A un anno e mezzo dalla petizione promossa dall’associazione Osis l’assemblea cittadina ha conferito la cittadinanza onoraria al prelato antimafia. Sedici anni dopo il suo pensionamento.
Don Riboldi dalla brianzola Triuggio, 92 anni, ha deciso di vivere ad Acerra anche dopo il pensionamento, avvenuto nel 1999. I suoi vent’anni da vescovo di questa diocesi del tormentato Napoletano sono stati memorabili, culminati con il pentimento di una sfilza di boss e con una marcia antimafia nella tana del lupo, quella Ottaviano di Raffaele Cutolo ex capitale della camorra di guerre sanguinarie in tutta Italia. Una storia importante, dunque, quella di don Riboldi, che già prima di diventare vescovo di Acerra balzò agli onori delle cronache nazionali per la denuncia delle condizioni disumane in cui versavano i terremotati della siciliana valle del Belice. Insomma: Antonio Riboldi da Triuggio è autentica personalità, ad Acerra e nell’intera nazione. Eppure c’è voluto un anno e mezzo di polemiche per conferire al monsignore lombardo la cittadinanza onoraria del paese a cui vuole bene e ha dato lustro. Era stato un cittadino comune, Alfonso Liguori, acerrano doc, a promuovere con una petizione il riconoscimento al don anticamorra. Iniziativa che ha fatto scattare subito i primi mugugni, i primi niet. La giunta comunale si era persino appellata al regolamento statutario, che impedisce a chi ha già la residenza di ricevere la cittadinanza onoraria. Poi c’è voluto l’intervento del vescovo attuale, Antonio Di Donna, vero “fan” del prelato, per sbloccare la faccenda. Ma il conferimento dell’onorificenza a don Riboldi è stato un calvario, fino all’ultimo momento. Stamattina infatti nella sala del consiglio comunale non c’erano molti consiglieri di opposizione, sia di centrodestra che di centrosinistra. In un documento protocollato in municipio hanno fatto sapere che la cerimonia doveva essere rinviata. Motivo: “evitare il rischio di strumentalizzazioni politiche a un giorno appena dal voto per le regionali”. Ostacoli a non finire per una cerimonia radida, iniziata poco dopo le nove del mattino. Il risultato è stato che stamane gli acerrani non c’erano in consiglio comunale. Sulle sedie degli spettatori c’erano politici, ex politici, esponenti delle forze dell’ordine, un po’ di casta locale. Il popolo però, quello vero, era assente. E’ stato anche il vescovo Di Donna a percepire questa brutta sensazione. “Abbiamo deciso di conferire questa onorificenza oggi – ha chiarito Di Donna – per stabilire un collegamento tra don Riboldi e la sua Chiesa, che ieri ha festeggiato i suoi santi patroni Cuono e figlio. Era una data già stabilita da tempo. Mi dispiace che non tutti abbiano colto questo collegamento. Abbiamo rischiato nel non volere rinviare la data, ma abbiamo confidato nella volontà di tutti gli acerrani di non voler strumentalizzare questa che è una festa per tutti noi. Il vescovo è di tutti e non di una parte”. Dal canto suo il don festeggiato ha comunque trovato la forza di sorridere. La sua umiltà è stata disarmante. “La giornata di oggi mi confonde – ha detto – io ho dato solo l’esempio di come è un prete, oggi voi avete dimostrato di stimare un prete. Avete avuto fiducia ancora una volta in me. Sono 37 anni che sono ad Acerra. Io non ho fatto chissà cosa, non mi pento di essere stato tra di voi, ed ho semplicemente fatto quello che Dio mi suggeriva di fare. Grazie di cuore”. Soddisfatto il sindaco Lettieri: “Acerra vive oggi una giornata importante, una giornata storica”.