Con questo articolo, parte una nuova rubrica grazie alla quale, settimanalmente, opereremo delle riflessioni su tematiche di grande attualità, cercando di esprimere il punto di vista della chiesa.
Di don Aniello Tortora
Il titolo di questo articolo sarà il nome di una rubrica settimanale che curerà don Aniello Tortora, parroco della Chiesa Maria SS del Rosario, di Pomigliano d”Arco, responsabile per la Diocesi di Nola dell”Ufficio Pastorale per i Problemi Sociali e il Lavoro, la Giustizia, la Pace e la Salvaguardia del Creato.
Le tematiche di cui si occuperà il nostro importante collaboratore riguardano direttamente gli impegni che si trova a svolgere nell”esercizio del suo Ufficio Pastorale. Argomenti forti, seri più che mai, in cui il Territorio si dibatte da sempre e che oggi assumono una luce diversa, perchè inseriti in una crisi (economica, sociale, morale, etica) senza precedenti.
Vogliamo capirla questa nostra realtà sociale e la voce, i pensieri, di un uomo di Chiesa impegnato, insieme con gli altri nomi illustri che collaborano col nostro giornale, possono aiutarci in modo concreto, offrendoci chiavi di lettura e punti di vista assolutamente originali e perciò stesso capaci di farci soffermare a riflettere su quanto ci accade.
L.P.
“Annunciare, Denunciare, Rinunciare“, è il titolo che abbiamo pensato di dare a questa rubrica. Perchè questo titolo? Cosa significa? È stato questo il “sogno” di un grande e santo vescovo del Sud, don Tonino Bello (foto). Un sogno di chiesa attenta ai poveri, agli ultimi, coraggiosa e tra la gente. Don Tonino Bello, Vescovo di Molfetta, nacque ad Alessano il 18 marzo 1935. Parroco, Vescovo, dedica tutta la sua vita a Dio e agli altri: presenta la Chiesa come popolo di Dio, valorizza il laicato, esprime attenzione al mondo, promuove la comunione ecclesiale, responsabilizza la comunità civile. È innamorato della natura, del mare, dello sport.
Della vita, come dono da donare. Da parroco a Tricase invita la comunità a non rintanarsi in sè stessa, ma ad affacciarsi costantemente sulla piazza, consapevole che, alla Chiesa, l”ordine del giorno lo dà il mondo. Il 10 agosto Giovanni Paolo II lo elegge vescovo di Molfetta, Giovinazzo, Terlizzi e Ruvo di Puglia. Il suo programma episcopale è ben sintetizzato dal versetto del salmo 32 che sceglie come suo motto: “Ascoltino gli umili e si rallegrino“. Diventa infatti il vescovo dei poveri, dei senza-casa, degli immigrati. Ospita in Episcopio decine di sfrattati e crea strutture sociali come segno di attenzione a chi vive nel disagio. Suscita un grande movimento di volontariato e di gratuità.
Accoglie nelle strutture diocesane i profughi albanesi e polemizza con le autorità civili italiane in quanto incapaci di offrire un”accoglienza umana. Nel 1985 viene nominato presidente del movimento internazionale Pax Christi. In tale veste invita all”obiezione di coscienza, al servizio civile, alla smilitarizzazione del territorio, al disarmo unilaterale. Prende posizione contro il commercio delle armi e i conflitti bellici. Compie gesti di riconciliazione come l”ingresso in Sarajevo ancora in guerra, dove profetizza la nascita di un” “Onu dei popoli” e di un””Onu dei poveri” capace di affiancare quella degli Stati nel promuovere la pace. Colpito dal male del secolo, muore a Molfetta il 20 aprile 1993.
Ma è vivo in tanti di noi e ci incoraggia a fare qualcosa di quel tantissimo che ha fatto lui. E lui diceva che la chiesa oggi, soprattutto quella del sud, deve Annunciare, essere cioè segno di Speranza concreta di Risurrezione del Suo Capo e di risurrezioni quotidiane personali, familiari e sociali; deve Denunciare, essere cioè voce di chi non ha voce, lottare contro le ingiustizie e contro quelle “strutture di peccato” che sono all”origine delle povertà nel mondo; deve, inoltre, Rinunciare, essere cioè non una chiesa che parla dei poveri o ai poveri, ma povera, anche negli strumenti e nelle strutture, per stare al passo con i poveri e per annunciare al mondo la sua unica ricchezza: la debolezza di un Dio che si fa Buon Samaritano di ogni uomo e di tutti gli uomini.
È questa la chiesa che anch”io sogno e per la quale cerco di dare la vita ogni giorno. Una chiesa che non cerca privilegi, che non si compromette con il potere, ma che, libera dai condizionamenti umani, testimonia con coraggio i valori della solidarietà, della legalità della giustizia, della pace. Segno di speranza nella società, per i poveri soprattutto. Una chiesa del grembiule, come egli sognava che fosse.
Auguro ai lettori PACE e BENE. Alla prossima settimana