ANNUNCIARE DENUNCIARE RINUNCIARE

Con questo articolo, parte una nuova rubrica grazie alla quale, settimanalmente, opereremo delle riflessioni su tematiche di grande attualità, cercando di esprimere il punto di vista della chiesa.
Di don Aniello Tortora

Il titolo di questo articolo sarà il nome di una rubrica settimanale che curerà don Aniello Tortora, parroco della Chiesa Maria SS del Rosario, di Pomigliano d”Arco, responsabile per la Diocesi di Nola dell”Ufficio Pastorale per i Problemi Sociali e il Lavoro, la Giustizia, la Pace e la Salvaguardia del Creato.

Le tematiche di cui si occuperà il nostro importante collaboratore riguardano direttamente gli impegni che si trova a svolgere nell”esercizio del suo Ufficio Pastorale. Argomenti forti, seri più che mai, in cui il Territorio si dibatte da sempre e che oggi assumono una luce diversa, perchè inseriti in una crisi (economica, sociale, morale, etica) senza precedenti.

Vogliamo capirla questa nostra realtà sociale e la voce, i pensieri, di un uomo di Chiesa impegnato, insieme con gli altri nomi illustri che collaborano col nostro giornale, possono aiutarci in modo concreto, offrendoci chiavi di lettura e punti di vista assolutamente originali e perciò stesso capaci di farci soffermare a riflettere su quanto ci accade.

L.P.

Annunciare, Denunciare, Rinunciare“, è il titolo che abbiamo pensato di dare a questa rubrica. Perchè questo titolo? Cosa significa? È stato questo il “sogno” di un grande e santo vescovo del Sud, don Tonino Bello (foto). Un sogno di chiesa attenta ai poveri, agli ultimi, coraggiosa e tra la gente. Don Tonino Bello, Vescovo di Molfetta, nacque ad Alessano il 18 marzo 1935. Parroco, Vescovo, dedica tutta la sua vita a Dio e agli altri: presenta la Chiesa come popolo di Dio, valorizza il laicato, esprime attenzione al mondo, promuove la comunione ecclesiale, responsabilizza la comunità civile. È innamorato della natura, del mare, dello sport.

Della vita, come dono da donare. Da parroco a Tricase invita la comunità a non rintanarsi in sè stessa, ma ad affacciarsi costantemente sulla piazza, consapevole che, alla Chiesa, l”ordine del giorno lo dà il mondo. Il 10 agosto Giovanni Paolo II lo elegge vescovo di Molfetta, Giovinazzo, Terlizzi e Ruvo di Puglia. Il suo programma episcopale è ben sintetizzato dal versetto del salmo 32 che sceglie come suo motto: “Ascoltino gli umili e si rallegrino“. Diventa infatti il vescovo dei poveri, dei senza-casa, degli immigrati. Ospita in Episcopio decine di sfrattati e crea strutture sociali come segno di attenzione a chi vive nel disagio. Suscita un grande movimento di volontariato e di gratuità.

Accoglie nelle strutture diocesane i profughi albanesi e polemizza con le autorità civili italiane in quanto incapaci di offrire un”accoglienza umana. Nel 1985 viene nominato presidente del movimento internazionale Pax Christi. In tale veste invita all”obiezione di coscienza, al servizio civile, alla smilitarizzazione del territorio, al disarmo unilaterale. Prende posizione contro il commercio delle armi e i conflitti bellici. Compie gesti di riconciliazione come l”ingresso in Sarajevo ancora in guerra, dove profetizza la nascita di un” “Onu dei popoli” e di un””Onu dei poveri” capace di affiancare quella degli Stati nel promuovere la pace. Colpito dal male del secolo, muore a Molfetta il 20 aprile 1993.

Ma è vivo in tanti di noi e ci incoraggia a fare qualcosa di quel tantissimo che ha fatto lui. E lui diceva che la chiesa oggi, soprattutto quella del sud, deve Annunciare, essere cioè segno di Speranza concreta di Risurrezione del Suo Capo e di risurrezioni quotidiane personali, familiari e sociali; deve Denunciare, essere cioè voce di chi non ha voce, lottare contro le ingiustizie e contro quelle “strutture di peccato” che sono all”origine delle povertà nel mondo; deve, inoltre, Rinunciare, essere cioè non una chiesa che parla dei poveri o ai poveri, ma povera, anche negli strumenti e nelle strutture, per stare al passo con i poveri e per annunciare al mondo la sua unica ricchezza: la debolezza di un Dio che si fa Buon Samaritano di ogni uomo e di tutti gli uomini.

È questa la chiesa che anch”io sogno e per la quale cerco di dare la vita ogni giorno. Una chiesa che non cerca privilegi, che non si compromette con il potere, ma che, libera dai condizionamenti umani, testimonia con coraggio i valori della solidarietà, della legalità della giustizia, della pace. Segno di speranza nella società, per i poveri soprattutto. Una chiesa del grembiule, come egli sognava che fosse.

Auguro ai lettori PACE e BENE. Alla prossima settimana

CURIOSITÁ LINGUISTICHE

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Da oggi parte una nuova rubrica: “Lingua in laboratorio”, a cura del prof. Giovanni Ariola.

Con il prof. Giovanni Ariola, docente e poi Dirigente scolastico, abbiamo convenuto che una rubrica sulle curiosità linguistiche da pubblicare su ilmediano.it avrebbe potuto trovare felice cittadinanza. E così è.
“Lingua in laboratorio” sarà lo spazio nel quale, grazie all”esperto, la nostra lingua verrà indagata e manipolata, in un “gioco” settimanale di conoscenza il cui obiettivo palese è quello di stimolare la curiosità nei lettori.

Gli appuntamenti della rubrica hanno l”ambizione di rendere piacevole la manipolazione della lingua per favorirne il potenziamento anche come mezzo di comunicazione. E si sa, in mancanza di essa, di questo ponte indispensabile da lanciare tra noi e gli altri, prendono il sopravvento solitudini e incomprensioni.
L.P.

Riflettere sulla lingua, sia parlata che scritta, e sui vari linguaggi che da essa derivano, è un”operazione mentale che non è solo appannaggio di linguisti o di docenti di scuola: può essere eseguita da chiunque, utilmente e piacevolmente.
A chiunque infatti può risultare interessante, proficuo e dilettevole sapere, ad esempio come la lingua che utilizziamo ogni giorno sia nata, come si sia trasformata nel tempo, quale sia la sua struttura, quali le funzioni e gli scopi, come alla fine possa anche decadere e scomparire.
Tutti sanno che noi abbiamo bisogno della lingua come di uno strumento indispensabile per esprimerci e per comunicare, ma molti non si rendono conto che noi non potremmo articolare il nostro pensiero senza le parole.

La luce del pensiero si è accesa nella mente quando l”uomo ha cominciato a usare le parole e a combinarle insieme in frasi di senso compiuto, come dicono i grammatici.
Assodato che la lingua è uno strumento del tutto convenzionale e che da una parte stanno le cose, la realtà, il mondo e dall”altra le parole che li designano ma che non si identificano con gli oggetti e gli eventi, ognuno può vedere che talvolta i due mondi quello reale e quello artificiale/simbolico tendono a vivere autonomamente indipendenti l”uno dall”altro, ma anche, spesso, a prevaricare l”uno sull”altro.

Quante volte ci capita di dire di un oratore: “Ha detto solo parole:..”; oppure davanti ad un evento che ci ha emozionato eccessivamente: “Non ho parole, non trovo le parole, non ci sono parole:.”.
L”uomo allora deve correre ai ripari e medicare questo scollamento ricombinando continuamente e in un ordine diverso da quello preesistente le parole e perfino inventandone di nuove per poter rinominare le cose, per poter fare un discorso di nuovo credibile, per scoprire, riscoprire o creare un nuovo senso alla realtà di cui parliamo e scriviamo.
È stato Ludwig Wittgenstein a indicare le enormi potenzialità del linguaggio e ad elaborare una concezione basata su uno schema interpretativo conforme alla varietà delle modalità d”uso, che sole modificano e fanno vivere gli strumenti simbolici.

Si incarica infatti l”uso quotidiano, oltre naturalmente l”attività creativa della mente umana, in modo particolare degli scrittori, a svecchiare e innovare la lingua.
Detto questo, si capisce che la lingua, consapevolmente o inconsapevolmente, subisce (è necessario che subisca) continue manipolazioni per poterla rendere sempre più idonea e rispondente alle sue specifiche funzioni e agli scopi a cui chi parla o scrive la destina. Ne consegue che più efficace può risultare tale lavoro di innovazione e adattamento, se esso è fatto consapevolmente e con competenza.
Si è detto altresì che manipolare la lingua non è solo utile, ma anche piacevole: si tratta di un”attività metalinguistica e perfino ludica, che oltre a mostrare praticamente le potenzialità espressive intrinseche della lingua stessa, ne favorisce lo sviluppo e l”ampliamento/potenziamento anche come mezzo di comunicazione.

Lo scopo di questa rubrica potrebbe essere quello di stimolare, attraverso una serie di spunti indicativi ed esemplificativi, nei lettori la curiosità prima e l”interesse dopo per questa attività di indagine nel corpo della lingua e contemporaneamente di manipolazione della stessa, fino ad arrivare al puro diletto del gioco linguistico, ad appropriarsi un poco anche dell”arte dei poeti, oltre naturalmente ad accrescere la propria competenza di parlante e di scrivente.

È pur vero, come dice Umberto Eco che “il problema è costruire il mondo, le parole verranno quasi da sole. Rem tene, verba sequentur”. Altrettanto vero è quello che lo stesso studioso annota subito dopo: “Il contrario di quanto, credo, avviene con la poesia: verba tene, res sequentur”. Tuttavia questo capovolgimento della locuzione antica, sia essa di Catone il Censore o di Cicerone, indicato come caratteristica dell”attività dei poeti, io lo estenderei a tutti quelli che intendono utilizzare la lingua (e i vari linguaggi): Conosci bene la lingua e sarai in grado di esprimere e comunicare, anche in modo originale, qualsiasi argomento.

Si invitano dunque i lettori ad accomodarsi in questo laboratorio linguistico “virtuale” nel quale abbiamo collocato cinque tavoli sui quali c”è una bella quantità di tomi, antichi e nuovi, e in più strumenti di vario genere, tra i quali ovviamente i computer.
Su ogni tavolo si svolgerà un”attività diversa: la ricerca delle radici delle parole, la ricostruzione del viaggio di queste nel tempo, i giochi linguistici, le costruzioni della fantasia. Un tavolo sarà riservato al nostro dialetto, alla sua storia, alla sua vitalità che resiste nonostante gli attacchi che quotidianamente è costretto a subire dalla lingua nazionale e oggi anche dalle lingue straniere, grazie all”opera di difesa e di conservazione che molti fedeli, uomini di cultura, scrittori e cittadini comuni gli prodigano.

GLI AVVENIMENTI PIÙ IMPORTANTI DEL PRIMO “900

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Scoperte, invenzioni, nuove malattie e nuovi rimedi per combatterle. Lavoratori che si uniscono in organizzazioni. Le nuove industrie. I primi anni del 1900 sono ricchi di novità.
Di Ciro Raia

Il primo Novecento si caratterizza per alcuni importanti avvenimenti. Milioni di italiani sono attaccati da un”epidemia di influenza; la malattia è conosciuta come catarro o come tac, per la velocità del suo insorgere. Guglielmo Marconi (premio Nobel per la fisica nel 1909) il 12 dicembre 1901, con un rudimentale ricevitore, collega località distanti 3.550 chilometri l”una dall”altra. L”alfabeto Morse è in grado di inviare messaggi telegrafici, senza fili, in tutto il mondo e senza tener conto della curvatura della terra.

Per le strade del paese rombano i motori delle prime vetture Fiat. È organizzato anche (1901) il primo giro d”Italia in automobile. Entra in vigore il primo regolamento sulla circolazione. Le vetture devono essere munite di tre fanali e di una tromba. A Torino, città in cui nel 1899 è stata fondata la FIAT, c”è una produzione annua di circa mille autovettura; alla catena di montaggio, poi, lavorano ben 1745 operai. Non è un caso, perciò, che proprio nel capoluogo piemontese, nel 1905, si inauguri il primo salone dell”automobile.

Con la fondazione del Giornale d”Italia (Roma, novembre 1901) nasce la “terza pagina”. Alberto Bergamini, direttore del giornale e ideatore della “terza pagina”, introduce, così, un foglio di cultura col concorso di scrittori famosi e di inviati da tutto il mondo. A fine decennio (1908), poi, vede la luce il “Corriere dei Piccoli”, animato da personaggi come Bibì e Bibò, il capitano Cocoricò, Fortunello, la mula Maud. Ad Urbino è arrestato il brigante Giuseppe Musolino, il Robin Hood dell”Aspromonte. Musolino è un bandito buono, ruba ai ricchi per dare ai poveri. Egli si sente investito dalla Provvidenza e con le sue scorribande intende combattere uno Stato nel quale –come molti suoi conterranei- non si è mai riconosciuto

Due premi Nobel sono assegnati, nel 1906, all”Italia; uno è per il medico Camillo Golgi (istologo e patologo), l”altro è per il poeta Giosuè Carducci (“Giambi ed Epodi”, “Rime Nuove”, “Odi barbare”). La Bayer manda nelle farmacie l”aspirina, un antinevralgico ed antinfluenzale. A Ivrea, invece, l”ingegnere Camillo Olivetti lancia la macchina per scrivere M.1. La pubblicità diventa un veicolo importantissimo per la vendita dei più disparati prodotti. Il Liberty furoreggia a Milano ed in altre città. Nei supermercati, oltre alle prime scale mobili, compaiono i corredi da sposa in serie, le prime telerie, il rasoio e le lamette. Sulle cartoline illustrate si sprecano i soggetti sentimentali con messaggi languidi e dannunziani del tipo: “Il tuo amore è l”estasi”.

Vanno a ruba i romanzi scritti da Carolina Invernizio (“Anime di fango”, “Il bacio di una morta”, “La sepolta viva”). Nel 1906 si costituisce a Milano la Confederazione Generale del Lavoro (CGdL), che raccoglie tutte le organizzazioni nazionali di mestiere e le camere del lavoro. Crescono rapidamente le industrie. A Torino nasce la Lancia, a Napoli (Bagnoli) l”Ilva, un”industria siderurgica, a Sesto San Giovanni si costituiscono le Acciaierie e Ferriere Lombarde di Giorgio Enrico Falck.

LA RUBRICA

CHAMPAGNE PER TUTTI!

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Con le recenti valutazioni quadrimestrali gran parte degli studenti italiani ha conseguito l”insufficienza in condotta. Tutti scostumati i giovani italiani?

AI LETTORI

Con questo “pezzo” Raffaele Scarpone avvia da oggi la collaborazione col nostro giornale. L”autore –un docente- è una sorta di maître a penser (non me ne voglia se così lo definisco) nel panorama dei salotti regionali e meridionali. Avrà il duro compito di esaltare (e dunque di evidenziare) costumi e abitudini della classe dirigente (politici e imprenditori, ma anche intellettuali di varia specie e natura) e dei “comuni” cittadini.

Sarà un po” l”animatore della nostra “Terza Pagina”; un provocatore culturale che analizzerà il corpo collettivo della cittadinanza usando uno schema classico ma efficace: quello dell”epistola, della lettera. Una modalità di racconto a voce alta di tutto quello che ci provoca la gastrite.

Caro Direttore,
Si dice che Joseph Goebbels, ministro della propaganda nazista, fosse solito dire: “ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità”. Una delle bugie ripetuta negli ultimi tempi, in modo esponenziale, si riferisce alla scuola italiana. Da circa un anno –cioè da quando si è messo mano ad una poco chiara e, perciò, non meglio definita riforma- qualcuno tenta di convincere l”universo mondo che la scuola italiana ha bisogno di essere morigerata -dissanguandola, martoriandola, rinsecchendola-, perchè solo così può migliorare (sic!). Ebbene, con questa bugia ripetuta un milione di volte, sono state introdotte procedure “innovative” riguardanti il maestro unico, il tempo pieno, la valutazione, il voto in condotta per la riduzione del bullismo ed ancora altre amenità del genere.

Sono di questi giorni, caro direttore, i risultati delle valutazioni quadrimestrali delle scuole italiane. Le statistiche dicono che il 72% degli studenti iscritti alle scuole superiori (sono ben 35.000!) – di questi oltre una metà nelle scuole del sud- hanno conseguito l”insufficienza in condotta. Allora mi sono chiesto: cosa è cambiato, all”improvviso, che ha fatto emergere numeri così preoccupanti? Mi sono dato una risposta, pensando che, in queste percentuali allarmanti, entra molto la voglia giustizialista che anima i docenti; è un modo, quello di mettere il 5 in condotta, per governare, forse, il dissenso o la mala educazione di giovani ipercinetici e senza valori, ricattarli (in senso buono: “migliora il comportamento e sarai promosso”), educarli quasi come animali in cattività.

Ma mi sono messo anche dalla parte dei giovani col 5 in condotta. Mettersi dal punto di vista degli altri, sarebbe un esercizio da fare sempre. Mi sono, perciò, interrogato: quali modelli, hanno questi giovani, da essere condizionarti in modo tanto negativo? E, certo, si dirà “Il grande fratello”, “Vacanze di Natale” o “Uomini e donne”. Ma anche altro; molto altro! Credo che, tempo fa, sia stato Paolo Crepet a parlare dei giovani come di una generazione “in mezzo alla palude”. Ed in quella palude sono stati spinti da adulti (ir)responsabili (genitori, politici, professionisti, artigiani, preti) del saccheggio edilizio, della distruzione del verde, dell”estinzione di molte razze di animali, dell”enorme valore dato alla corruzione. I giovani, i nuovi barbari, hanno ereditato, così, un patrimonio in sfacelo!

Tornando alla scuola ed ai 5 in condotta, perciò, penso che si debba riflettere sui modelli (interni ed esterni alla famiglia) che hanno questi giovani. Ed allora la lista diventa lunga. Le ultime cronache parlano della condanna di un tale avvocato Mills (corrotto, con denaro, dal nostro presidente del consiglio), delle telefonate Berlusconi-Saccà (un contrattino alla televisione di Stato in favore di qualche attricetta), del rinvio a giudizio dell”onorevole Mastella (mi pare concussione, che significa approfittare del proprio potere, per ricevere favori per sè o per accoliti), di ministri della Repubblica che hanno dileggiato la Costituzione ed il tricolore (le esternazioni dei leghisti del nord non si cancellano con facilità!), dell”innovazione dello sciopero virtuale (ma i sindacati, le lotte operaie, lo statuto dei lavortori?), dell”introduzione delle ronde di Stato (sembra di essere tra i fotogrammi di un film americano), di un nuovo ricorso al nucleare (a che servono i referendum?).

Qualcuno si è chiesto: ma come mai non succede mai niente a questi signori, protagonisti di simili vicende? Delle due l”una: o si è tutti masochisti o si è tutti incantati dal mito della furbizia, del trasformismo, delle minacce, della violenza, del ricatto, dell”imbroglio, della raccomandazione, delle bustarelle, della corruzione. E se si costruiscono case dove, non si possono costruire (zone a rischio sismico, greti di fiumi, spiagge, parchi naturali), se si conquistano posti di lavoro immeritati (nomine in enti, a volte per diritto ereditario, altre per “appartenenza”), se si cambia maglietta ad ogni competizione elettorale (si è coniugati più col potere che con la difesa di valori ideologici), se si riesce anche a negare che siano esistiti i campi di concentramento ed i forni crematori (il vescovo Williamson, gli storici negazionisti, i mazzieri di destra), allora, direttore, perchè i giovani si dovrebbero preoccupare di quel 5 in condotta? Essi sono intelligenti, molto intelligenti.

Sanno che alcuni loro professori siedono in cattedra grazie a forti raccomandazioni, che alcuni dirigenti sono diventati tali solo per contiguità (politica, sindacale, padronale), che alcuni politici (di destra, di centro, di sinistra) calpestano ideologie e valori in nome del potere. Insomma, una sagra del vantaggio, dell”interesse personale; di un comportamento da 5 in condotta. Anzi da 4. O, forse, da 3!
Ma, poi, quei soliti noti sono tutti immancabilmente promossi (o prosciolti o salvati o eletti o rieletti in altre liste). E che vuoi, direttore, che i giovani del 5 in condotta queste cose non le sappiano, non le capiscano?
Vada come vada, alla fine, champagne per tutti!

COMUNI SCIOLTI PER CAMORRA-3/A TAPPA

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Il Comune di Nola è stato commissariato per camorra dal 1993 al 1994. Riprende il nostro viaggio tra i Decreti di scioglimento delle Amministrazione. A futura memoria:
Di Amato Lamberti

Il Comune di Nola vanta sicuramente un record, quello dell”Amministrazione comunale commissariata più a lungo per infiltrazioni della camorra, dal 1993 al 1997. Il 23 agosto del 1993 il consiglio comunale di Nola viene sciolto, con decreto del Presidente della Repubblica, perchè, “la permeabilità degli organi elettivi del Comune di Nola alle infiltrazioni camorristiche si rileva da numerose circostanze dalle quali emerge che alcuni amministratori risultano intrattenere rapporti con appartenenti ad associazioni malavitose, con pregiudicati ed anche contatti diretti con il boss della camorra locale Carmine Alfieri”.

Prima dello scioglimento era intervenuta anche la magistratura, il 9 giugno 1993, con sette ordinanze di custodia in carcere nei confronti di amministratori e dipendenti comunali, in uno con il boss Carmine Alfieri. La vicenda su cui è intervenuta la magistratura e che poi sarà il fulcro del decreto di scioglimento è quella di una concessione edilizia, in un”area di circa 24.000 metri quadrati, in località “feudo di Cannice”, a favore di Carmine Alfieri, in deroga al PRG vigente e appena approvato e nonostante il parere sfavorevole del commissario ad acta del PRG.

Un piano regolatore tormentato, che nessuno voleva, tanto che il progettista, per salvarlo dalle manipolazioni, era stato costretto a depositarlo presso un notaio. La Commissione di accesso agli atti registra che praticamente tutte le attività amministrative, a cominciare dagli appalti per finire a concessioni e autorizzazioni, sono contrattate con gli esponenti della malavita, sia del clan Alfieri che del clan-famiglia Russo. Dopo 18 mesi, nel marzo del 1995, lo scioglimento del Comune viene prorogato di altri 12 mesi, caso assolutamente inconsueto, nonostante fortissime pressioni dei politici, deputati e senatori, locali. Queste pressioni raggiungono però l”obiettivo di far accorciare i tempi, per cui il 24 novembre 1995 si va al rinnovo del Consiglio comunale con elezioni amministrative.

Ma la situazione di condizionamento non cambia e il 26 aprile del 1996 il Comune di Nola viene nuovamente sciolto, anche perchè la Direzione Distrettuale Antimafia rileva che le stesse elezioni amministrative sono state pesantemente condizionate dall”intervento dei clan camorristi. Nei pochi mesi di governo, l”amministrazione comunale dimostra di non essere capace di svincolarsi dalle pressioni della camorra. Il rinnovo dell”appalto per la riscossione dei diritti di macellazione, del foro boario e della Tosap, ad esempio, favorisce la stessa ditta che, prima del commissariamento, gestiva l”appalto a condizioni estremamente vantaggiose per la ditta stessa, con notevole perdita per il Comune. Allo stesso modo, nel settore edilizio si riscontra una illegale applicazione delle procedure relative alla definizione degli oneri di urbanizzazione e dei costi di costruzione, con mancata riscossione degli oneri. La situazione non cambia, nel nolano, dopo l”arresto di Carmine Alfieri.

Il potere camorrista passa nelle mani dei Russo, che hanno il loro feudo a S.Paolo Belsito ma che stendono le loro mani anche su Nola, e in particolare sull”amministrazione comunale. Nell”ordinanza che nel 2008 pone sotto sequestro i beni dei Russo, per un ammontare di 300 milioni di euro, si legge che il clan Russo sosteneva propri candidati al Consiglio comunale, attraverso un proprio affiliato, Franco Cutolo: “l”interesse del Cutolo alle ultime elezioni amministrative, del 2005, tenutesi in Nola, nonchè il suo appoggio a candidati della lista capeggiata dal Sindaco di Nola, Felice Napolitano, non può che essere ricondotto alla volontà dello stesso: di condizionare o comunque indirizzare l”attività amministrativa ..al fine di poterne trarre vantaggi, nell”interesse proprio e dell”organizzazione di appartenenza”. Non sono quindi bastati quasi cinque anni di commissariamento del Comune per liberare Nola dal controllo camorrista.

Forse lo strumento dello scioglimento è inadeguato, anche perchè non cancella dalla vita politica i collusi e i conniventi, ma per quanto riguarda Nola bisogna considerare anche silenzi e connivenze di più alto livello. È incredibile, infatti, la disattenzione della stessa Commissione nazionale Antimafia, come degli organi governativi su un contesto che è stato interessato da grandi interventi ed enormi finanziamenti pubblici, molti dei quali realizzati con preoccupanti forzature amministrative, con le imprese della camorra a farla da padrone in tutti i subappalti e le forniture.

LA PRIMA TAPPA

LA SECONDA

LA SANITÁ NON È DA MENO

STORIA DEL 1900

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Gli inizi del “900 portano diverse novità. Cresce l”attenzione verso la cultura e le arti. C”è interesse verso la lirica e le lettere. A Firenze, intanto, apre il primo Cinema:
Di Ciro Raia

Nel campo della cultura e delle arti, l”inizio del secolo segna il trionfo della lirica. Proprio agli albori del secolo, il 14 gennaio, al teatro Costanzi di Roma, c”è grande attesa per la prima della Tosca di Giacomo Puccini. Un grandioso omaggio è tributato, poi, in tutti i teatri italiani alle opere dello stesso Puccini ed a quelle di Giuseppe Verdi, Pietro Mascagni e Richard Wagner.

Intanto nei teatri si perfezionano nuovi percorsi centrati sulla famiglia borghese; nascono i primi tentativi di teatri stabili. Al teatro Valle di Roma riscuote grande successo l”attore Ermete Novelli. Non minor successo arride al commediografo Giuseppe Giacosa ed all”attore Ermete Zacconi. Per non parlare, poi, dell”arte sprigionata dalla divina Eleonora Duse, la musa ispiratrice di D”Annunzio.

Nel campo delle lettere, a raccontare la vita di tutti i giorni o a dare voce alle istanze di progresso e di rinnovamento, ci sono Antonio Fogazzaro (“Malombra”, “Piccolo mondo antico”, “Piccolo mondo moderno”, “Il Santo”), Giovanni Pascoli (“Myricae”, “Canti di Castelvecchio”, “Poemi conviviali”), Benedetto Croce (“Storia d”Italia”, “Storia del Regno di Napoli”, “Storia d”Europa del secolo XIX”) e Grazia Deledda (“Elias Portolu”, “Canne al vento”, “Marianna Sirca”).

A Firenze, nel 1900, a distanza di cinque anni dall”invenzione dei fratelli Lumière, si apre la prima sala cinematografica stabile, la Edison. C”è molta diffidenza ed il pubblico stenta ad affollarla: teme il buio ed i malintenzionati. In ogni caso, l”accesso alla sala oscura non si addice alle donne perbene, anche se accompagnate da mariti o fidanzati!

Solo nel 1905, però, si gira La presa di Roma, il primo film a soggetto del cinema italiano. Il regista, Filoteo Alberini, attraverso la macchina da presa, racconta la conquista risorgimentale di Roma e la presa di Porta Pia.

I governi, in ogni caso, sono subito attenti a che non siano turbate le coscienze degli spettatori. Al popolo che affolla le sale cinematografiche, infatti, bisogna evitare la visione di “famosi fatti di sangue, di adulteri, di rapine e altri delitti, rendendo odiosi i rappresentanti della pubblica forza e simpatici i rei; con ignobili eccitamenti al sensualismo, provocati da episodi nei quali la vivezza delle rappresentazioni alimenta immediatamente le più basse e volgari passioni, ed altri da cui scaturisce un eccitamento all”odio tra le classi sociali ovvero un”offesa al decoro nazionale”.

LE USCITE PRECEDENTI

A CHE COSA SERVONO I PARCHI NAZIONALI E REGIONALI?

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La gestione politica dei Parchi non ha saputo promuovere e valorizzare il territorio. La mancanza di un”organizzazione seria ha depresso ancora di più l”economia locale e acuito la crisi occupazionale.
Di Amato Lamberti

La salvaguardia del territorio è un dovere delle Pubbliche Amministrazioni, non solo dello Stato. In Italia, poichè le amministrazioni locali sono, generalmente, dedite al saccheggio sistematico del territorio, nel senso che permettono ogni sorta di abuso da parte dei singoli cittadini come da parte di imprenditori malavitosi, quando non criminali, vuoi per convenienza elettorale, vuoi per connivenza e complicità, naturalmente ben pagata, vuoi per diretto interesse speculativo, lo Stato è intervenuto con strutture di controllo principalmente votate alla repressione. Queste strutture, dalle ARPA alle Autorità di bacino, hanno compiti di controllo sull”uso del territorio e sulla sua corretta gestione ambientale.

Altre strutture, come i Parchi, nazionali e regionali, hanno invece il compito della salvaguardia e della valorizzazione del territorio. Una salvaguardia non solo naturalistico-ambientale ma che si estende alle tradizioni popolari, all”artigianato, ai monumenti, alla storia civile e dei costumi, alla memoria del territorio e delle sue popolazioni, che dovrebbero fare da base di ogni proposta di valorizzazione, anche economica oltre che culturale, del territorio-parco.

In realtà, per ragioni quasi tutte legate alla gestione politica delle nomine dei responsabili, presidenti e direttori tecnici, e ai difficili rapporti con le Amministrazioni locali e le Comunità montane coinvolte, i Parchi, nazionali e regionali, hanno svolto, con difficoltà e senza grandi risultati, soprattutto attività di controllo e di salvaguardia del territorio, mentre sono del tutto mancati per quanto riguarda la promozione e la valorizzazione del territorio: a meno di non voler considerare come successo gli scarsi numeri di visitatori “stranieri” legati alle iniziative enogastronomiche e alle strutture agrituristiche, non sempre di alto livello qualitativo, o la moltiplicazione delle sagre paesane, capaci solo di attrarre gente dal circondario.

Ora, senza voler parlare del Messico, dove i parchi, soprattutto quelli marini, sono diventati una eccellenza turistica capace di rivaleggiare con i giacimenti archeologici maya, negli Stati Uniti, i parchi naturalistici attirano milioni di visitatori da tutto il mondo: lo Yosemite National Park, 4 milioni; Yellowstone, 6 milioni; Zion National Park, 4 milioni, e così di seguito per i parchi del Colorado e della California.
Il problema è l”organizzazione finalizzata alla tutela e alla salvaguardia ma attraverso una valorizzazione che produce enormi ricadute economiche sui territori interessati. Per ottenere questi risultati il parco è il nodo centrale di una rete che raccorda e collega tutte le eccellenze del territorio e di quelli limitrofi.

Forse gli assessori alla cultura dei Comuni delle aree parco, insieme agli assessori provinciali e a quello regionale, oltre che ai presidenti e ai direttori generali dei parchi nazionali e regionali, dovrebbero farsi il tour turistico di venti giorni che permette di visitare tutti i parchi nazionali più importanti degli Stati Uniti: vedrebbero almeno come si possano valorizzare i parchi, assicurandone la più rigida tutela e salvaguardia, creando economia, occupazione, possibilità di impresa, sviluppo. È semplicemente paradossale che un territorio come quello vesuviano, tanto per fare un esempio, con una tale ricchezza di eccellenze culturali, monumentali, paesaggistiche, non riesca a dar vita ad una attrazione turistica capace di far fermare per più giorni i milioni di turisti mordi e fuggi del Vesuvio, di Pompei ed Ercolano.

Negli Stati Uniti i turisti, visitando i parchi, si fermano, mangiano, acquistano, pernottano, visitano, Durango e Cheyenne, località note solo per alcuni film western: quale dei Comuni vesuviani ha mai visto una comitiva di turisti fermarsi, pernottare, andare a cena, fare acquisti, visitare monumenti di assoluto valore storico e culturale? È colpa del destino cinico e baro, o dell”incapacità delle persone che vengono pagate senza mai verificare i risultati conseguiti?

I PRECEDENTI APPUNTAMENTI DELLA RUBRICA

L’UNIVERSO FEMMINILE NEL 1900

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Riconoscere alle donne diritti politici e civili, in questo periodo, era considerata roba da pazzi. Ma la strada è tracciata e “l”angelo del focolare” comincia a farsi spazio nei pregiudizi del secolo.
Di Ciro Raia

Un deputato nativo di Brindisi, Salvatore Morelli, ben vent”anni prima che il nuovo secolo vedesse la luce, aveva condotto in Parlamento grandi campagne a favore della donna. Egli era considerato un pazzo. Ma, intanto, si batteva con perseveranza e coraggio per la diffusione dell”istruzione popolare nelle campagne, per un”inchiesta parlamentare sulla corruzione nella Manifattura Regia dei Tabacchi, per la tutela del lavoro delle donne e dei fanciulli, per il riconoscimento del diritto di voto alle donne, per la parità di diritti e doveri tra coniugi.

Nonostante questi tentativi pregressi, però, i tempi sembrano ancora troppo bui, per poter riconoscere alla donna diritti civili e politici. A tal proposito la rivista dei gesuiti, Civiltà Cattolica, aveva, anzi, scritto: “Iddio scampi le fanciulle da quella educazione che il deputato Morelli desidera di vedere attuata legalmente al fine di preparare numerose sorelle alla Massoneria maschile!”.

Anche il capo del governo, Giuseppe Zanardelli è contrario sulla proposta di riconoscere il voto all”universo femminile. Il primo ministro sostiene che non è possibile far votare le donne, “perchè così vuole la grande tradizione [:]. Sia pure che la donna possa votare con perfetta intelligenza, con piena indipendenza, ma a quest”ufficio non è chiamata dalla sua esistenza sociale”.

Ma tuttavia qualcosa, anche se lentamente, sta cambiando nell”universo femminile. Nel 1904, infatti, per la prima volta, le donne sono ammesse alla professione di avvocato. L”inserimento nel mondo delle professioni consente di guardare non più alla donna come al tradizionale angelo del focolare. Anche le donne operaie conquistano la consapevolezza dei propri diritti e non esitano a manifestare in azioni di sciopero. Testimonianza è l”azione delle sigaraie della Manifattura Tabacchi di Venezia che, inaspettatamente, protestano contro i datori di lavoro e fronteggiano violentemente le compagne crumire.

Nel 1906, poi, da Torino parte uno sciopero rivoluzionario. Le operaie del settore tessile e cotoniero, infatti, chiedono la riduzione della giornata lavorativa da 11 a 10 ore. Il rifiuto dei datori di lavoro provoca manifestazioni di solidarietà in tutto il paese, dove monta una protesta forte, che, spesso, sfocia anche in scontri armati. L”incandescente situazione venutasi a creare impone agli industriali di ridurre l”orario di lavoro. È una grande vittoria della classe operaia!

LA RUBRICA “PILLOLE DI “900”

“CI DOBBIAMO MANGIARE TUTTA NAPOLI”

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Questa affermazione era più o meno il “manifesto politico” di noti professionisti scoperti a spartirsi gli appalti dell”ASL NA1. Strano che i vertici amministrativi dell”ASL non ne sapessero nulla. Di Amato Lamberti

Come già avevo anticipato nell”articolo in cui parlavo dello scioglimento dell”ASL NA 4, anche l”ASL NA1, la più grande Azienda sanitaria d”Europa, è finita, e non è la prima volta, in una bufera giudiziaria dai risvolti inquietanti. Non solo tangenti ed appalti e imprese più o meno riconducibili a personaggi legati ad ambienti criminali che contano, quando si parla di ASL, di Aziende Ospedaliere e, in generale, della Sanità, come Fabbrocino e Mazzarella, ma anche professionisti notoriamente legati a cosche politiche, non saprei come meglio definirle, che nella sanità campana fanno il bello e il cattivo tempo praticamente da quando la competenza sanitaria è passata dalle Province alla Regione.

Professionisti, nella veste di dirigenti, funzionari, tecnici della ASL NA 1, che non solo truccavano gli appalti, accordandosi con imprenditori massicciamente presenti in tutte le ASL della Campania e delle regioni limitrofe, ma le gestivano al rialzo per far lievitare i prezzi dell”aggiudicazione e quindi delle tangenti che raggiungevano il 25 e anche il 30% dell”appalto. Talmente avidi e sicuri dell”impunità da parlare liberamente al telefono delle percentuali delle tangenti ma anche dei sostanziosi anticipi necessari per far viaggiare le procedure di assegnazione,fino ad affermare che “ci dobbiamo mangiare tutta Napoli”.

Tanto sicuri di essere intoccabili, da vantarsi di essere dei veri professionisti nell”alterazione e nel controllo delle gare d”appalto. Anzi, uno di loro, si vantava addirittura di essere il Number One della manipolazione degli appalti. Agli arresti in carcere sono finiti i funzionari del Servizio Tecnico Manutentivo, Bruno Sielo, Alfonso Sabatino e Giuseppe Di Costanzo; l”imprenditore e amministratore della Stelmed, Ferdinando Salemme, l”amministratore della Bia Bioinarch, Alfredo Polizza. Agli arresti domiciliari sono finiti, invece, il direttore pro tempore del Servizio Tecnico Centrale della ASL NA 1, Claudio Ragosta, un funzionario dello stesso ufficio, Giuseppe Fedele, l”amministratore delle società affidatarie di appalti, Tnt Service srl, Edilizia Service srl e Edil Service srl, Paolino Napoletano, e l”impiegata Anna Di Sarno, responsabile dell”ufficio gare di appalto della Bia Bioinarch.

Al Ragosta è stata anche sequestrata una imbarcazione del valore di 400.000 euro, dal nome singolare, “Canaglia II”. Sono stati, invece, interdetti dai pubblici uffici, l”ing. Raffaele Ruggiero, attuale comandante dei Vigili del Fuoco di Perugia, Patrizio Vento, impiegato del Servizio Tecnico della ASL, Vincenzo Tafuri, funzionario del Comune di Napoli. Una vera e propria associazione criminale di “colletti bianchi”, sia pure molto sporchi, che dalle inchieste della magistratura sembra operasse in assoluta autonomia, tanto che nessuno dei vertici amministrativi della ASL NA 1 è stato chiamato in causa o inquisito.

Ora, è vero che si tratta dell”Azienda sanitaria più grande d”Europa, ma appare abbastanza incredibile che le direzioni amministrativa e contabile, oltre allo stesso manager, potessero essere all”oscuro delle procedure messe in atto dalla direzione tecnica. Appare, altresì. poco comprensibile il fatto che non si sia proceduto all”invio di una commissione di accesso agli atti per verificare se le procedure anomale evidenziate dalla magistratura non fossero state adottate anche in altre occasioni e relativamente ad altre tipologie di appalti, o, addirittura, non fossero diventate la regola nell”intera ASL NA 1. Per la ASL NA 4 bastò molto meno per avviare le procedure di scioglimento per infiltrazioni camorriste.

Ma, evidentemente, l”ASL NA 1, come è stato per l”ASL NA 5, gode di privilegi e protezioni particolari, legati alle sue dimensioni, che ne fanno una straordinaria macchina di distribuzione di denaro pubblico e di raccolta di consensi elettorali. Ma è proprio attraverso questi meccanismi di corruzione che l”imprenditoria criminale si sta mangiando i fondi pubblici e, cosa ancora più grave, sta corrompendo le coscienze anche di coloro che, per cultura e posizione sociale, dovrebbero essere di esempio in tutte le iniziative per contrastare i poteri criminali.

IL PEZZO SULL”ASL NA4

ITALIA MISERA ED EMARGINATA

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Così si connota l”Italia del 1900. Un Paese in prevalenza agricolo ma che comincia a beneficiare della presenza industriale. Su tutto, però, prevale il dramma dell”emigrazione.
Di Ciro Raia

L”Italia del nuovo secolo vive tra molteplici contraddizioni. Emarginazione e miseria connotano la società italiana. L”emigrazione resta ancora l”unica speranza di riscatto. Dai porti di Genova e Napoli, su carrette pericolose e maleodoranti, si parte per la Merica, la terra del sogno, del nuovo mondo. Nel solo 1900 emigrano più di 350.000 italiani. Molti di essi trovano fortuna in America. Alcuni figli di emigrati diventano famosi come Fiorello La Guardia, sindaco di New York, Rodolfo Valentino, Frank Sinatra e Al Capone. Ma sono molto di più gli italiani che in America si trovano a mal partito e soffrono più che in madre patria.

Un emigrato in Brasile, Dante Dall”Ara, cosi scrive, nel 1902, ai suoi familiari a Rovigo: “Cara sorella Elvira, ti mando queste poche righe per farti conoscere a te e pure a nostra madre che io non mi scordai per niente della mia famiglia ma che forza maggiore impedisce. Prima di tutto tu farai sapere a mia madre che qui in America i guadagni sono più miseri che in Italia”.

E l”Italia di inizio Novecento è un paese prevalentemente agricolo, che comincia a beneficiare dell”accelerazione industriale. Le famiglie censite nel 1901 sono 7.145.000; di esse ben il 50% sono contadine. La povertà e l”indigenza continuano ad essere un possibile focolaio di rivolte, specialmente al sud. Anche l”istruzione difetta: oltre il 42,5% dei maschi italiani è totalmente analfabeta!
Ma la base culturale, sociale e politica della vita italiana è la famiglia borghese. Essa si raccoglie intorno alle donne di casa e si caratterizza per l”invadente moralismo di importazione inglese. Nella struttura familiare la donna è responsabile dell”andamento domestico. È la donna che pensa all”educazione dei figli, al decoro della casa, all”organizzazione –dove possibile- della vita mondana.

L”uomo, invece, si preoccupa essenzialmente del lavoro e delle attività esterne. Anche l”abbigliamento della famiglia borghese è indicativo dei diversi ruoli assunti: l”uomo veste con eleganti ma poco vistosi abiti grigi; la donna preferisce abiti pomposi, di gusto quasi orientale, meglio se arricchito da un brillante. Uomini e donne sfoggiano i primi orologi da polso. I polsi maschili sono stretti da robusti cronometri di acciaio bombato; i polsi muliebri, invece, mostrano sottili segnatempo montati su fili d”oro.

Nei salotti, regno dell”effimero e della frivolezza, non si contano i candelabri di bronzo dorato, i tappeti e gli amorini, le specchiere, i grandi ritratti a olio. E, intanto, l”altra faccia della famiglia italiana è quella segnata dalle lacrime, dai servizi di assistenza, dalla confusione dei refettori e dei dormitori pubblici. Molti sono i nuclei familiari, che si raccolgono intorno al soccorso offerto dalle parrocchie e dalle varie confraternite.

PILLOLE DI “900