Sta scatenando reazioni forti la sentenza amministrativa relativa a uno dei tanti cantieri sequestrati tra il 2020 e il 2021 per una serie di presunti illeciti
A Pomigliano riesplode la polemica sui palazzi costruiti con i permessi del “Piano Casa”, edifici poi sequestrati dalla magistratura: 16 cantieri per un totale di 300 appartamenti circa.
Ad arroventare il clima pre elettorale in vista delle elezioni comunali del 14 maggio c’ha pensato una sentenza del TAR Campania con cui i giudici della seconda sezione (Paolo Corciulo, Maria Laura Maddalena e Antonella Lariccia) hanno bocciato un provvedimento del Comune, l’annullamento di un permesso per la realizzazione di un condominio in costruzione a ridosso della zona centrale della città, nei pressi di via Mauro Leone. E’ un complesso residenziale riconducibile a un ex politico e manager comunale. Gli edifici furono sequestrati due anni fa dalla polizia municipale nell’ambito di un’inchiesta sul Piano Casa.
L’indagine
Un’indagine che punta su un presunto giro di volumetrie gonfiate, procedure illegali e intrecci con la politica e i clan. Il sequestro del cantiere di via Mauro Leone fu poi convalidato dal tribunale penale di Nola.
Successivamente però il cantiere venne dissequestrato a seguito della decisione del proprietario di ridurre i volumi delle opere. A ogni modo, mentre il procedimento penale a carico degli indagati per abuso edilizio prosegue, il Tar ha dato ragione al costruttore del condominio in questione sotto il profilo dell’annullamento amministrativo del permesso a costruire.
Il Tribunale Amministrativo ha infatti bocciato l’annullamento, deciso nel luglio dell’anno scorso dall’ufficio tecnico del Comune, dell’autorizzazione edilizia rilasciata dall’ente nel 2019, cioè durante l’ amministrazione Russo. La bocciatura dell’annullamento del permesso è stata decisa sulla base di due motivazioni. Nella prima i giudici spiegano che il Comune ha annullato il permesso troppo tardi, cioè oltre il limite consentito dei 18 mesi dopo l’erogazione del titolo edilizio.
Limite che il Comune può superare nel caso in cui siano accertate false dichiarazioni nella procedura di rilascio delle autorizzazioni. Nella seconda motivazione invece la magistratura ammnistrativa afferma che non ci sono stati errori da parte del costruttore nella presentazione dell’istanza finalizzata all’ottenimento del permesso e che il Comune stesso non ha eccepito nulla in sede di giudizio a proposito di quest’aspetto della vicenda pur avendo sostenuto nella sua relazione istruttoria l’esistenza di errori nella richiesta dell’autorizzazione.
La polemica
Nel frattempo gongolano i sostenitori del “partito” favorevole ai costruttori che si sono visti sequestrare i 16 cantieri. Molti sostengono che questa sentenza “farà giurisprudenza” e che quindi avrà un effetto a cascata su tutti gli altri annullamenti dei permessi”. Ma dall’altra parte dello steccato c’è chi afferma che questa sentenza del TAR agisca “in punta di fatto e non di diritto” e che quindi “il tribunale valuterà caso per caso, soprattutto sul fronte dell’accertamento delle false dichiarazioni”. Dal fronte ambientalista si sta levando l’appello al Comune di “ricorrere contro questa sentenza al Consiglio di Stato immediatamente”.