La “Circum” è da sempre l’immagine del sistema sociale Vesuviano

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Per più di un secolo, a partire dal 1890, la “Circum” rappresentò un territorio in cui economia e progresso sociale rispondevano a un progetto vasto e organico. Il disastro di oggi è il “simbolo” della frantumazione del sistema sociale, della disorganizzazione dei servizi e di una crisi profonda dell’economia. Un recente comunicato del “gruppo di pendolari vesuviani”. La foto che “apre” l’articolo è presa da internet.

 

Sarebbe facile dimostrare che il progetto generale della “ferrovia del Vesuvio”, il disegno delle “linee” e l’individuazione delle stazioni risposero alla convinzione degli amministratori locali e centrali che l’economia e il sistema sociale del territorio vesuviano costituivano, alla fine del sec.XIX, una sola, organica e salda struttura. Nel 1890 l’ingegnere Giuseppe Annunziata esortò il Consiglio Provinciale a disporre che il tronco Napoli – Ottajano non si fermasse a Ottajano, “essendo dimostrato che la forza commerciale di una linea sta nella sua continuità”. E quando qualcuno propose che da Ottajano la linea proseguisse per Nola, gli amministratori del consorzio che si era costituito tra San Giuseppe e Poggiomarino si opposero duramente, osservando che Nola, già toccata dalla linea Napoli – Baiano, non rientrava nel percorso logico Napoli – Ottajano. E così da Ottajano la linea venne prolungata fino a San Giuseppe: essa misurava km. 23, 232, era a trazione a vapore e a scartamento ridotto di m.0, 950 e venne inaugurata il 9 febbraio 1891 ( in appendice l’elenco degli orari del 22 settembre 1891).. Nel luglio del 1902 un giornalista del “Monitore Tecnico” scriveva che la Circumvesuviana “traversa regioni ricche, ubertose e popolate assai densamente, passa per 23 Comuni con una popolazione servita di 271.600 abitanti, e ciò senza tener conto del santuario di Valle di Pompei e dell’altro della Madonna dell’Arco dove il movimento è incessante e continuo; le previsioni meno rosee danno a questa linea un numero di viaggiatori non inferiore ai 3 milioni all’anno.”. Per un secolo la Circum, ammodernata e riorganizzata secondo le esigenze del territorio, continuò a svolgere un ruolo di assoluto rilievo nelle strategie dello sviluppo economico e sociale del Vesuviano: il numero delle corse e la rigorosa precisione degli arrivi e delle partenze permisero a migliaia di persone di raggiungere ogni giorno il posto di lavoro a Napoli, a Nola, a Pomigliano e a schiere di giovani di frequentare le aule universitarie rispettando il calendario quotidiano fissato dai docenti (Francesco Arnaldi, Salvatore Battaglia e i professori di Medicina e di Ingegneria tenevano lezione di prima mattina). Il Liceo di Ottaviano, per esempio, ancora negli anni ’80 era frequentato da ragazzi che venivano da Pollena e da Cercola. Nel dicembre del 1962 l’avv. Rocco Basilico, amministratore delegato della SFSM, dichiarò che “i trasporti rappresentano una struttura di base in una zona di progresso economico e industriale e, pertanto, la Circumvesuviana rimane un mezzo efficiente, al servizio dello sviluppo di Napoli e provincia, che non può essere sostituito.”. La catastrofe in cui è precipitata la Circum in questi tempi drammatici è riassunta dai titoli dei giornali: domenica, 3 luglio, “la Repubblica” ha tuonato: “Vesuviana, i disagi non finiscono mai, altri treni cancellati, ritardi e rabbia. Ieri 10 corse soppresse sulle linee Sarno, Poggiomarino, Baiano oltre ai 27 collegamenti sospesi. L’ Eav: malattie improvvise. Gli utenti: servizi da terzo mondo”.  E’ superfluo dilungarci sui termini del disastro, ritardi, soppressioni di corse, carenza di mezzi, carenza di personale, gli strani orari dei macchinisti, il problema degli straordinari, scioperi improvvisi, “segnali coperti dalla vegetazione e passaggi a livello che si guastano”; e non mi va di perdermi nella boscaglia delle responsabilità, tra i “giocatori” che si tirano addosso accuse e rimproveri. La situazione è così assurda che il disastro della Circum ha ispirato l’apertura sui “social” di siti “comici”: e intanto arrivano a Napoli, a Ercolano, a Pompei e in Costiera masse di turisti, e il traffico e il costo della benzina sconsigliano di muoversi in auto lungo le strade della Provincia. Qualche giorno fa hanno protestato i sindaci di Scafati, di Poggiomarino, di Sorrento: manca una protesta coordinata di tutti i sindaci dei Comuni toccati dalla Circum. Evidentemente, l’economia e gli interessi del territorio non sono più un sistema organico, e il Vesuviano è diventato la “somma” di tanti “orti” non più collegati tra di loro da quando le decisioni della Regione Campania –  è una lunga e amara storia – spostarono le strutture portanti del commercio e della produzione industriale nella pianura nolana  “I pendolari vesuviani” – portavoce del gruppo è lo scrittore ottavianese Enzo Ciniglio – “ sono stanchi di denunciare i continui disagi che sono costretti a subire per colpa della scelta aziendale di tagliare oltre 100 corse rispetto a maggio u.s. , una decisione figlia di una cattiva programmazione vista la disponibilità di 70 treni e l’ invito dell’azienda al personale viaggiante, ora in esubero, a prendere le ferie.  La regione e l’ Eav parlano di miracoli con poco più di 160 corse: ebbene, a luglio 2011 venivano garantite 440 corse. Per non rischiare di impantanarsi in sterili polemiche e infruttuose denunce, i pendolari vesuviani al fine di promuovere una nuova politica di mobilità pubblica, propongono, anche a parziale risarcimento dei disagi subiti, l’introduzione del biglietto mensile aziendale a prezzo popolare di 20 euro valido per l’intera rete Eav e il ripristino delle corse tagliate. La Circumvesuviana deve fidelizzare i propri clienti con una programmazione seria e un’offerta economica e efficiente.”. E così sia.