Il Comune di Nola vanta sicuramente un record, quello dell”Amministrazione comunale commissariata più a lungo per infiltrazioni della camorra, dal 1993 al 1997. Il 23 agosto del 1993 il consiglio comunale di Nola viene sciolto, con decreto del Presidente della Repubblica, perchè, “la permeabilità degli organi elettivi del Comune di Nola alle infiltrazioni camorristiche si rileva da numerose circostanze dalle quali emerge che alcuni amministratori risultano intrattenere rapporti con appartenenti ad associazioni malavitose, con pregiudicati ed anche contatti diretti con il boss della camorra locale Carmine Alfieri”.
Prima dello scioglimento era intervenuta anche la magistratura, il 9 giugno 1993, con sette ordinanze di custodia in carcere nei confronti di amministratori e dipendenti comunali, in uno con il boss Carmine Alfieri. La vicenda su cui è intervenuta la magistratura e che poi sarà il fulcro del decreto di scioglimento è quella di una concessione edilizia, in un”area di circa 24.000 metri quadrati, in località “feudo di Cannice”, a favore di Carmine Alfieri, in deroga al PRG vigente e appena approvato e nonostante il parere sfavorevole del commissario ad acta del PRG.
Un piano regolatore tormentato, che nessuno voleva, tanto che il progettista, per salvarlo dalle manipolazioni, era stato costretto a depositarlo presso un notaio. La Commissione di accesso agli atti registra che praticamente tutte le attività amministrative, a cominciare dagli appalti per finire a concessioni e autorizzazioni, sono contrattate con gli esponenti della malavita, sia del clan Alfieri che del clan-famiglia Russo. Dopo 18 mesi, nel marzo del 1995, lo scioglimento del Comune viene prorogato di altri 12 mesi, caso assolutamente inconsueto, nonostante fortissime pressioni dei politici, deputati e senatori, locali. Queste pressioni raggiungono però l”obiettivo di far accorciare i tempi, per cui il 24 novembre 1995 si va al rinnovo del Consiglio comunale con elezioni amministrative.
Ma la situazione di condizionamento non cambia e il 26 aprile del 1996 il Comune di Nola viene nuovamente sciolto, anche perchè la Direzione Distrettuale Antimafia rileva che le stesse elezioni amministrative sono state pesantemente condizionate dall”intervento dei clan camorristi. Nei pochi mesi di governo, l”amministrazione comunale dimostra di non essere capace di svincolarsi dalle pressioni della camorra. Il rinnovo dell”appalto per la riscossione dei diritti di macellazione, del foro boario e della Tosap, ad esempio, favorisce la stessa ditta che, prima del commissariamento, gestiva l”appalto a condizioni estremamente vantaggiose per la ditta stessa, con notevole perdita per il Comune. Allo stesso modo, nel settore edilizio si riscontra una illegale applicazione delle procedure relative alla definizione degli oneri di urbanizzazione e dei costi di costruzione, con mancata riscossione degli oneri. La situazione non cambia, nel nolano, dopo l”arresto di Carmine Alfieri.
Il potere camorrista passa nelle mani dei Russo, che hanno il loro feudo a S.Paolo Belsito ma che stendono le loro mani anche su Nola, e in particolare sull”amministrazione comunale. Nell”ordinanza che nel 2008 pone sotto sequestro i beni dei Russo, per un ammontare di 300 milioni di euro, si legge che il clan Russo sosteneva propri candidati al Consiglio comunale, attraverso un proprio affiliato, Franco Cutolo: “l”interesse del Cutolo alle ultime elezioni amministrative, del 2005, tenutesi in Nola, nonchè il suo appoggio a candidati della lista capeggiata dal Sindaco di Nola, Felice Napolitano, non può che essere ricondotto alla volontà dello stesso: di condizionare o comunque indirizzare l”attività amministrativa ..al fine di poterne trarre vantaggi, nell”interesse proprio e dell”organizzazione di appartenenza”. Non sono quindi bastati quasi cinque anni di commissariamento del Comune per liberare Nola dal controllo camorrista.
Forse lo strumento dello scioglimento è inadeguato, anche perchè non cancella dalla vita politica i collusi e i conniventi, ma per quanto riguarda Nola bisogna considerare anche silenzi e connivenze di più alto livello. È incredibile, infatti, la disattenzione della stessa Commissione nazionale Antimafia, come degli organi governativi su un contesto che è stato interessato da grandi interventi ed enormi finanziamenti pubblici, molti dei quali realizzati con preoccupanti forzature amministrative, con le imprese della camorra a farla da padrone in tutti i subappalti e le forniture.
LA PRIMA TAPPA
LA SECONDA
LA SANITÁ NON È DA MENO
COMUNI SCIOLTI PER CAMORRA-3/A TAPPA
STORIA DEL 1900
Di Ciro Raia
Nel campo della cultura e delle arti, l”inizio del secolo segna il trionfo della lirica. Proprio agli albori del secolo, il 14 gennaio, al teatro Costanzi di Roma, c”è grande attesa per la prima della Tosca di Giacomo Puccini. Un grandioso omaggio è tributato, poi, in tutti i teatri italiani alle opere dello stesso Puccini ed a quelle di Giuseppe Verdi, Pietro Mascagni e Richard Wagner.
Intanto nei teatri si perfezionano nuovi percorsi centrati sulla famiglia borghese; nascono i primi tentativi di teatri stabili. Al teatro Valle di Roma riscuote grande successo l”attore Ermete Novelli. Non minor successo arride al commediografo Giuseppe Giacosa ed all”attore Ermete Zacconi. Per non parlare, poi, dell”arte sprigionata dalla divina Eleonora Duse, la musa ispiratrice di D”Annunzio.
Nel campo delle lettere, a raccontare la vita di tutti i giorni o a dare voce alle istanze di progresso e di rinnovamento, ci sono Antonio Fogazzaro (“Malombra”, “Piccolo mondo antico”, “Piccolo mondo moderno”, “Il Santo”), Giovanni Pascoli (“Myricae”, “Canti di Castelvecchio”, “Poemi conviviali”), Benedetto Croce (“Storia d”Italia”, “Storia del Regno di Napoli”, “Storia d”Europa del secolo XIX”) e Grazia Deledda (“Elias Portolu”, “Canne al vento”, “Marianna Sirca”).
A Firenze, nel 1900, a distanza di cinque anni dall”invenzione dei fratelli Lumière, si apre la prima sala cinematografica stabile, la Edison. C”è molta diffidenza ed il pubblico stenta ad affollarla: teme il buio ed i malintenzionati. In ogni caso, l”accesso alla sala oscura non si addice alle donne perbene, anche se accompagnate da mariti o fidanzati!
Solo nel 1905, però, si gira La presa di Roma, il primo film a soggetto del cinema italiano. Il regista, Filoteo Alberini, attraverso la macchina da presa, racconta la conquista risorgimentale di Roma e la presa di Porta Pia.
I governi, in ogni caso, sono subito attenti a che non siano turbate le coscienze degli spettatori. Al popolo che affolla le sale cinematografiche, infatti, bisogna evitare la visione di “famosi fatti di sangue, di adulteri, di rapine e altri delitti, rendendo odiosi i rappresentanti della pubblica forza e simpatici i rei; con ignobili eccitamenti al sensualismo, provocati da episodi nei quali la vivezza delle rappresentazioni alimenta immediatamente le più basse e volgari passioni, ed altri da cui scaturisce un eccitamento all”odio tra le classi sociali ovvero un”offesa al decoro nazionale”.
A CHE COSA SERVONO I PARCHI NAZIONALI E REGIONALI?
La salvaguardia del territorio è un dovere delle Pubbliche Amministrazioni, non solo dello Stato. In Italia, poichè le amministrazioni locali sono, generalmente, dedite al saccheggio sistematico del territorio, nel senso che permettono ogni sorta di abuso da parte dei singoli cittadini come da parte di imprenditori malavitosi, quando non criminali, vuoi per convenienza elettorale, vuoi per connivenza e complicità, naturalmente ben pagata, vuoi per diretto interesse speculativo, lo Stato è intervenuto con strutture di controllo principalmente votate alla repressione. Queste strutture, dalle ARPA alle Autorità di bacino, hanno compiti di controllo sull”uso del territorio e sulla sua corretta gestione ambientale.
Altre strutture, come i Parchi, nazionali e regionali, hanno invece il compito della salvaguardia e della valorizzazione del territorio. Una salvaguardia non solo naturalistico-ambientale ma che si estende alle tradizioni popolari, all”artigianato, ai monumenti, alla storia civile e dei costumi, alla memoria del territorio e delle sue popolazioni, che dovrebbero fare da base di ogni proposta di valorizzazione, anche economica oltre che culturale, del territorio-parco.
In realtà, per ragioni quasi tutte legate alla gestione politica delle nomine dei responsabili, presidenti e direttori tecnici, e ai difficili rapporti con le Amministrazioni locali e le Comunità montane coinvolte, i Parchi, nazionali e regionali, hanno svolto, con difficoltà e senza grandi risultati, soprattutto attività di controllo e di salvaguardia del territorio, mentre sono del tutto mancati per quanto riguarda la promozione e la valorizzazione del territorio: a meno di non voler considerare come successo gli scarsi numeri di visitatori “stranieri” legati alle iniziative enogastronomiche e alle strutture agrituristiche, non sempre di alto livello qualitativo, o la moltiplicazione delle sagre paesane, capaci solo di attrarre gente dal circondario.
Ora, senza voler parlare del Messico, dove i parchi, soprattutto quelli marini, sono diventati una eccellenza turistica capace di rivaleggiare con i giacimenti archeologici maya, negli Stati Uniti, i parchi naturalistici attirano milioni di visitatori da tutto il mondo: lo Yosemite National Park, 4 milioni; Yellowstone, 6 milioni; Zion National Park, 4 milioni, e così di seguito per i parchi del Colorado e della California.
Il problema è l”organizzazione finalizzata alla tutela e alla salvaguardia ma attraverso una valorizzazione che produce enormi ricadute economiche sui territori interessati. Per ottenere questi risultati il parco è il nodo centrale di una rete che raccorda e collega tutte le eccellenze del territorio e di quelli limitrofi.
Forse gli assessori alla cultura dei Comuni delle aree parco, insieme agli assessori provinciali e a quello regionale, oltre che ai presidenti e ai direttori generali dei parchi nazionali e regionali, dovrebbero farsi il tour turistico di venti giorni che permette di visitare tutti i parchi nazionali più importanti degli Stati Uniti: vedrebbero almeno come si possano valorizzare i parchi, assicurandone la più rigida tutela e salvaguardia, creando economia, occupazione, possibilità di impresa, sviluppo. È semplicemente paradossale che un territorio come quello vesuviano, tanto per fare un esempio, con una tale ricchezza di eccellenze culturali, monumentali, paesaggistiche, non riesca a dar vita ad una attrazione turistica capace di far fermare per più giorni i milioni di turisti mordi e fuggi del Vesuvio, di Pompei ed Ercolano.
Negli Stati Uniti i turisti, visitando i parchi, si fermano, mangiano, acquistano, pernottano, visitano, Durango e Cheyenne, località note solo per alcuni film western: quale dei Comuni vesuviani ha mai visto una comitiva di turisti fermarsi, pernottare, andare a cena, fare acquisti, visitare monumenti di assoluto valore storico e culturale? È colpa del destino cinico e baro, o dell”incapacità delle persone che vengono pagate senza mai verificare i risultati conseguiti?
I PRECEDENTI APPUNTAMENTI DELLA RUBRICA
L’UNIVERSO FEMMINILE NEL 1900
Di Ciro Raia
Un deputato nativo di Brindisi, Salvatore Morelli, ben vent”anni prima che il nuovo secolo vedesse la luce, aveva condotto in Parlamento grandi campagne a favore della donna. Egli era considerato un pazzo. Ma, intanto, si batteva con perseveranza e coraggio per la diffusione dell”istruzione popolare nelle campagne, per un”inchiesta parlamentare sulla corruzione nella Manifattura Regia dei Tabacchi, per la tutela del lavoro delle donne e dei fanciulli, per il riconoscimento del diritto di voto alle donne, per la parità di diritti e doveri tra coniugi.
Nonostante questi tentativi pregressi, però, i tempi sembrano ancora troppo bui, per poter riconoscere alla donna diritti civili e politici. A tal proposito la rivista dei gesuiti, Civiltà Cattolica, aveva, anzi, scritto: “Iddio scampi le fanciulle da quella educazione che il deputato Morelli desidera di vedere attuata legalmente al fine di preparare numerose sorelle alla Massoneria maschile!”.
Anche il capo del governo, Giuseppe Zanardelli è contrario sulla proposta di riconoscere il voto all”universo femminile. Il primo ministro sostiene che non è possibile far votare le donne, “perchè così vuole la grande tradizione [:]. Sia pure che la donna possa votare con perfetta intelligenza, con piena indipendenza, ma a quest”ufficio non è chiamata dalla sua esistenza sociale”.
Ma tuttavia qualcosa, anche se lentamente, sta cambiando nell”universo femminile. Nel 1904, infatti, per la prima volta, le donne sono ammesse alla professione di avvocato. L”inserimento nel mondo delle professioni consente di guardare non più alla donna come al tradizionale angelo del focolare. Anche le donne operaie conquistano la consapevolezza dei propri diritti e non esitano a manifestare in azioni di sciopero. Testimonianza è l”azione delle sigaraie della Manifattura Tabacchi di Venezia che, inaspettatamente, protestano contro i datori di lavoro e fronteggiano violentemente le compagne crumire.
Nel 1906, poi, da Torino parte uno sciopero rivoluzionario. Le operaie del settore tessile e cotoniero, infatti, chiedono la riduzione della giornata lavorativa da 11 a 10 ore. Il rifiuto dei datori di lavoro provoca manifestazioni di solidarietà in tutto il paese, dove monta una protesta forte, che, spesso, sfocia anche in scontri armati. L”incandescente situazione venutasi a creare impone agli industriali di ridurre l”orario di lavoro. È una grande vittoria della classe operaia!
“CI DOBBIAMO MANGIARE TUTTA NAPOLI”
Come già avevo anticipato nell”articolo in cui parlavo dello scioglimento dell”ASL NA 4, anche l”ASL NA1, la più grande Azienda sanitaria d”Europa, è finita, e non è la prima volta, in una bufera giudiziaria dai risvolti inquietanti. Non solo tangenti ed appalti e imprese più o meno riconducibili a personaggi legati ad ambienti criminali che contano, quando si parla di ASL, di Aziende Ospedaliere e, in generale, della Sanità, come Fabbrocino e Mazzarella, ma anche professionisti notoriamente legati a cosche politiche, non saprei come meglio definirle, che nella sanità campana fanno il bello e il cattivo tempo praticamente da quando la competenza sanitaria è passata dalle Province alla Regione.
Professionisti, nella veste di dirigenti, funzionari, tecnici della ASL NA 1, che non solo truccavano gli appalti, accordandosi con imprenditori massicciamente presenti in tutte le ASL della Campania e delle regioni limitrofe, ma le gestivano al rialzo per far lievitare i prezzi dell”aggiudicazione e quindi delle tangenti che raggiungevano il 25 e anche il 30% dell”appalto. Talmente avidi e sicuri dell”impunità da parlare liberamente al telefono delle percentuali delle tangenti ma anche dei sostanziosi anticipi necessari per far viaggiare le procedure di assegnazione,fino ad affermare che “ci dobbiamo mangiare tutta Napoli”.
Tanto sicuri di essere intoccabili, da vantarsi di essere dei veri professionisti nell”alterazione e nel controllo delle gare d”appalto. Anzi, uno di loro, si vantava addirittura di essere il Number One della manipolazione degli appalti. Agli arresti in carcere sono finiti i funzionari del Servizio Tecnico Manutentivo, Bruno Sielo, Alfonso Sabatino e Giuseppe Di Costanzo; l”imprenditore e amministratore della Stelmed, Ferdinando Salemme, l”amministratore della Bia Bioinarch, Alfredo Polizza. Agli arresti domiciliari sono finiti, invece, il direttore pro tempore del Servizio Tecnico Centrale della ASL NA 1, Claudio Ragosta, un funzionario dello stesso ufficio, Giuseppe Fedele, l”amministratore delle società affidatarie di appalti, Tnt Service srl, Edilizia Service srl e Edil Service srl, Paolino Napoletano, e l”impiegata Anna Di Sarno, responsabile dell”ufficio gare di appalto della Bia Bioinarch.
Al Ragosta è stata anche sequestrata una imbarcazione del valore di 400.000 euro, dal nome singolare, “Canaglia II”. Sono stati, invece, interdetti dai pubblici uffici, l”ing. Raffaele Ruggiero, attuale comandante dei Vigili del Fuoco di Perugia, Patrizio Vento, impiegato del Servizio Tecnico della ASL, Vincenzo Tafuri, funzionario del Comune di Napoli. Una vera e propria associazione criminale di “colletti bianchi”, sia pure molto sporchi, che dalle inchieste della magistratura sembra operasse in assoluta autonomia, tanto che nessuno dei vertici amministrativi della ASL NA 1 è stato chiamato in causa o inquisito.
Ora, è vero che si tratta dell”Azienda sanitaria più grande d”Europa, ma appare abbastanza incredibile che le direzioni amministrativa e contabile, oltre allo stesso manager, potessero essere all”oscuro delle procedure messe in atto dalla direzione tecnica. Appare, altresì. poco comprensibile il fatto che non si sia proceduto all”invio di una commissione di accesso agli atti per verificare se le procedure anomale evidenziate dalla magistratura non fossero state adottate anche in altre occasioni e relativamente ad altre tipologie di appalti, o, addirittura, non fossero diventate la regola nell”intera ASL NA 1. Per la ASL NA 4 bastò molto meno per avviare le procedure di scioglimento per infiltrazioni camorriste.
Ma, evidentemente, l”ASL NA 1, come è stato per l”ASL NA 5, gode di privilegi e protezioni particolari, legati alle sue dimensioni, che ne fanno una straordinaria macchina di distribuzione di denaro pubblico e di raccolta di consensi elettorali. Ma è proprio attraverso questi meccanismi di corruzione che l”imprenditoria criminale si sta mangiando i fondi pubblici e, cosa ancora più grave, sta corrompendo le coscienze anche di coloro che, per cultura e posizione sociale, dovrebbero essere di esempio in tutte le iniziative per contrastare i poteri criminali.
IL PEZZO SULL”ASL NA4
ITALIA MISERA ED EMARGINATA
Di Ciro Raia
L”Italia del nuovo secolo vive tra molteplici contraddizioni. Emarginazione e miseria connotano la società italiana. L”emigrazione resta ancora l”unica speranza di riscatto. Dai porti di Genova e Napoli, su carrette pericolose e maleodoranti, si parte per la Merica, la terra del sogno, del nuovo mondo. Nel solo 1900 emigrano più di 350.000 italiani. Molti di essi trovano fortuna in America. Alcuni figli di emigrati diventano famosi come Fiorello La Guardia, sindaco di New York, Rodolfo Valentino, Frank Sinatra e Al Capone. Ma sono molto di più gli italiani che in America si trovano a mal partito e soffrono più che in madre patria.
Un emigrato in Brasile, Dante Dall”Ara, cosi scrive, nel 1902, ai suoi familiari a Rovigo: “Cara sorella Elvira, ti mando queste poche righe per farti conoscere a te e pure a nostra madre che io non mi scordai per niente della mia famiglia ma che forza maggiore impedisce. Prima di tutto tu farai sapere a mia madre che qui in America i guadagni sono più miseri che in Italia”.
E l”Italia di inizio Novecento è un paese prevalentemente agricolo, che comincia a beneficiare dell”accelerazione industriale. Le famiglie censite nel 1901 sono 7.145.000; di esse ben il 50% sono contadine. La povertà e l”indigenza continuano ad essere un possibile focolaio di rivolte, specialmente al sud. Anche l”istruzione difetta: oltre il 42,5% dei maschi italiani è totalmente analfabeta!
Ma la base culturale, sociale e politica della vita italiana è la famiglia borghese. Essa si raccoglie intorno alle donne di casa e si caratterizza per l”invadente moralismo di importazione inglese. Nella struttura familiare la donna è responsabile dell”andamento domestico. È la donna che pensa all”educazione dei figli, al decoro della casa, all”organizzazione –dove possibile- della vita mondana.
L”uomo, invece, si preoccupa essenzialmente del lavoro e delle attività esterne. Anche l”abbigliamento della famiglia borghese è indicativo dei diversi ruoli assunti: l”uomo veste con eleganti ma poco vistosi abiti grigi; la donna preferisce abiti pomposi, di gusto quasi orientale, meglio se arricchito da un brillante. Uomini e donne sfoggiano i primi orologi da polso. I polsi maschili sono stretti da robusti cronometri di acciaio bombato; i polsi muliebri, invece, mostrano sottili segnatempo montati su fili d”oro.
Nei salotti, regno dell”effimero e della frivolezza, non si contano i candelabri di bronzo dorato, i tappeti e gli amorini, le specchiere, i grandi ritratti a olio. E, intanto, l”altra faccia della famiglia italiana è quella segnata dalle lacrime, dai servizi di assistenza, dalla confusione dei refettori e dei dormitori pubblici. Molti sono i nuclei familiari, che si raccolgono intorno al soccorso offerto dalle parrocchie e dalle varie confraternite.
PILLOLE DI “900
POLITICA, CAMORRA, IMPRESE
L”uccisione del consigliere comunale Luigi Tommasino a Castellammare di Stabia apre improvvisamente scenari nuovi sui ragionamenti, riguardo alla camorra, che da molti mesi si portavano avanti, un po” a tutti i livelli, da quello degli organi di informazione a quelli della politica e della magistratura. Tutti sembravano ormai convinti che il problema-camorra si riducesse alla lotta contro i gruppi criminali, come i casalesi, che degli affari criminali, come estorsioni e traffico di droga, facevano la loro principale attività e proprio per raggiungere i loro obiettivi avevano messo sotto controllo “militare” il territorio.
Naturalmente la politica, per allontanare da sè gli sguardi e le inchieste, sostenuta anche da molti magistrati e, soprattutto, dalle Forze dell”ordine, spingeva nella direzione di bande criminali isolate ed estranee rispetto alle logiche economiche e politiche del territorio, “corpi estranei” da colpire e sradicare anche con l”aiuto dell”esercito. Qualche autore di successo metteva ulteriori rinforzi alla tesi della autonomia dei gruppi criminali, indicandoli come la nuova faccia del capitalismo aggressivo e vincente proprio perchè violento e criminale. I fatti di Castellammare, qualunque sia l”esito delle indagini giudiziarie, anche se spero che non si fermino ancora una volta all”individuazione degli esecutori materiali e dei mandanti criminali, dimostrano che, per capire la funzione della camorra, e, quindi, le stesse ragioni della sua esistenza, bisogna partire dai fondi pubblici e dalle manovre congiunte, a tenaglia, per gestirle a proprio vantaggio, messe in opera da parte della politica e dell”imprenditoria operanti sul territorio.
L”immagine della tenaglia vuol dire chiaramente che, se politica e imprenditoria sono i bracci della leva, la camorra è il fulcro che li tiene insieme e permette, ad entrambi, di raggiungere i risultati, schiacciare i concorrenti e appropriarsi della gestione dei fondi pubblici. Continuare a credere e a sostenere, come fa l”informazione, che la camorra sta solo nel braccio dell”impresa, fa comodo alla politica, che si erge sempre più spesso a difesa della legalità mentre rivendica la più ampia e incontrollata discrezionalità nella scelta dei progetti, dei partner e delle procedure per affidare i lavori. Senza il braccio della politica i fondi pubblici non sono nè raggiungibili nè utilizzabili: si tratta di una constatazione banale che però dice che la camorra sta in entrambi i bracci della tenaglia per afferrare le opportunità che i fondi pubblici mettono a disposizione.
La camorra è il fulcro che permette ad entrambe di agire all”unisono e per lo stesso scopo. A Castellammare, sulla base delle notizie che filtrano attraverso la stampa, si presentano due possibili scenari, considerato che sono in arrivo centinaia di milioni di euro da investire in opere che interessano sia la politica che l”impresa. Primo scenario: la condizione essenziale è la piena funzionalità dell”amministrazione, che però è in crisi e potrebbe sciogliersi: la camorra interviene per evitare che si vada ad elezioni anticipate; secondo scenario: la condizione essenziale è una nuova amministrazione comunale e un rinnovo del quadro politico; la camorra interviene per accelerare lo scioglimento dell”amministrazione e realizzare una situazione politica più favorevole.
Il problema, in entrambi gli scenari possibili, è chi spinge la camorra ad intervenire, fermo restando che entrambi i bracci della tenaglia sono indispensabili se si vuole afferrare qualcosa. Anche se fosse la camorra a comandare le operazioni, cosa che penso improbabile, comunque avrebbe bisogno, per raggiungere l”obiettivo di mettere in qualche modo le mani sul bottino degli investimenti pubblici, dei due bracci operativi della tenaglia: la politica e l”imprenditoria. Se fosse la camorra a comandare a Castellammare, ciò significa che ha già il pieno e totale controllo del braccio politico e di quello imprenditoriale. Appare più probabile che, a Castellammare, come accade anche altrove, a comandare siano la politica e l”imprenditoria, in stretta connessione tra loro ed, entrambe, “infiltrate” dalla camorra, usata anche come strumento mercenario per il raggiungimento degli obiettivi, i fondi pubblici.
Se si vuole spezzare questa connessione perversa che strozza la crescita e lo sviluppo del territorio, bisogna smontare la tenaglia, colpire tutti e tre i livelli, disarticolarne i rapporti: ma questo non può essere solo compito della magistratura; è tutta la “società civile” che deve promuovere un cambiamento reale e profondo del modo di fare politica e del modo di fare impresa, in un territorio segnato nel profondo da comportamenti e mentalità che possono ben essere definiti camorristici.
In altre parole: oltre al “fare” camorrista, va abbandonato anche il “pensare” camorrista.
CITTÁ AL SETACCIO
LA CHIESA NELLA STORIA DEL “900
di Ciro Raia
Anche la Chiesa è segnata da una successione di papi. Il 20 luglio del 1903, infatti, a 94 anni, muore il papa Leone XIII (cardinale Vincenzo Gioacchino dei Conti Pecci). La sua continua attenzione ai problemi del mondo del lavoro (Enciclica Rerum novarum, 1891) gli ha fatto conquistare l”appellativo di papa sociale. Leone XIII è stato l”interprete dell”impegno cattolico a vantaggio dei lavoratori; è stato il pugnace assertore di umane condizioni di lavoro nei campi e nelle fabbriche, in nome del solidarismo cristiano; è stato sempre pronto a migliorare le relazioni con gli stati europei. Leone XIII è stato anche il papa aperto alle innovazioni scientifiche; poco prima di morire, infatti, ha inciso su un fonografo l”apostolica benedizione.
A Leone XIII succede il cardinale Giuseppe Melchiorre Sarto, che, eletto il 4 agosto 1903, sceglie di chiamarsi col nome di Pio X. Si apre una nuova politica per la Chiesa. Si ritorna, infatti, al papato religioso, alla fede semplice. Con Pio X, che si distingue per le sue virtù morali praticate al limite dell”eroismo, si incentiva l”istituzione dei seminari regionali: costituiscono un baluardo al progresso delle idee e servono a formare le avanguardie della nuova fede. È Pio X che raccomanda la comunione quotidiana e che permette la prima comunione ai bambini, a partire dal settimo anno. Il papato di Pio X dura 11 anni, fino al 20 agosto 1914, giorno in cui papa Sarto muore.
In tempo, in ogni caso, per assistere alla tragedia di una guerra, che si sta combattendo sul fronte europeo. Inutile dire che il pontefice è addoloratissimo per quanto sta accadendo; in un colloquio con un porporato dice: “Preghi il Signore affinchè sia così buono da togliermi presto da questo calvario”.
In un tempestoso conclave –tenutosi nel mese di settembre dello stesso anno 1914- in cui emergono due cardinali moderati (Maffi di Pisa e della Chiesa di Bologna), è eletto papa il cardinale Giacomo della Chiesa, che sceglie di chiamarsi Benedetto XV. Il nuovo pontefice, dalla mente sveglia e aperta, conferma subito la sua fedeltà alla linea politica di Leone XIII.
LA STORIA DEL “900
LA CAMORRA NELLE ASL
di Amato Lamberti
Il “forziere” della camorra, in Campania, oltre ai Comuni, sono le ASL. Finora ne è stata sciolta, con decreto del Presidente della Repubblica, per pesanti e continuate infiltrazioni camorriste, solo una, caso unico in Italia, la ASL NA 4 con sede direzionale in Pomigliano d”Arco, ma che serve la popolazione di 35 Comuni compresi nell”area nolana, nell”area vesuviana e nell”area acerrano-pomiglianese, con un bacino d”utenza di circa 500.000 abitanti.
Si tratta di un territorio, come ampiamente esposto nella relazione ispettiva e documentato in numerosi atti giudiziari, caratterizzato dalla presenza di potenti clan camorristici dediti al controllo delle attività imprenditoriali e, soprattutto, alla gestione delle risorse pubbliche attraverso una vera e propria occupazione delle Amministrazioni locali, dal livello impiegatizio a quello dirigenziale, soprattutto per quanto riguarda gli Uffici Tecnici, fino al livello politico e amministrativo, attraverso pesanti condizionamenti dell”elettorato e dei Partiti politici. Nel territorio di competenza della ASL NA 4, sono stati sciolti, qualcuno più volte, per esteso e diffuso condizionamento da parte delle organizzazioni criminali, i Comuni: di Acerra, Pomigliano d”Arco, Nola, Volla, Ottaviano, San Gennaro Vesuviano, San Paolo Belsito, Terzigno, San Giuseppe Vesuviano, Poggiomarino, Casamarciano, Liveri.
Dodici Comuni, praticamente i più importanti, che gestiscono complessivamente qualche miliardo di euro in appalti esterni e spese di funzionamento ordinario, oltre a migliaia di dipendenti, incarichi e consulenze. Anche la ASL NA 4 gestisce appalti edilizi e di servizio per qualche miliardo di euro, oltre a migliaia di dipendenti, incarichi e consulenze.
“Gli elementi riscontrati in sede di accesso –recita il decreto di scioglimento- evidenziano la persistente capacità della criminalità organizzata di tessere rapporti in settori vitali della società civile, per distrarre a proprio profitto, anche per il tramite di ditte concessionarie degli appalti, ingenti somme destinate ad interventi di pubblica utilità”.
Per fare solo alcuni esempi, la commissione accerta che: il servizio “centro unico di prenotazione” è, in maniera continuativa, affidato ad una cooperativa tra i cui componenti figurano soggetti collegati a clan criminali; il servizio di pulizia degli immobili della ASL è affidato ad una ditta, la Gesap, che fa capo alla famiglia Napolitano, di cui è stata accertata la contiguità con il clan Alfieri; l”affidamento dei servizi informatizzati, disposto a trattativa privata limitata a due cooperative, alla Easy Service, tra i cui soci risultano Lucio D”Avino, Vincenzo Filosa e la nipote di “Dominic”, alias Domenico Cennamo, tutti collegati ai clan camorristici D”Avino, Cennamo e Alfieri; l”affidamento del servizio di trasporto dei rifiuti ospedalieri ad una ditta, Langella di Cercola, il cui amministratore unico è gravato da numerosi precedenti penali per reati contro l”ambiente e viene ritenuto contiguo a un clan criminale.
La ditta che si è aggiudicata la gara per la fornitura dei pasti, la “All Service” di Arzano, era gravata da interdittiva antimafia, come pure quella successivamente subentrata, la M&C; gli appalti di manutenzione ordinaria e straordinaria sono generalmente affidati direttamente, senza gara, anche per importi di notevole entità, in deroga ad ogni disposizione in materia di appalti pubblici. Praticamente, come si può ben vedere, tutte le attività economiche dell”Ente sono gestite dalla camorra. E per stare, evidentemente, più tranquilli, gli amministratori hanno pensato bene di affidare anche la sorveglianza alla camorra: l”istituto di vigilanza “Il Gatto” risulta, per i commissari, gestito da esponenti del clan Galasso; l”International Security Service e la sua costola l”Oplonti, di proprietà di persona inquisita per camorra e indicato da un pentito come vicino al clan Autorino.
Sugli amministratori le indagini non sono mai andate avanti nonostante che la commissione di accesso, utilizzando anche rapporti dei carabinieri, avesse individuato contiguità e parentele con esponenti di primo piano dei clan criminali. Molti dirigenti e funzionari risultano, inoltre, proprietari di case di cura private, sovvenzionate senza controlli da parte della stessa ASL, delle quali sono azionisti, quando non proprietari occulti gli stessi capi dei clan malavitosi. Ma l”ASL NA 4 non è un caso anomalo. Anche per l”ASL NA 5 era stato proposto l”avvio della procedura di scioglimento, ma le forze politiche interessate hanno fatto muro e hanno ottenuto che non si avviasse il procedimento. La stessa ASL NA 1, la più grande e indebitata d”Italia, è finita più volte in indagini della magistratura per appalti a ditte collegate a clan criminali.
Ma la politica, e in particolare alcuni partiti, non hanno nessuna intenzione di fare chiarezza. Troppi gli interessi in gioco, troppe le complicità e le connivenze della politica con i clan criminali, che intanto continuano tranquillamente a mungere le vacche sacre delle risorse pubbliche che sono le ASL e i Comuni. Con buona pace dei cittadini chiamati a risanare la voragine del debito sanitario che intanto continua ad ingrassare i clan criminali e i loro sodali, politici e amministratori pubblici.
STORIA DEL “900. IL TERREMOTO DI MESSINA
La poetessa Ada Negri, con pochi e toccanti versi, esorta la popolazione ad aiutare i superstiti: “Fratelli in Cristo destatevi dal sonno andate a soccorso con zappe e leve con pane e vesti./ Nelle lontane terre dell”arsa Calabria crollano ponti e città i fiumi arretrano il corso sotto le case/ travolte le creature sepolte vivono ancora chissà./ Batte la campana a storno./ Pietà fratelli, pietà”.
Scatta una grande gara di solidarietà. Il re e la regina Elena si recano sui luoghi del sisma; navi russe, francesi, tedesche, greche, spagnole e di altre nazionalità raggiungono le sponde martoriate, portano i primi aiuti e dispongono che i propri equipaggi siano i coordinatori degli aiuti.
Il governo italiano, presieduto da Giolitti, decreta nuove tasse da destinare alla ricostruzione dei luoghi distrutti dallo tsunami. Il Senato, da parte sua, vara un progetto di legge a favore di Messina e di Reggio. Non mancano, però, le critiche. Molti giornali, infatti, criticano l”inasprimento delle imposte e ricordano che, in precedenti ed analoghe situazioni, il governo ha male amministrato i fondi raccolti per aiutare le popolazioni colpite da calamità naturali.
Molti attacchi, poi, sono rivolti alla Marina italiana colpevole di non essere stata pronta negli aiuti e di essere arrivata molto dopo le squadre navali degli altri paesi.
Comincia una lenta opera di ricostruzione. Molti sono del parere che specialmente la città di Messina debba essere ricostruita da altra parte ma gli abitanti sopravvissuti si ribellano. Allora, demolite le case pericolanti, per far fronte ai bisogni più immediati, si dà luogo alla costruzione di baracche di legno in cui sono ospitate intere famiglie. Le lungaggini burocratiche, la miopia politica, però, fanno in modo che quelle baracche divengano il segno distintivo (negativo) della mancata ricostruzione.
Molte casupole di legno, infatti, nate per far fronte ad una grave emergenza, sopravviveranno negli anni, sfideranno l”ingiuria di altre calamità naturali e delle conseguenze della seconda guerra mondiale ed approderanno sino alla soglia del terzo millennio!

