Somma Vesuviana, gli invisibili e la solidarietà

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fonte foto: internet

 C’è chi tenta di dare una mano, c’è chi distoglie lo sguardo. Sono entrambe reazioni umane di fronte a persone che vivono in condizioni di degrado. Del resto la solidarietà, l’istinto di aiutare, di offrire il proprio aiuto, non arriva a comando, specialmente se la persona in difficoltà che ci si ritrova davanti è qualcuno che si fa del male da solo. Parliamo di dipendenze. Dalla droga, dall’alcool, oggi anche dal gioco. Per aiutare occorre capire, per aiutare occorre anche che la persona in questione voglia essere aiutata. Contro la sua volontà, non si può. Ci sono homeless ai quali la propria vita va bene così, hanno solo bisogno di un pasto, di un tetto quando il clima è troppo rigido. Per questo ci sono le mense, i dormitori, il gesto di un passante. Ci sono giocatori accaniti che hanno rovinato famiglie e distrutto patrimoni. Si può tentare di aiutarli, ma la spinta deve arrivare da loro, spesso toccando prima il fondo. Ci sono tossici condannati a morire ed altri che ne usciranno. E poi ci sono i casi di persone che la loro condizione non l’hanno voluta o cercata ma che comunque non hanno saputo reagire al destino o, chissà, non hanno trovato qualcuno che ha teso la mano per poterla afferrare al momento giusto.

 A Somma Vesuviana di casi simili ve ne sono tanti, come in altre realtà. Ebbene, abbiamo deciso di parlarvi di tre fratelli, tre ragazzi dai venti ai trent’anni e che a ben guardarli ne dimostrano molti di più. Non scriveremo il loro cognome, ma a Somma Vesuviana i più li riconosceranno. Non hanno più la mamma, da tempo. Il loro padre percepisce una pensione ma non ha voluto o saputo, chissà, curarsi dei propri ragazzi come avrebbe dovuto. Uno di loro forse avrà un destino meno duro perché da qualche tempo una famiglia ha deciso di prendersene cura. Gli altri due li si trova in giro per la città, visibilmente sporchi, a vivere di elemosina o di espedienti come quello, per esempio, di improvvisarsi parcheggiatori abusivi. Si dirà che è un modo per sbarcare il lunario, il fatto è che però quei pochi soldi che i due fratelli riescono a racimolare finiscono in bevute. Uno di loro, in particolare, è stato trovato qualche giorno fa esanime, per lui hanno dovuto chiamare i soccorsi. E non era la prima volta. Riverso, con la sola compagnia della bottiglia, su una panchina di via Aldo Moro, la volta scorsa in via Cimitero e in altre zone ancora. Casi come questo sono complicati da affrontare anche per gli uffici politiche sociali. Il sindaco stesso, in più occasioni, è intervenuto in merito invitando i bar della zona a non vendere loro bevande alcooliche.

Abbiamo chiesto al vicesindaco Maria Vittoria Di Palma, assessore alle politiche sociali, di esprimersi sulla situazione, precisamente sul ragazzo dipendente dall’alcool che, come tutti possono vedere ogni giorno, sembra più in difficoltà. «Il Comune si è attivato sempre – spiega la vicesindaco – anche l’altro giorno l’assistente sociale lo ha accompagnato in ospedale dove speravamo che i medici confermassero la necessità di un TSO (trattamento sanitario obbligatorio). Invece non è stato così per cui, una volta dimesso, è tornato a Somma Vesuviana normalmente. Non è incapace, non è interdetto e questo comporta che, seppure siamo convinti che ne abbia bisogno, non si può tenerlo in una struttura contro la sua volontà. Il 5 dicembre prossimo è fissata un’udienza al tribunale di Nola, speriamo che la nostra richiesta di interdizione sia accolta. Intanto abbiamo denunciato il padre che ha completamente abbandonato i tre figli, nonostante percepisca una pensione. Sul problema innegabile di alcoolismo, nemmeno il Sert ha potuto fare granché, quando lui firma per andare via nessuno può fermarlo. Di notte, grazie ad una convenzione con la Caritas, ha un tetto sulla testa e ci va a dormire volentieri: sono le volontarie dell’associazione Ali della Solidarietà che di sera lo accompagnano a San Giuseppe Vesuviano. Di più, per ora, non possiamo fare. Ma la domanda che alle Politiche Sociali ci poniamo tutti è: chi gli vende gli alcoolici? Ecco, questa è una cosa che si potrebbe evitare se gli esercenti si ponessero il problema».