Il tribunale di Nola ha accolto il ricorso di due lavoratori di Pomigliano che non erano stati pagati dalla Tnt mentre svolgevano l’incarico di rappresentante di lista durante le elezioni regionali del 2010.
Può fare giurisprudenza la sentenza appena resa nota dalla sezione lavoro del tribunale di Nola. Perchè stabilisce un principio, che è il seguente: il lavoratore che durante le elezioni decide di andare a svolgere l’incarico politico di rappresentante di lista di un qualsiasi partito deve essere comunque retribuito dall’azienda da cui dipende. Lo ha stabilito il giudice del lavoro Domenico Dente Gattola, che ha condannato la Tnt, azienda terziarizzata Fiat, al pagamento dei permessi elettorali a due suoi operai nonchè rappresentanti di lista ai quali era stato rifiutato il compenso.
La vicenda risale alle elezioni regionali della Campania tenute nel 2005. In quell’occasione molti lavoratori della più grande fabbrica metalmeccanica del Mezzogiorno, la Fiat di Pomigliano, appunto, chiesero il permesso, retribuito per contratto nazionale, di seguire le operazioni di votazione e scrutinio nei vari seggi dislocati nella regione. Ma varie aziende che lavoravano per conto del Lingotto, nel perimetro dello stabilimento napoletano, decisero di non pagare i permessi elettorali. Ne nacque una dura polemica. Il no alla retribuzione dei permessi toccò anche a due lavoratori assistiti dall’avvocato Arcangelo Fele, legale del sindacato degli autorganizzati, lo Slai Cobas. Entrambi, un impiegato e un operaio, avevano svolto gli incarichi di rappresentanti di lista alle elezioni durante le regionali campane del 2005.
Ma non erano stati pagati dalla Tnt, la ditta di movimentazione dei materiali Fiat, le cui attività sono poi state assorbite completamente prima dalla Dhl e infine dal Lingotto. Quindi, il ricorso al tribunale e, dopo otto anni, la sentenza. ” Il comportamento dell’azienda è stato illegittimo perchè viola le norme che regolano il diritto dei lavoratori impegnati nel servizio elettorale – scrive nel dispositivo rilasciato ieri dal tribunale di Nola il giudice Dente Gattola – anche la Cassazione – aggiunge il magistrato – ha riconosciuto che il diritto alla retribuzione dei lavoratori chiamati ad adempiere alle funzioni elettorali spetta anche ai rappresentanti di lista che realizzano, come componenti del seggio elettorale, un interesse pubblico”.
“E’ una vittoria della democrazia e della libertà – commenta Vittorio Granillo, leader locale dello Slai – che sbugiarda anche l’ipocrisia di partiti e sindacati che preferirono non fare causa “. La polemica sui permessi elettorali retribuiti era stata innescata dalla Fiat in quegli anni. L’intento dell’azienda era di evitare abusi nell’uso indiscriminato di questi permessi. Il divieto di retribuire i lavoratori con mansioni di rappresentanti di lista è quindi scattato con il nuovo contratto specifico dell’auto, nel 2010. Poi però la clausola è stata eliminata, nel marzo di quest’anno. ” Proprio quando – eccepisce Granillo – ormai si sapeva che avremmo vinto la causa. Intanto nelle prossime settimane – annuncia il leader sindacale – andranno a sentenza innumerevoli cause a tutela dei diritti di “tutti” i lavoratori e contro molteplici violazioni Fiat sia nello stabilimento di Pomigliano che in quello di Nola “.