Pomigliano, clan chiede 100 euro a settimana ai parcheggiatori abusivi: “Ti faccio dormire, ma in eterno”

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POMIGLIANO D’ARCO – Il fenomeno del pizzo ai parcheggiatori abusivi a Pomigliano d’Arco ha raggiunto proporzioni preoccupanti, con tangenti che superavano persino quelle destinate ai gestori delle piazze di spaccio. Lo scontro tra il clan Ferretti e il gruppo dei “napoletani”, noti come i Cipolletta, aveva ormai toccato un livello di pericolo altissimo. Le richieste di denaro per il “pizzo” erano capillari e diffuse in tutta la città, coinvolgendo non solo i commercianti, ma anche i parcheggiatori abusivi, che venivano costretti a versare una somma settimanale.

Nelle oltre mille pagine dell’ordinanza cautelare firmata dal gip Enrico Campoli, emerge chiaramente il quadro della guerra di camorra in corso a Pomigliano negli ultimi anni. Complessivamente sono 54 le persone coinvolte nell’inchiesta, ma solo 23 sono finite in carcere (inclusi quattro minorenni), mentre altre quattro sono agli arresti domiciliari. Il resto degli indagati risulta a piede libero. A capo del gruppo autoctono, che operava sul territorio, vi era Salvatore Ferretti, un tempo legato al clan Foria, ormai disciolto.

L’imposizione del pizzo non risparmiava nessuno. I commercianti erano obbligati a versare una tangente di mille euro, mentre i parcheggiatori abusivi erano costretti a pagare una quota settimanale di 100 euro. Le minacce erano esplicite e violente, come testimoniano le intercettazioni. In una di queste, un esattore del clan minacciava un parcheggiatore con le seguenti parole: “Ah? Ma voi sapete come funziona il parcheggio? Non ti ha fatto nessuna imbasciata… devi cacciare cento euro alla settimana!”. In un’altra intercettazione, la minaccia era ancora più cruenta: “Ti scarico tutta la pistola, tutta! Mi metto fuori casa sua e te la scarico tutta quanta addosso!”.

Le intimidazioni nei confronti dei commercianti che non pagavano erano altrettanto gravi. Un esempio di minaccia si legge: “Qualche volta ti faccio dormire io, per eterno però!”, seguita da un’altra frase inquietante: “Non ti preoccupare, ti faccio, ti faccio l’eterno riposo… riposa in pace, amen!”. Queste dichiarazioni testimoniano la violenza e il terrore con cui i camorristi cercavano di imporre il loro controllo sulla città, mettendo in ginocchio interi settori economici e sfidando apertamente le autorità.

Le parole dei capi clan, come quelle riportate nelle intercettazioni, mostrano chiaramente l’intensità e la gravità del fenomeno del pizzo, con l’ombra della camorra che si estendeva in ogni angolo della città, creando un clima di paura insostenibile per chi cercava di opporsi. La città di Pomigliano d’Arco si trovava così intrappolata in un conflitto camorristico che stava avvelenando ogni aspetto della vita quotidiana, dai parcheggi alle attività commerciali.