E se l’8 marzo  cominciasse da Colonia?

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A Napoli, nella giornata centrale del Marzo Donna 2016 organizzato dall’Assessorato alle Pari Opportunità, la scelta è discutere a partire dai fatti di Colonia: “Colonia prima, durante e dopo: i corpi delle donne territorio di guerra senza confini”, una giornata di approfondimenti e dibattiti.

Nella sala conferenze della Scuola di Medicina e Chirurgia SUN di Napoli si è svolta una giornata di studio dedicata alla situazione attuale delle donne nei paesi europei a partire dai cosiddetti “fatti di Colonia”. Non è possibile, infatti, prescindere da una riflessione su quanto è accaduto, sulle modalità delle narrazioni che di quegli eventi si sono fatte, sulle conseguenze e sulle riflessioni (poche) che ne sono seguite, se nel giorno di marzo dedicato alla donna, di donne e delle loro vite si vuole parlare. La storia, orribile, sembra molto antica. Eppure un inquietante elemento di novità c’è: l’utilizzo del corpo delle donne in chiave razzista. I fatti sono noti e anche il clamore, dovuto non tanto alle aggressioni perpetrate, ma agli autori delle stesse, apparentemente migranti, nordafricani, mediorientali e similari. Gli “altri”, cioè. “Noi”, i buoni, i democratici, queste cose alle donne non le facciamo. Ma le cose stanno davvero così?

La giornata di studio, voluta dall’Assessora alle Pari Opportunità Simona Marino ed organizzata da MDM School e AFEM, vuole rispondere a questa domanda.

Dopo i saluti del Presidente della Scuola, Silvestro Canonico, di Angela Cortese in rappresentanza della Regione Campania è intervenuto il Sindaco di Napoli De Magistris, che ha sottolineato come le donne continuino ad essere vittime di violenza fisica e psicologica nei nostri occidentalissimi paesi, ricordando i terribili episodi accaduti nelle caserme di Bolzaneto a Genova e Raniero a Napoli, ricordando gli stupri di guerra commessi dai soldati occidentali e le donne migranti che sono sottoposte a sequestro e sfruttamento per pagare i debiti di viaggio delle famiglie.   Tanto per chiarire da subito che la violenza sulle donne non ha né nazionalità né religione.

Mariapia Ponticelli, dell’MDM School, introduce i lavori, illustrando le finalità dell’associazione e della giornata. La prima a prendere la parola è la Prof. Chiara Saraceno. Sociologa e studiosa della famiglia e delle questioni femminili e di genere, indica subito nella narrazione di questa vicenda il punto rivelatore dei modelli di genere della nostra società. Le violenze sulle donne durante la notte di Capodanno, infatti, sono state ignorate e sottovalutate per tre giorni. Non sembravano costituire una gran notizia. Girare nelle piazze di Berlino o di altre città tedesche o europee in quella notte non è raccomandabile per le donne. “Se la sono cercata”, avranno pensato come al solito nelle redazioni dei quotidiani. I giornali di destra, in particolare, lo hanno fatto finché non hanno colto la possibilità di sfruttare la notizia in chiave anti-immigrati e anti-Merkel, che proprio in quei giorni stava rivedendo la sua politica sui migranti e l’accoglienza. Quelli di sinistra, specularmente, non volendo soffiare sul fuoco del razzismo, hanno preferito tacere all’inizio. Chiara Saraceno ha poi suggerito altre riflessioni: che il 70% degli aggressori fossero stranieri ha fatto dimenticare che il restante 30% erano tedeschi. E’ bastato per far sentire gli uomini occidentali senza colpa, puri, non maschilisti. Mentre nell’affrontare la questione dei giovani maschi migranti che aggrediscono le donne si trascura un fatto essenziale, e cioè che sono esposti a una dissonanza cognitiva: nel nostro occidente le donne libere non sono poi così rispettate. L’eroticizzazione esasperata della pubblicità, ad esempio, alimenta l’equivalenza di libertà e disponibilità sessuale. L’immagine della donna occidentale è sempre quella vista attraverso gli occhi di un uomo. Infatti dalle indagini Istat risulta che le violenze gravi, stupri ecc. non sono diminuite, a fronte della diminuzione degli omicidi non diminuiscono i femminicidi. C’è uno zoccolo duro che non è stato nemmeno scalfito negli ultimi anni. Il permanere di modelli culturali che giustificano la visione asimmetrica di maschile e femminile (ad esempio il lavoro è più importante per l’uomo che per la donna) è letale perché è proprio la visione asimmetrica che indebolisce le donne, in quanto le rende incapaci di cogliere i segnali di pericolo. Volendo riassumere “se l’è cercata” è l’equivalente occidentale del mettere il burqa per non provocare.

I lavori, coordinati da Enrica Ammaturo, sono proseguiti con gli interventi di Monica Ruocco (arabista) e Roberto Tottoli (islamista) dell’Istituto Orientale che hanno sottolineato la molteplicità e la diversità del mondo musulmano. Il prof. Gianfranco Pecchinenda ha evidenziato che le notizie sono prese in considerazione solo se sono di un certo tipo e se possono essere date in termini semplici. In altre parole le notizie sui fatti di Colonia potevano diffondersi solo così. Poi c’è un’elite, ma è solo una minoranza, che legge oltre, la maggioranza non sa farlo.

Interviene poi Vittoria Fiorelli (storica)che mette in evidenza come il corpo delle donne sia ancora la frontiera, il luogo in cui per eccellenza si costruisce il confine. Infine prende la parola Teresa Boccia, urbanista della Federico II, che sottolinea come nelle nostre città considerate sicure in realtà lo spazio pubblico non è mai stato delle donne, semplicemente le donne si autoregolano.

Chiude la prima parte della giornata l’intervento dell’Assessora alle Pari Opportunità del Comune di Napoli Simona Marino che propone il racconto Draupadi, della scrittrice Mahasveta Devi, contenuto ne “La trilogia del seno”. Draupadi è una guerrigliera che viene catturata e data in pasto all’esercito. Quando deve  presentarsi a giudizio la donna rifiuta di farsi vestire ed espone il proprio corpo martoriato al giudice che guarda scioccato il corpo della donna senza riuscire a riconoscerlo come tale. Si tratta di un racconto estremamente significativo di come il corpo della donna venga prima reso oggetto, perché è troppo difficile riconoscerne e accettarne la differenza, e poi, proprio perché reso oggetto, diventa non riconoscibile come corpo. Racconto purtroppo ancora appropriato alla situazione attuale in cui il corpo delle donne è ancora merce, come da sempre, da quando il patto sociale fondativo ha escluso le donne dal potere attraverso la mercificazione del corpo.

La giornata è proseguita con una tavola rotonda nel pomeriggio coordinata da Annamaria Crispino, direttora della rivista “Legendaria”.

QUESTIONI DI GENERE

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