modello per l”edilizia, pensato dai nostri attuali governanti (anticipato da un”analoga iniziativa deliberata dalla Regione Veneto), introdurrà tre o quattro novità nel mondo del mattone, che sicuramente produrranno confusione e disequilibrio nel già martoriato nostro territorio. Le nuove norme riconosceranno agli enti locali la possibilità, in deroga ai piani regolatori, di autorizzare l”ampliamento degli edifici esistenti entro il 20% della cubatura.
Gli stessi enti locali, poi, potranno rendere più agevole l”abbattimento e la ricostruzione degli edifici costruiti prima del 1989; i proprietari, da parte loro, avranno una corsia preferenziale e semplificata per le autorizzazioni, insieme a rilevanti agevolazioni fiscali (si parla dal 20% al 60%) per i cittadini che si accingeranno ad edificare la prima abitazione.
Buono, dirai. Anche perchè il nostro presidente del consiglio ha rassicurato i soliti malpensanti, garantendo che non ci saranno i temuti abusi. Anzi, il nostro presidente del consiglio ha anche dichiarato che vuole: “dare la possibilità a chi ha una casa e nel frattempo ha ampliato la famiglia, di aggiungere una o due stanze, dei bagni e servizi annessi alla villa esistente”.
Direttore, tu, secondo me, rendi un cattivo servizio all”informazione. Perchè non hai mai parlato della tua villa (ma, in verità, neanche di quella dei tuoi collaboratori e, quindi, nemmeno della mia!); perchè continui a riportare notizie da un territorio, a tuo dire, preda di miseria; perchè ci propini solo cronache in cui si parla di operai cassintegrati, precari licenziati, politici delegittimati, scuole in agitazione, delinquenza in aumento e tanto altro ancora! Smettila di borbottare. Non sottolineare che il disegno di legge in discussione al consiglio dei ministri prevede il “ravvedimento operoso” per gli antichi abusi edilizi. Non insistere, il ravvedimento operoso tende solo a diminuire la pena o ad estinguere il reato (se mai c”è stato!).
Caro Direttore, scherzo. Lo sai, io, come te, sono molto preoccupato. Anche perchè in questa discussione si può intervenire solo facendo appello alla coscienza civica. Altrimenti è la fine, avremo tutti contro. Facendo leva sull”atavico bisogno di casa, i mattonari, infatti, sperano che questa legge partorisca un nuovo boom edilizio, che li faccia vivere di rendita per i prossimi cinquant”anni. I camorristi hanno la certezza di poter riciclare i soldi del malaffare; la povera gente (ma pare che non ce ne sia nel nostro paese!) sogna la costruzione di alloggi popolari in sostituzione di vecchie stamberghe; molti politici sanno di poter investire elettoralmente su promesse impastate con bugie e cemento.
Intanto, però, si registra la sconfitta dei Piani Regolatori Generali, l”abbattimento di ogni regola urbanistica e la perdita di una dimensione storica della civicità, dell”appartenenza al territorio, della difesa della polis. Tu pensa a quanti centri storici saranno interamente snaturati; quante nuove Casalnuovo; quante nuove sodomizzazioni perpetrate ai danni del Somma-Vesuvio (il professore Lamberti avrà che scrivere!); quanti uffici tecnici comunali tentati da una dazione (un simpatico omaggio, un”attenzione, un fiore) per mettere a posto le carte!
Celentano, in una delle sue ultime canzoni (“Dormi amore che la situazione non è buona”), sosteneva, a proposito della distruzione dell”ambiente, che “la più grande sciagura sono stati gli architetti”. Non è vero! Gli architetti Gae Aulenti, Massimiliano Fuksas e Vittorio Gregotti (e scusate se è poco) sono stati i primi firmatari di un appello, che invita a combattere la barbarie ai danni del territorio: “Le licenze facili e i permessi edilizi fai da te decretano la fine delle nostre malconce istituzioni. Il territorio, la città e l”architettura non dipendono da una anarchia progettuale che non rispetta il contesto, al contrario dipendono dalla civiltà e dalle leggi della comunità. La proposta di liberalizzazione dell”edilizia, annunciata dal presidente Berlusconi, rischierebbe di compromettere in maniera definitiva il territorio. Ecco perchè c”è bisogno di un sussulto civile delle coscienze di questo paese”.
Caro direttore, in conclusione, volevo esprimerti qualche altra mia preoccupazione. A parte l”abusivismo di ritorno, ma tu pensa quante nuove imprese edilizie nasceranno sul nostro territorio e con quanta improvvisazione! Manodopera non formata, sottopagata, non assicurata, non adusa ad affidarsi agli schemi ed ai calcoli dei tecnici professionisti:Con tutto quel che segue.
Lo so che non c”entra niente con quanto detto prima, però, Direttore, vorrei concludere ricordando uno dei primi provvedimenti del presidente Obama, quello relativo all”investimento di denaro pubblico sulle staminali embrionali (servono per la lotta al cancro, per curare il Parkinson, nei trapianti d”organo). E vorrei, a tal proposito, ricordare anche il commento del regista Michael Moore (“Farenheit 9/11”), oppositore di Bush, in occasione dell”elezione di Obama: “Come sarà avere un presidente intelligente? Ritornerà la scienza messa al bando per otto anni”.
Tu dici che in Italia lo potremmo fare un simile commento?
Caro Direttore,
ANNUNCIARE DENUNCIARE RINUNCIARE
Il titolo di questo articolo sarà il nome di una rubrica settimanale che curerà don Aniello Tortora, parroco della Chiesa Maria SS del Rosario, di Pomigliano d”Arco, responsabile per la Diocesi di Nola dell”Ufficio Pastorale per i Problemi Sociali e il Lavoro, la Giustizia, la Pace e la Salvaguardia del Creato.
Le tematiche di cui si occuperà il nostro importante collaboratore riguardano direttamente gli impegni che si trova a svolgere nell”esercizio del suo Ufficio Pastorale. Argomenti forti, seri più che mai, in cui il Territorio si dibatte da sempre e che oggi assumono una luce diversa, perchè inseriti in una crisi (economica, sociale, morale, etica) senza precedenti.
Vogliamo capirla questa nostra realtà sociale e la voce, i pensieri, di un uomo di Chiesa impegnato, insieme con gli altri nomi illustri che collaborano col nostro giornale, possono aiutarci in modo concreto, offrendoci chiavi di lettura e punti di vista assolutamente originali e perciò stesso capaci di farci soffermare a riflettere su quanto ci accade.
L.P.
“Annunciare, Denunciare, Rinunciare“, è il titolo che abbiamo pensato di dare a questa rubrica. Perchè questo titolo? Cosa significa? È stato questo il “sogno” di un grande e santo vescovo del Sud, don Tonino Bello (foto). Un sogno di chiesa attenta ai poveri, agli ultimi, coraggiosa e tra la gente. Don Tonino Bello, Vescovo di Molfetta, nacque ad Alessano il 18 marzo 1935. Parroco, Vescovo, dedica tutta la sua vita a Dio e agli altri: presenta la Chiesa come popolo di Dio, valorizza il laicato, esprime attenzione al mondo, promuove la comunione ecclesiale, responsabilizza la comunità civile. È innamorato della natura, del mare, dello sport.
Della vita, come dono da donare. Da parroco a Tricase invita la comunità a non rintanarsi in sè stessa, ma ad affacciarsi costantemente sulla piazza, consapevole che, alla Chiesa, l”ordine del giorno lo dà il mondo. Il 10 agosto Giovanni Paolo II lo elegge vescovo di Molfetta, Giovinazzo, Terlizzi e Ruvo di Puglia. Il suo programma episcopale è ben sintetizzato dal versetto del salmo 32 che sceglie come suo motto: “Ascoltino gli umili e si rallegrino“. Diventa infatti il vescovo dei poveri, dei senza-casa, degli immigrati. Ospita in Episcopio decine di sfrattati e crea strutture sociali come segno di attenzione a chi vive nel disagio. Suscita un grande movimento di volontariato e di gratuità.
Accoglie nelle strutture diocesane i profughi albanesi e polemizza con le autorità civili italiane in quanto incapaci di offrire un”accoglienza umana. Nel 1985 viene nominato presidente del movimento internazionale Pax Christi. In tale veste invita all”obiezione di coscienza, al servizio civile, alla smilitarizzazione del territorio, al disarmo unilaterale. Prende posizione contro il commercio delle armi e i conflitti bellici. Compie gesti di riconciliazione come l”ingresso in Sarajevo ancora in guerra, dove profetizza la nascita di un” “Onu dei popoli” e di un””Onu dei poveri” capace di affiancare quella degli Stati nel promuovere la pace. Colpito dal male del secolo, muore a Molfetta il 20 aprile 1993.
Ma è vivo in tanti di noi e ci incoraggia a fare qualcosa di quel tantissimo che ha fatto lui. E lui diceva che la chiesa oggi, soprattutto quella del sud, deve Annunciare, essere cioè segno di Speranza concreta di Risurrezione del Suo Capo e di risurrezioni quotidiane personali, familiari e sociali; deve Denunciare, essere cioè voce di chi non ha voce, lottare contro le ingiustizie e contro quelle “strutture di peccato” che sono all”origine delle povertà nel mondo; deve, inoltre, Rinunciare, essere cioè non una chiesa che parla dei poveri o ai poveri, ma povera, anche negli strumenti e nelle strutture, per stare al passo con i poveri e per annunciare al mondo la sua unica ricchezza: la debolezza di un Dio che si fa Buon Samaritano di ogni uomo e di tutti gli uomini.
È questa la chiesa che anch”io sogno e per la quale cerco di dare la vita ogni giorno. Una chiesa che non cerca privilegi, che non si compromette con il potere, ma che, libera dai condizionamenti umani, testimonia con coraggio i valori della solidarietà, della legalità della giustizia, della pace. Segno di speranza nella società, per i poveri soprattutto. Una chiesa del grembiule, come egli sognava che fosse.
Auguro ai lettori PACE e BENE. Alla prossima settimana
CURIOSITÁ LINGUISTICHE
Con il prof. Giovanni Ariola, docente e poi Dirigente scolastico, abbiamo convenuto che una rubrica sulle curiosità linguistiche da pubblicare su ilmediano.it avrebbe potuto trovare felice cittadinanza. E così è. 
“Lingua in laboratorio” sarà lo spazio nel quale, grazie all”esperto, la nostra lingua verrà indagata e manipolata, in un “gioco” settimanale di conoscenza il cui obiettivo palese è quello di stimolare la curiosità nei lettori. 
Gli appuntamenti della rubrica hanno l”ambizione di rendere piacevole la manipolazione della lingua per favorirne il potenziamento anche come mezzo di comunicazione. E si sa, in mancanza di essa, di questo ponte indispensabile da lanciare tra noi e gli altri, prendono il sopravvento solitudini e incomprensioni. 
L.P. 
Riflettere sulla lingua, sia parlata che scritta, e sui vari linguaggi che da essa derivano, è un”operazione mentale che non è solo appannaggio di linguisti o di docenti di scuola: può essere eseguita da chiunque, utilmente e piacevolmente. 
A chiunque infatti può risultare interessante, proficuo e dilettevole sapere, ad esempio come la lingua che utilizziamo ogni giorno sia nata, come si sia trasformata nel tempo, quale sia la sua struttura, quali le funzioni e gli scopi, come alla fine possa anche decadere e scomparire. 
Tutti sanno che noi abbiamo bisogno della lingua come di uno strumento indispensabile per esprimerci e per comunicare, ma molti non si rendono conto che noi non potremmo articolare il nostro pensiero senza le parole. 
La luce del pensiero si è accesa nella mente quando l”uomo ha cominciato a usare le parole e a combinarle insieme in frasi di senso compiuto, come dicono i grammatici. 
Assodato che la lingua è uno strumento del tutto convenzionale e che da una parte stanno le cose, la realtà, il mondo e dall”altra le parole che li designano ma che non si identificano con gli oggetti e gli eventi, ognuno può vedere che talvolta i due mondi quello reale e quello artificiale/simbolico tendono a vivere autonomamente indipendenti l”uno dall”altro, ma anche, spesso, a prevaricare l”uno sull”altro. 
Quante volte ci capita di dire di un oratore: “Ha detto solo parole:..”; oppure davanti ad un evento che ci ha emozionato eccessivamente: “Non ho parole, non trovo le parole, non ci sono parole:.”. 
L”uomo allora deve correre ai ripari e medicare questo scollamento ricombinando continuamente e in un ordine diverso da quello preesistente le parole e perfino inventandone di nuove per poter rinominare le cose, per poter fare un discorso di nuovo credibile, per scoprire, riscoprire o creare un nuovo senso alla realtà di cui parliamo e scriviamo. 
È stato Ludwig Wittgenstein a indicare le enormi potenzialità del linguaggio e ad elaborare una concezione basata su uno schema interpretativo conforme alla varietà delle modalità d”uso, che sole modificano e fanno vivere gli strumenti simbolici. 
Si incarica infatti l”uso quotidiano, oltre naturalmente l”attività creativa della mente umana, in modo particolare degli scrittori, a svecchiare e innovare la lingua. 
Detto questo, si capisce che la lingua, consapevolmente o inconsapevolmente, subisce (è necessario che subisca) continue manipolazioni per poterla rendere sempre più idonea e rispondente alle sue specifiche funzioni e agli scopi a cui chi parla o scrive la destina. Ne consegue che più efficace può risultare tale lavoro di innovazione e adattamento, se esso è fatto consapevolmente e con competenza. 
Si è detto altresì che manipolare la lingua non è solo utile, ma anche piacevole: si tratta di un”attività metalinguistica e perfino ludica, che oltre a mostrare praticamente le potenzialità espressive intrinseche della lingua stessa, ne favorisce lo sviluppo e l”ampliamento/potenziamento anche come mezzo di comunicazione. 
Lo scopo di questa rubrica potrebbe essere quello di stimolare, attraverso una serie di spunti indicativi ed esemplificativi, nei lettori la curiosità prima e l”interesse dopo per questa attività di indagine nel corpo della lingua e contemporaneamente di manipolazione della stessa, fino ad arrivare al puro diletto del gioco linguistico, ad appropriarsi un poco anche dell”arte dei poeti, oltre naturalmente ad accrescere la propria competenza di parlante e di scrivente. 
È pur vero, come dice Umberto Eco che “il problema è costruire il mondo, le parole verranno quasi da sole. Rem tene, verba sequentur”. Altrettanto vero è quello che lo stesso studioso annota subito dopo: “Il contrario di quanto, credo, avviene con la poesia: verba tene, res sequentur”. Tuttavia questo capovolgimento della locuzione antica, sia essa di Catone il Censore o di Cicerone, indicato come caratteristica dell”attività dei poeti, io lo estenderei a tutti quelli che intendono utilizzare la lingua (e i vari linguaggi): Conosci bene la lingua e sarai in grado di esprimere e comunicare, anche in modo originale, qualsiasi argomento. 
Si invitano dunque i lettori ad accomodarsi in questo laboratorio linguistico “virtuale” nel quale abbiamo collocato cinque tavoli sui quali c”è una bella quantità di tomi, antichi e nuovi, e in più strumenti di vario genere, tra i quali ovviamente i computer. 
Su ogni tavolo si svolgerà un”attività diversa: la ricerca delle radici delle parole, la ricostruzione del viaggio di queste nel tempo, i giochi linguistici, le costruzioni della fantasia. Un tavolo sarà riservato al nostro dialetto, alla sua storia, alla sua vitalità che resiste nonostante gli attacchi che quotidianamente è costretto a subire dalla lingua nazionale e oggi anche dalle lingue straniere, grazie all”opera di difesa e di conservazione che molti fedeli, uomini di cultura, scrittori e cittadini comuni gli prodigano.
GLI AVVENIMENTI PIÙ IMPORTANTI DEL PRIMO “900
Il primo Novecento si caratterizza per alcuni importanti avvenimenti. Milioni di italiani sono attaccati da un”epidemia di influenza; la malattia è conosciuta come catarro o come tac, per la velocità del suo insorgere. Guglielmo Marconi (premio Nobel per la fisica nel 1909) il 12 dicembre 1901, con un rudimentale ricevitore, collega località distanti 3.550 chilometri l”una dall”altra. L”alfabeto Morse è in grado di inviare messaggi telegrafici, senza fili, in tutto il mondo e senza tener conto della curvatura della terra.
Per le strade del paese rombano i motori delle prime vetture Fiat. È organizzato anche (1901) il primo giro d”Italia in automobile. Entra in vigore il primo regolamento sulla circolazione. Le vetture devono essere munite di tre fanali e di una tromba. A Torino, città in cui nel 1899 è stata fondata la FIAT, c”è una produzione annua di circa mille autovettura; alla catena di montaggio, poi, lavorano ben 1745 operai. Non è un caso, perciò, che proprio nel capoluogo piemontese, nel 1905, si inauguri il primo salone dell”automobile.
Con la fondazione del Giornale d”Italia (Roma, novembre 1901) nasce la “terza pagina”. Alberto Bergamini, direttore del giornale e ideatore della “terza pagina”, introduce, così, un foglio di cultura col concorso di scrittori famosi e di inviati da tutto il mondo. A fine decennio (1908), poi, vede la luce il “Corriere dei Piccoli”, animato da personaggi come Bibì e Bibò, il capitano Cocoricò, Fortunello, la mula Maud. Ad Urbino è arrestato il brigante Giuseppe Musolino, il Robin Hood dell”Aspromonte. Musolino è un bandito buono, ruba ai ricchi per dare ai poveri. Egli si sente investito dalla Provvidenza e con le sue scorribande intende combattere uno Stato nel quale –come molti suoi conterranei- non si è mai riconosciuto
Due premi Nobel sono assegnati, nel 1906, all”Italia; uno è per il medico Camillo Golgi (istologo e patologo), l”altro è per il poeta Giosuè Carducci (“Giambi ed Epodi”, “Rime Nuove”, “Odi barbare”). La Bayer manda nelle farmacie l”aspirina, un antinevralgico ed antinfluenzale. A Ivrea, invece, l”ingegnere Camillo Olivetti lancia la macchina per scrivere M.1. La pubblicità diventa un veicolo importantissimo per la vendita dei più disparati prodotti. Il Liberty furoreggia a Milano ed in altre città. Nei supermercati, oltre alle prime scale mobili, compaiono i corredi da sposa in serie, le prime telerie, il rasoio e le lamette. Sulle cartoline illustrate si sprecano i soggetti sentimentali con messaggi languidi e dannunziani del tipo: “Il tuo amore è l”estasi”.
Vanno a ruba i romanzi scritti da Carolina Invernizio (“Anime di fango”, “Il bacio di una morta”, “La sepolta viva”). Nel 1906 si costituisce a Milano la Confederazione Generale del Lavoro (CGdL), che raccoglie tutte le organizzazioni nazionali di mestiere e le camere del lavoro. Crescono rapidamente le industrie. A Torino nasce la Lancia, a Napoli (Bagnoli) l”Ilva, un”industria siderurgica, a Sesto San Giovanni si costituiscono le Acciaierie e Ferriere Lombarde di Giorgio Enrico Falck.
CHAMPAGNE PER TUTTI!
AI LETTORI 
Con questo “pezzo” Raffaele Scarpone avvia da oggi la collaborazione col nostro giornale. L”autore –un docente- è una sorta di maître a penser (non me ne voglia se così lo definisco) nel panorama dei salotti regionali e meridionali. Avrà il duro compito di esaltare (e dunque di evidenziare) costumi e abitudini della classe dirigente (politici e imprenditori, ma anche intellettuali di varia specie e natura) e dei “comuni” cittadini. 
Sarà un po” l”animatore della nostra “Terza Pagina”; un provocatore culturale che analizzerà il corpo collettivo della cittadinanza usando uno schema classico ma efficace: quello dell”epistola, della lettera. Una modalità di racconto a voce alta di tutto quello che ci provoca la gastrite. 
Caro Direttore, 
Si dice che Joseph Goebbels, ministro della propaganda nazista, fosse solito dire: “ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità”. Una delle bugie ripetuta negli ultimi tempi, in modo esponenziale, si riferisce alla scuola italiana. Da circa un anno –cioè da quando si è messo mano ad una poco chiara e, perciò, non meglio definita riforma- qualcuno tenta di convincere l”universo mondo che la scuola italiana ha bisogno di essere morigerata -dissanguandola, martoriandola, rinsecchendola-, perchè solo così può migliorare (sic!). Ebbene, con questa bugia ripetuta un milione di volte, sono state introdotte procedure “innovative” riguardanti il maestro unico, il tempo pieno, la valutazione, il voto in condotta per la riduzione del bullismo ed ancora altre amenità del genere. 
Sono di questi giorni, caro direttore, i risultati delle valutazioni quadrimestrali delle scuole italiane. Le statistiche dicono che il 72% degli studenti iscritti alle scuole superiori (sono ben 35.000!) – di questi oltre una metà nelle scuole del sud- hanno conseguito l”insufficienza in condotta. Allora mi sono chiesto: cosa è cambiato, all”improvviso, che ha fatto emergere numeri così preoccupanti? Mi sono dato una risposta, pensando che, in queste percentuali allarmanti, entra molto la voglia giustizialista che anima i docenti; è un modo, quello di mettere il 5 in condotta, per governare, forse, il dissenso o la mala educazione di giovani ipercinetici e senza valori, ricattarli (in senso buono: “migliora il comportamento e sarai promosso”), educarli quasi come animali in cattività. 
Ma mi sono messo anche dalla parte dei giovani col 5 in condotta. Mettersi dal punto di vista degli altri, sarebbe un esercizio da fare sempre. Mi sono, perciò, interrogato: quali modelli, hanno questi giovani, da essere condizionarti in modo tanto negativo? E, certo, si dirà “Il grande fratello”, “Vacanze di Natale” o “Uomini e donne”. Ma anche altro; molto altro! Credo che, tempo fa, sia stato Paolo Crepet a parlare dei giovani come di una generazione “in mezzo alla palude”. Ed in quella palude sono stati spinti da adulti (ir)responsabili (genitori, politici, professionisti, artigiani, preti) del saccheggio edilizio, della distruzione del verde, dell”estinzione di molte razze di animali, dell”enorme valore dato alla corruzione. I giovani, i nuovi barbari, hanno ereditato, così, un patrimonio in sfacelo! 
Tornando alla scuola ed ai 5 in condotta, perciò, penso che si debba riflettere sui modelli (interni ed esterni alla famiglia) che hanno questi giovani. Ed allora la lista diventa lunga. Le ultime cronache parlano della condanna di un tale avvocato Mills (corrotto, con denaro, dal nostro presidente del consiglio), delle telefonate Berlusconi-Saccà (un contrattino alla televisione di Stato in favore di qualche attricetta), del rinvio a giudizio dell”onorevole Mastella (mi pare concussione, che significa approfittare del proprio potere, per ricevere favori per sè o per accoliti), di ministri della Repubblica che hanno dileggiato la Costituzione ed il tricolore (le esternazioni dei leghisti del nord non si cancellano con facilità!), dell”innovazione dello sciopero virtuale (ma i sindacati, le lotte operaie, lo statuto dei lavortori?), dell”introduzione delle ronde di Stato (sembra di essere tra i fotogrammi di un film americano), di un nuovo ricorso al nucleare (a che servono i referendum?). 
Qualcuno si è chiesto: ma come mai non succede mai niente a questi signori, protagonisti di simili vicende? Delle due l”una: o si è tutti masochisti o si è tutti incantati dal mito della furbizia, del trasformismo, delle minacce, della violenza, del ricatto, dell”imbroglio, della raccomandazione, delle bustarelle, della corruzione. E se si costruiscono case dove, non si possono costruire (zone a rischio sismico, greti di fiumi, spiagge, parchi naturali), se si conquistano posti di lavoro immeritati (nomine in enti, a volte per diritto ereditario, altre per “appartenenza”), se si cambia maglietta ad ogni competizione elettorale (si è coniugati più col potere che con la difesa di valori ideologici), se si riesce anche a negare che siano esistiti i campi di concentramento ed i forni crematori (il vescovo Williamson, gli storici negazionisti, i mazzieri di destra), allora, direttore, perchè i giovani si dovrebbero preoccupare di quel 5 in condotta? Essi sono intelligenti, molto intelligenti. 
Sanno che alcuni loro professori siedono in cattedra grazie a forti raccomandazioni, che alcuni dirigenti sono diventati tali solo per contiguità (politica, sindacale, padronale), che alcuni politici (di destra, di centro, di sinistra) calpestano ideologie e valori in nome del potere. Insomma, una sagra del vantaggio, dell”interesse personale; di un comportamento da 5 in condotta. Anzi da 4. O, forse, da 3! 
Ma, poi, quei soliti noti sono tutti immancabilmente promossi (o prosciolti o salvati o eletti o rieletti in altre liste). E che vuoi, direttore, che i giovani del 5 in condotta queste cose non le sappiano, non le capiscano? 
Vada come vada, alla fine, champagne per tutti!

