“Immaginifica Ottaviano”, il progetto dell’ I.C. “M.Beneventano”

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Come momento previsto dal progetto, promosso dall’ I.C. “M. Beneventano” e dall’ Associazione “Archeottaviano”, di cui è Presidente Giovanna Andreoli, docente dell’ Istituto, gli alunni, accompagnati dalle mamme e dalle docenti, hanno visitato, sabato 1° aprile, la Chiesa di San Giovanni e hanno appreso inedite notizie sui mestieri “caratteristici” esercitati dagli abitanti del quartiere. Le foto che corredano l’articolo sono “scatti” artistici di Rino D’Antonio.

 

Gli alunni (classi quarte della Primaria e iscritti al Pon “Stem che passione”) erano accompagnati, oltre che da Giovanna Andreoli, docente e Presidente dell’ “Archeottaviano”, dalle colleghe Maria Duraccio, Bruna Franzese, Anna Maria Nunziata, Floriana Nunziata, Adele Girelle, Assunta Picariello, Enrica Nappo. Ripeto, in apertura dell’articolo, quello che ho detto alla fine dell’incontro: da ottavianese le ringrazio tutte per la passione e per la sapienza che stanno mettendo nella realizzazione del progetto e per il conseguimento di obiettivi che risulteranno fondamentali nel “bagaglio” culturale dei ragazzi. E un grazie intenso merita la Dirigente Scolastica, prof.ssa Anna Fornaro, che da sempre considera la conoscenza analitica della storia del territorio un “capitolo” essenziale dell’attività della Scuola Tutti hanno seguito con grande attenzione la descrizione del quadro dell’altare maggiore della chiesa, il “San Giovanni che predica alle turbe”, attribuito da Nicola Spinosa a Giuseppe Bonito, e successivamente da alcuni studiosi, con argomenti più solidi, a Paolo De Matteis. Gli altri tesori artistici della chiesa di San Giovanni erano coperti dai drappi quaresimali. Ho parlato del “telero” che copre la volta e che Crescenzo Gamba dipinse nel 1759: una maestosa Trinità con corteo di angeli e santi. E mi è sembrato opportuno dire qualcosa anche dell’organo – un organo mosso dall’acqua -: i Medici lo donarono alla chiesa che porta il nome del patrono di Firenze  e nel 1670 il principe Giuseppe I sollecitò il parroco Giuseppe dell’ Annunziata  a stipulare, davanti al notaio ottajanese Angelo Giugliano, un contratto con Alessandro Gambiraso, un musico veneziano “che opera in Napoli”, che si impegnava a controllare e a registrare il complesso meccanismo. Grande attenzione i presenti hanno dedicato al racconto di alcuni aspetti significativi della storia sociale del quartiere, abitato almeno fino alla prima guerra mondiale da “signori” e da “operai” – ne sono testimonianza le strutture degli edifici – e “mosso” ogni giorno dall’attività dei muratori, che sapevano costruire pareti e tetti con il lapillo ed erano chiamati  a esercitare la loro arte anche a Napoli; dei bottai, che usavano un bene prezioso fornito dalle selve di Ottajano, il legno dei cerri; dei carri che trasportavano i barili pieni del vino conservato nelle cantine ipogee. Ho capito che i ragazzi, preparati dai docenti, erano mossi da un sincero interesse per la storia sociale del quartiere, e guardavano gli spazi silenziosi della piazza e il tratto di strada che scende dalla Chiesa del Carmine come se vedessero, con gli occhi vivi dell’immaginazione, le persone di quei tempi lontani impegnate ancora nella fatica quotidiana. Mi ha fatto piacere notare tutto questo. Ho avuto la conferma di quanto sia importante garantire agli alunni di ogni tipo di scuola la conoscenza ampia e articolata della storia della città, la storia alta e quella “bassa” del vivere quotidiano, dei mestieri, della battaglia contro la povertà, contro lo sfruttamento, contro l’ingiustizia sociale. Nella storia vera della comunità i ragazzi trovano, a poco a poco, le radici della loro identità e, osservando i “segni” del passato, imparano che anche le pietre “parlano” e che non bisogna trascurare, in nessuna fase dell’apprendimento, i particolari significativi, i dettagli. Sono certo che i ragazzi dell’I.C. Beneventano osserveranno con grande attenzione le foto dei luoghi scattate da un Maestro dell’Arte, Rino D’ Antonio, e pubblicate su “fb”. Potranno scoprire particolari che non avevano notato e prospettive originali, e incominceranno a capire quanto sia importante confrontarsi con il potere e con il valore delle immagini: è un lavoro che non bisogna mai interrompere, scrisse Ernesto Grassi. Ringrazio, infine, il parroco di San Giovanni, don Salvatore Mungiello, per la sua viva sensibilità e per la sua disponibilità .