VinGustandoItalia, serata tra amici durante il Natale

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La serata è stata intitolata “Ngoppaddume”, tradotto” Sopra da me”…

 

Come sempre accade durante le festività natalizie, ci si ritrova spesso a casa di amici per una cena, che è la scusa per stare insieme, per omaggiare il senso di amicizia, per spezzare la routine lavorativa e trascorrere un piacevole momento di convivio. Ieri sera sono stato invitato da un caro amico per trascorrere qualche ora all’insegna della spensieratezza, insieme ad una banda di scalmanati, buongustai ed ottimi bevitori. La serata è stata intitolata “Ngoppaddume”, tradotto” Sopra da me”, per chi non conosce il linguaggio partenopeo. La prima domanda che tutti ci facciamo quando siamo invitati è: cosa porto? Una bottiglia di vino, sì ma che vino? Bianco o rosso? Oppure un dolce, magari un rustico? Ricordatevi innanzitutto che la prima regola del galateo è: mai presentarsi a mani vuote! Un gesto di ringraziamento per l’invito ricevuto è d’obbligo. Detto questo, la scelta di cosa portare a cena da amici dipende anche dal livello di confidenza che si ha con i padroni di casa. Se ci si conosce bene le regole da rispettare sono meno rigide. Via libera a vini, dessert o alcolici per il dopo cena, ma solo quando si conoscono i gusti dei commensali e il menu della serata. Portare il vino sbagliato sarebbe un errore imperdonabile. Ma tutti noi andiamo nel panico totale perché sembra che qualsiasi cosa vogliamo portare non sia adeguata. Vi do qualche consiglio: se decideste di portare un vino dovreste sapere su quali pietanze si basa la cena. Se farete una cena fredda con salumi e formaggi e poi un po’ di “seccumma”, allora potete portare un bel bianco del nostro territorio e potete spaziare dalla Falanghina, al Biancolella, al Forestera, al Greco di Tufo, al Fiano di Avellino, ma non finisce qui. Potreste optare anche per un rosso mediamente strutturato, quale un Piedirosso, oppure un Lacrima Cristi, ma oserei anche un Falerno del Massico. Vi state chiedendo: si, ma tu cosa hai portato? A domanda, rispondo. Sapendo che in quella serata saremmo stati allietati da un amico che se la cava bene in cucina e che ci avrebbe deliziato preparando gli spaghettoni quadrati con colatura di alici, e che la provenienza della colatura non era della nostra amata Cetara, ma sarda, ho portato un Capichera, Vermentino dell’Isola dei Nuraghi. Mi sono attenuto alle tre T ”Tipicità, Tradizione e Territorio”. Un Vino dal colore giallo paglierino dai riflessi dorati. Al naso è ricchissimo di fiori, come il biancospino e il glicine, di erbe aromatiche, come il timo, rosmarino e lavanda, con un fondo quasi fumoso di pietra focaia. In bocca è potente, sapido, ricco di frutto e di erbe, con una lunga P.A.I. Da godere su piatti di mare strutturati e saporosi proprio come la nostra colatura. La serata è finita fiondandoci su un superbo panettone artigianale alle albicocche pellecchielle, tipiche del territorio vesuviano, sul quale abbiamo abbinato un sublime moscato liquoroso. La serata è finita tra risate e brindisi ed il senso di una cena tra amici è soltanto rivitalizzare una tra le più belle forme d’amore che esistono, l’amicizia, ed i valori che spesso sono dimenticati ed a volte perduti. Ricordate che “Chi non beve e non ama è peggio che morto”.