L’ipermercato ubicato nel comune di Afragola, ma praticamente attiguo all’abitato di Acerra, è stato costretto alla serrata dalla caparbia protesta dei 210 lavoratori, che temono licenziamenti e chiusure.
Lo spettro dei licenziamenti: ieri ancora Ipercoop chiuso, per il secondo giorno consecutivo. All’una il parcheggio del grande ipermercato di Afragola è per più della metà deserto. Un’immagine che fa davvero impressione.
Da sconforto anche la scena che si presenta nella galleria commerciale. La saracinesca della lunga barriera casse dell’iper è quasi completamente abbassata. Alcune cassiere sbrigano gli ultimi clienti della struttura ormai chiusa. L’ingresso principale è serrato. E lo sarà per tutto il giorno. “Chiusura per motivi tecnici – risponde un addetto alla sicurezza. Che avverte: non potete scattare foto, eseguo un ordine”. Ma gli effetti di questa seconda protesta dei lavoratori sono smaccati, fin troppo visibili a tutti. Davanti al varco chiuso e alle serrande abbassate dell’Ipercoop c’è una fila di carrelli vuoti, abbandonati dai clienti che si dirigono altrove, probabilmente al vicino Auchan di Nola, l’altro ipermercato più prossimo a questo gigante della grande distribuzione, finito nel pieno di una dura vertenza.
Lo sciopero messo a segno sabato da Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil, a cui ha infine aderito anche l’Usb, aveva già costretto alla clamorosa chiusura contemporanea i cinque impianti di Unicoop Tirreno dislocati in Campania: i tre Ipercoop di Afragola, Quarto e Avellino e i due supercoop di Napoli-Arenaccia e di Santa Maria Capua Vetere. L’agitazione però non si ferma. Il giorno dopo, domenica, non scendono al lavoro gli addetti di turno per lo straordinario facoltativo. Afragola è il più “storico” ipermercato coop del Napoletano per cui molti dipendenti sono stati assunti con il vecchio regime contrattuale, che non li obbliga a scendere al lavoro di domenica.
Lo stratagemma dei sindacati si rivela efficace e la carenza di personale costringe la cooperativa alla serrata, appena tre ore e mezza dopo l’apertura, alle 12 e 30. Per chi invece, come nel caso dei più nuovi impianti di Quarto, Napoli e S.M. Capua Vetere, è entrato in coop col nuovo contratto del 2003, che prevede il domenicale ordinario maggiorato, cioè obbligatorio, la protesta risulta rischiosa quanto impossibile. Gli altri impianti, quindi, restano regolarmente aperti. A ogni modo la sensazione è che le iniziative non siano finite. “Lunedì andremo da Bassolino – anticipa Agnese Marcucci, giovane e combattiva delegata aziendale iscritta alla Fisascat Cisl – e martedi terremo ad Afragola il coordinamento regionale delle rsa per decidere come proseguire”.
L’incontro con l’ex presidente della giunta regionale è previsto per oggi pomeriggio, nella fondazione Sudd, a Napoli. Proprio Bassolino, nel 1999, fu protagonista, da capo dell’esecutivo campano, di un indimenticabile braccio di ferro con il comune di Afragola, retto dal centrodestra, che si opponeva all’apertura dell’Ipercoop. La battaglia politica, sindacale e amministrativa, zeppa di risvolti giudiziari, si chiuse definitivamente con la rimozione antimafia del sindaco e del consiglio comunale di Afragola. Intanto l’Usb, primo sindacato a indire lo sciopero in Unicoop Campania (fissato all’8 dicembre ) attraverso il delegato dell’iper di Quarto, Fabrizio De Rosa, fa sapere che “ la petizione promossa tra i soci-clienti Coop sta riscuotendo un notevole successo”.
Oltre mille persone hanno finora firmato il documento finalizzato a bloccare la cessione a privati di uomini, mezzi e merci Ipercoop. Cessione che però non è mai stata ufficializzata dalla Unicoop Tirreno.