Oggi è il D-Day della Fiom

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Stamane sbarcano nella Fiat di Pomigliano gli operai Fiom. Per volere della magistratura inizia il rientro dei primi 19 dei 145 lavoratori cassintegrati da anni e iscritti ai metalmeccanici della Cgil, il cui passaggio in Fip è da completare entro marzo.

Un evento strategico nel mondo del lavoro italiano: stamane l’avvio, da parte della Fiat, delle procedure di assunzione degli operai iscritti all’invisa Fiom, fuori della grande fabbrica da due anni di fila. L’operazione si preannuncia complessa, della durata di otto ore.

Inizierà alle nove, con l’ingresso in fabbrica del primo dei diciannove metalmeccanici della Cgil, Ciro D’Alessio, 32 anni, di Torre Annunziata, uno dei più irriducibili ex delegati dello stabilimento automobilistico partenopeo, resosi noto agli ambienti sindacali, tre anni fa, grazie a un clamoroso scontro televisivo con l’allora ministro dell’economia, Giulio Tremonti, in un’indimenticata puntata di Annozero. Sempre tra i primi a scioperare D’Alessio, sempre in testa ai cortei. Contro il Wcm, il nuovo sistema di lavoro varato nel 2009. E poi striscione in pugno per la salvezza della fabbrica, con il corteo di Pomigliano del 27 febbraio dello stesso anno, l’ultima manifestazione unitaria del sindacato.

“Oggi entrerò da solo, ma non mi sentirò così: con me porterò tutti i lavoratori minacciati da una politica di annientamento”, scrive il giovane operaio nel social network, proprio a poche ore dal suo rientro in fabbrica. Non si sa cosa succederà alle tute blu iscritte alla Fiom. Dopo l’ingresso di D’Alessio sarà la volta di tutti gli altri compagni che con lui hanno condiviso tanti giorni di lotta, nelle piazze di tutto il Paese e al chiuso dei convegni pubblici. Il colloquio preliminare si consumerà negli uffici della newco, diretta da Giuseppe Garofalo e gestita a livello di organico dal capo del personale Carmine D’Agresti. Mezz’ora o poco più di “dialogo” con i metalmeccanici di Landini da assumere entro domani, almeno secondo quanto specificato dallo stesso Lingotto.

“E’ un fatto positivo – il commento da Torino – abbiamo deciso di eseguire la sentenza della magistratura”. Dunque, nessun riavvicinamento tra la più grande e importante azienda italiana e il più importante sindacato metalmeccanico del Paese. “Solo l’esecuzione di una sentenza”, tiene a specificare, freddamente, la Fiat. Il gelo, dunque, resta tutto. E stavolta i brividi si consumeranno proprio all’interno della newco scaturita dal Marchionne pensiero. Dopo D’Alessio, tra gli altri, farà ingresso per andare a colloquio Sebastiano D’0nofrio, arcigno ex delegato proveniente da un paesino di montagna, Visciano, alle pendici meridionali dell’Irpinia.

“Questo è il primo passo verso la costituzione di un sindacato che in fabbrica e fuori tuteli davvero i lavoratori”, commenta a caldo D’Onofrio subito dopo aver ricevuto il telegramma relativo alle “comunicazioni urgenti”. Una convocazione dai toni ufficiali che lasciano ancora spazio a qualche dubbio, all’ipotesi di un colpo di scena dell’ultimo momento. “Auspichiamo – scrive in un comunicato la Fiom – che tali comunicazioni attengano all’esecuzione dell’ordinanza della Corte d’Appello di Roma che intima a Fabbrica Italia Pomigliano la cessazione del comportamento discriminatorio primariamente attraverso l’assunzione dei lavoratori ricorrenti”. A ogni modo è la stessa Fiat a ridimensionare gli scetticismi.

“Si tratta dell’avvio di procedure di assunzione”, specifica il gruppo automobilistico. Dal fronte dei sindacati del si alla Fiat, Luigi Mercogliano, segretario regionale della Fismic, commenta così questa fase molto delicata: “Spero proprio, e lo spero per tutti, che la Fiom non crei in fabbrica un clima teso a destabilizzare quello che ormai è l’impianto migliore di tutto il gruppo”. Circa cinquanta lavoratori della Fip con una lettera aperta hanno nel frattempo invitato Bersani e Renzi per “il Natale bimbi nella Fiat di Pomigliano”: “Venite a visitare la nostra fabbrica modello”. Ci saranno anche le donne del comitato mogli dei cassintegrati.