AL CAIVANOARTE IL PRIMO DISCO DEGLI R&FUSION

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Sabato 12 Marzo all’ Auditorium CaivanoArte gli R&Fusion presenteranno il loro primo disco: “Dalla terra dei fuochi”. I cinque musicisti hanno scelto come tema della serata l”Appartenenza.

In un bar del centro a Somma Vesuviana chiacchiero un po’ con Emanuele Ammendola, contrabbassista e voce del gruppo emergente R&Fusion che sabato prossimo, il 12 marzo, presenterà al CaivanoArte il suo primo disco, prodotto da Gianfranco Portogallo che verrà distribuito nei punti vendita Euronics a marchio Tufano in tutta l’Italia e nel punto vendita Feltrinelli di Afragola.

Chi sono gli R&Fusion?
“La storia de gruppo è una storia fatta di ritorni e coincidenze. L’attuale formazione ha avuto vita meno di due anni fa, nel settembre 2009”. Il racconto di Emanuele inizia 10 anni fa quando insieme a Pietro fonda il suo primo gruppo. Fine anni novanta, un liceo della provincia napoletana. Pietro ha la sala prove e la batteria, Emanuele ha il basso elettrico e tante idee da musicare. Nascono gli R&FusiOn (in napoletano Arrefuscion). Mai nome fu più appropriato, i ragazzi “arrefusero” e non si videro più per anni. Poi in un bar del centro a Napoli con Luca Di Sieno, Emanuele ridà vita agli R&FusiOn iniziando a lavorare al brano “Aveto e Forte”, “Ninno”, “Cantame”, pezzi contenuti nel disco che proprio ora sta uscendo dalla sala di incisione.

Pian piano il progetto prende forma si aggiunge Marco Fiorenzano giovane stella del piano jazz napoletano. Poi il momento cruciale del rincontro. Serve un batterista. Emanuele già sa che solo Pietro poteva essere il batterista, proprio con lui quei pezzi erano nati. Così dopo 10 anni Pietro ed Emanuele tornano a suonare insieme, il quartetto non solo aveva trovato il suo batterista, ma molto di più. Pietro diventa il collante con gli altri musicisti. Emanuele mi racconta “io e Pietro ci conosciamo da una vita. Scuola insieme, entrambi acquario entrambi mancini! Vedi già quante cose vissute insieme!” Poi arriva il sassofono, suonato da Paolo Pironti (anche lui acquario) che con la sua contagiosa risata sancisce la definitiva formazione, e gli R&Fusion sono pronti per il disco.

A questo punto Emanuele mi racconta di più “essere bravi non è l’unica cosa, per noi, neanche la più importante, il segreto del gruppo è l’empatia. Ci capiamo subito. I pezzi nascono facilmente, uno di noi porta una suggestione, un’idea, qualche nota, la propone e subito riusciamo a tirarne fuori un pezzo. Siamo tutti musicisti professionisti ma conserviamo lo spirito di gruppo delle band non professioniste, a cui a volte manca la tecnica ma che hanno il trasporto e la passione. La nostra alchimia è questa. Siamo un gruppo. Forse perché per il primo anno abbiamo provato e mangiato, abbiamo condiviso molto non solo la musica e questa condivisione umana emerge nella musica che facciamo. È un incontro di persone che si considerano prima come persone e poi come musicisti. La partenza è questa. Condividere il tempo con le persone ha fatto la differenza.”

Il titolo del disco “Dalla terra dei fuochi”, dà un forte segno del radicamento nel territorio …
“Si. Noi ci sentiamo visceralmente uniti al territorio. Il titolo dell’album rappresenta il famigerato perimetro all’interno del quale siamo nati. Anche il nostro nome R&Fusion non è soltanto ricerca e fusione ma è, in napoletano, la dichiarazione di sapere che si può . È incredibile quante siano le coincidenze che hanno portato a questo disco. Per esempio io me ne volevo andare da Napoli, ho tentato a Ginevra, a Barcellona, mi dicevano che ero bravo ma c’era sempre qualcosa che mancava perché musicalmente io sono un ibrido, ho studiato jazz e classica. Poi, contro ogni scommessa, siamo riusciti a fare un disco in mezzo al deserto! Ti racconto solo questa: dovevamo scegliere un tema che unificasse tutti gli artisti presenti per la serata del dodici marzo, pensiamo un po’ e decidiamo: l’appartenenza. È un tema che ci convince tutti.

“ Dopo poco inizio un corso sulla comunicazione. Il tema trattato è l’appartenenza. Ormai siamo talmente radicati in questo territorio che tante cose tornano. Come dall’inizio. Tutto in un cerchio come con il ritorno di Pietro che ha fatto da volano per il gruppo. E da lì sono iniziati i concerti, le serate, i festival. In 1 anno e mezzo abbiamo girato 2 video, vinto il Tour Music Festival con un pezzo che è nato quasi lì per lì …”

I brani contenuti nel disco sono 9, di cui 2, “Ninno”, dedicata a Mimmo Beneventano e “Cantame” scritte da tuo fratello, Eduardo Ammendola, giovane medico e attore, gli altri testi sono tuoi, eccezione fatta per “150 anni”, scritta da Pietro. A pochi giorni dai 150 anni dell’unità d’Italia un rap contro l’unità …
“Si. La canzone canta 150 anni di vessazioni e umiliazioni. Ma come dice il testo non siamo né malinconici né borbonici. Noi ci sentiamo italiani, anzi l’unica cosa che ci salva in Campania è che siamo in Italia. Ma guarda cosa sta succedendo. Proprio ora che si parla della “festa” dell’Unità esce fuori che c’è chi non la vuole festeggiare. Escono le tante ragioni per cui l’unità non c’è! Ma la storia che è stata scritta sui libri ha cancellato quello che è stato. L’Italia è stata fatta dalle persone e dalle storie locali, il sud era un sud ricco, non era il simbolo del degrado che viviamo noi oggi. A Torino c’è il museo del Lombroso, che ha sancito che per la fisionomica al Sud ci sono solo criminali. Può l’Italia consentire questo? Anche qui torna il nostro motivo più forte: se non si alimenta l’appartenenza non ci può essere unità”.

Le nove tracce verranno presentate nello spettacolo tra proiezioni, mostre e sortite teatrali, quali saranno gli altri artisti che vivranno con voi la serata del 12 marzo a CaivanoArte?
“Per il momento abbiamo sicuramente una mostra di quadri, ci saranno Walton Zed, Carla Marciano, Alessandro Saviano, Cesare Panaccione. Poi ci sarà l’esposizione di due fotografe che hanno curato l’immagine per il disco, Annamaria Mura e Serena Marra, ci sarà anche la presenza di altre associazioni con cui condividiamo molto: Zazà, negozio di prodotti del circuito equo e solidale e l’associazione culturale Magmamà. Ma ti do una notizia, il 12 suoneremo anche un pezzo che non abbiamo inserito nel disco.”
(Fonte Foto: Rete Internet)