Il 25 Aprile mi e Ci piace , ne abbiamo bisogno di avere un giorno per celebrare i nostri ricordi legati alla Resistenza. Perché si tratta di vita, della nostra vita, nella vita della Repubblica. Noi tutti abbiamo ereditato una festa, la festa della Resistenza e della Nazione: e questa festa ci insegna che la libertà non è mai definitiva, va coltivata, protetta e trasmessa.
Ed è per questo che celebriamo il 25 Aprile, non per fermarci al passato, ma per guardare al futuro con responsabilità. La resistenza dei partigiani fu un atto di coraggio ma anche un grande simbolo di speranza per una Italia libera e democratica
Oggi come allora scegliamo la libertà , la difesa dei valori e dei principi costituzionali che rappresentano le radici della nostra Democrazia. E allora è certo che la festa del 25 Aprile è divisiva, divide nel modo più chiaro , più ovvio, chi lavora per la vita della Repubblica democratica da chi lavora per la sua fine.
Ho letto con la dovuta attenzione l’articolo di Ciro Raia , Presidente dell’ANPI Regionale, ed ho colto nelle premesse una certa amarezza e dispiacere nel non poter festeggiare questo Ottantesimo Anniversario in modo pieno e gioioso.
Effettivamente, cade questo 80esimo in un particolare momento carico di tensioni politiche, sociali culturali. Funestato per di più anche dalla morte del Santo Padre Papa Francesco. Le sconsiderate guerre in corso nel mondo , i tanti morti , le sofferenze, le distruzioni materiali non sembrano esaurirsi in tempi brevi; anzi prosegue la micidiale corsa agli armamenti. In questo contesto si stanno accentuando le distanze tra le aree ricche e povere del mondo , con drammatici esodi biblici di uomini , donne, bambini.
Con la sconfitta del nazifascismo e la fine della seconda guerra mondiale sembrava che si potesse dare vita ad una storia nuova, contrassegnata dal superamento di pulsioni nazionalistiche e da logiche di violenza diffusa. C’è voluto poco per rendersi conto delle nuove realtà che si stavano profilando, con vecchie e nuove ingiustizie sociali e sempre maggiore distanze tra Paesi ricchi e quelli poveri, ampiamente e preventivamente denunciate da Papa Bergoglio nella sua Enciclica “Laudato SI’.
In questa nostra Società che si incattivisce ogni giorno di più , egoismi, individualismi ,terrorismi, cupidigie tecnocratiche , sembrano affermarsi come valori dominanti . La solidarietà ,l’onore e la dignità umana non vengono più considerate come virtù ma addirittura disprezzate. A volte penso che dovremmo ritornare a rivivere il clima unitario di passione civile e di responsabilità che consentì la sconfitta del nazifascimo.
L’opinione pubblica purtroppo appare confusa, distratta ed assente, quasi a voler dimenticare le sofferenze procurate dai fascisti , dai nazisti e dalla guerra. Attenzione però, il non voler ricordare ,il non voler portare memora è molto pericoloso per la Democrazia, perché metterebbe a dura prova quel progetto identitario e di rinascita morale e civile del nostro Paese. La mia preoccupazione e che la smemoratezza si può imporre anche per legge ed è accaduta già molte volte e con buoni esiti. La memoria no, non c’è decreto che possa imporla.
Questa è un’epoca di smemoratezza e così montano a valanga le fake new ( lo ricorda Raia nel suo articolo) come quelle dei 335 semplici Italiani trucidati alle Fosse Ardeatine o dei molti antifascisti mandati a villeggiare nelle isole del Mediterraneo o sui monti Laucani.
Perciò è doveroso , in questo particolare momento, portare memoria , e portare memoria è assunzione di responsabilità e perenne disponibilità alla testimonianza. Con il passare degli anni, la memoria rischia di affievolirsi, soprattutto tra le nuove generazioni che non hanno vissuto direttamente l’esperienza della guerra e della liberazione.
Mantenere viva la memoria del 25 Aprile è un dovere collettivo ( non solo della sinistra) , come è doveroso mantenere vivi il ricordo e l’insegnamento che emergono dal sacrificio d tanti partigiani, dei deportati nei lager nazisti e di tutti quelli che hanno contribuito alla Liberazione dell’Italia al fine di evitare che errori e gli orrori del passato possano ripetersi.
Non dimentichiamoci che i decreti della smemoratezza voluti e posti in essere ad hoc da chi oggi ci governa sono rinnovati giorno dopo giorno e a disposizione hanno mezzi di persuasione, di coercizione incommensurabili, rispetto alla voce dei testimoni.
Perciò le voci ,i ricordi , la memoria di chi ha combattuto per la liberazione deve sempre essere alimentata e custodita, perché un popolo senza memoria è un popolo senza futuro., asseriva Sepulveda. I cittadini devono sapere che cosa sono storia e memoria, perché fanno parte delle nostre origini. Tutto questo per sconfiggere il grande nemico: l’oblio.
Il nostro Paese sa di poter far riferimento a due pilastri portanti, sì, può fare riferimento a radici solide su cui reggere lo stato democratico: Resistenza antifascista e Costituzione. Dalla Resistenza ci viene un messaggio chiaro e forte: quando la realtà versa in difficoltà non puoi restare indifferente e girarti dall’altra parte, ma devi impegnarti per il bene della tua Comunità, impegnarti a difendere e valorizzare i valori fondanti della nostra Repubblica – libertà, dignità, pace, giustizia sociale perché le autocrazie o democrature trovano terreno fertile nell’indifferenza, nella paura di decidere, nella consuetudine a trasformare eventi importanti in un carro di Tespi.
Per quanto attiene la Carta Costituzionale del 1948 ,invece, bisogna fare quadrato intorno alla Carta Costituzionale ed ai principi che ne consacrano i valori di democrazia e antifascismo.
Resistenza Liberazione e Costituzione sono stati e saranno sempre pilastri fondamentali per la costruzione ma anche a difesa dell’identità Italiana.
Lunga vita al 25 Aprile
referente Comunità Laudato Si
Avv. Vincenzo Nocerino