Cinque mesi senza stipendio: operai minacciano di lanciarsi nel vuoto

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Asserragliati sul torrione più alto dell’acquedotto gli operai della centrale di Angri, che da cinque mesi non ricevono gli stipendi hanno minacciato di buttarsi già. Per 5 ore sotto il sole cocente senza neanche bere un bicchiere d’acqua sono rimasti barricati a venti metri di altezza rischiando la
disidratazione. Sul posto anche i carabinieri, i vigili del fuoco e gli operatori del 118. Si è temuto il peggio quando uno dei lavoratori, Antonio Di Sauro, ha scavalcato l’inferriata che sormonta la torretta dell’acquedotto sporgendosi talmente tanto da rischiare di precipitare nel vuoto. “E’
impossibile andare avanti senza avere neanche il minimo per garantire da mangiare ai propri figli –urlava- in 5 mesi abbiamo dato fuoco a tutti i risparmi e ci siamo persino indebitati per sbarcare semplicemente il lunario e pagare le bollette di luce e gas . Viviamo di elemosina grazie a qualche
parente che ci porta da mangiare. E’ vergognoso, siamo stati feriti nella dignità”.

Occhi al cielo giù tra i soccorritori e gli altri operai che invitavano l’uomo alla calma. Quella che doveva essere una normale assemblea sindacale, indetta dalla Femca Cisl, ad un certo punto è precipitata. Il rappresentante sindacale Giovanni Ferraioli stava facendo il punto della
situazione, che non lasciava intravedere nessuna speranza per la liquidazione degli stipendi, quando tre operai si sono staccati dal gruppo e di corsa si sono portati sul torrione. Inutili i tentativi degli altri lavoratori di fermarli. Antonio Amato, Gennaro De Pompeis e Antonio Di Sauro, sordi ai
richiami dei propri colleghi di lavoro, sono saliti sul punto più alto della centrale di sollevamento delle acque minacciando persino lo sciopero della fame.

La ditta srl Gemis con sede a Palma Campania, che ha in gestione l’ impianto di proprietà della Regione Campania, non paga gli stipendi da 5 mesi. Sono 40 gli operai che versano in queste condizioni senza che ancora si sia aperto uno spiraglio per loro. La Gemis, infatti, si è lavata le mani dicendo ai sindacati che non può pagare gli stipendi ai propri operai perché è da mesi
che non riceve le dovute spettanze dalla Regione Campania. Sembrava che qualcosa si fosse mosso In questi giorni quando il dirigente di settore della regione Campania, Michele Palmieri aveva fatto sapere che erano stati firmati i decreti di pagamento. Ma si è trattato di un falso segnale positivo perché manca ancora la copertura finanziaria e la ditta non ne vuole sapere di pagare gli operai, che continuano a garantire i servizi senza percepire neanche un euro.

Intanto la protesta si è fatta aspra spingendo i lavoratori a mettere a repentaglio persino la propria vita pur di dar voce alla propria vertenza. Piange uno degli operai:”Preferisco morire. Domenica mio figlio mi aveva chiesto 10 euro per andare a mangiare una pizza con i suoi amici e io l’
ho trattato male”. Immediato è scattato l’allarme. Sul posto è arrivato anche il sindaco Pasquale Mauri, preoccupato per la sorte dei tre lavoratori che erano al sole a più di 35 gradi. “Vi prego scendete, siete nel mio comune e io farò di tutto per risolvere questa questione”, ha detto Mauri. Allertato anche il prefetto. Il primo cittadino di Angri si è messo subito in contatto
telefonicamente con l’assessore alle risorse idriche e ambiente della Regione, Giovanni Romano il quale ha assicurato che venerdì in giunta sarà data priorità proprio alla delibera di liquidazione delle spettanze del settore idrico.

Una telefonata che è riuscita a dare una tregua alla protesta convincendo gli operai finalmente a scendere giù ma a non smobilitare il presidio permanente che continua ad oltranza. “Speriamo che non ci hanno preso in giro –dicono gli operai- non si scherza con la fame e la povertà”.
Intanto il sindacato sollecita l’estromissione della ditta che a differenza delle altre ditte impegnate nel settore idrico gioca sulla pelle degli operai.
(Fonte foto: Ufficio stampa)