Somma Vesuviana, nell’ 80° Anniversario della Resistenza il triste ricordo di Luisa Granato

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Il primo ottobre del 1943 la Città di Somma Vesuviana piangeva le sue vittime civili, tra cui Luisa Granato. Ottanta anni dopo ci si interroga ancora su quelle nefandezze perpetuate dai tedeschi in ritirata, cercando di esprimere in ogni modo la contrarietà ad ogni tipo di violenza e di sopraffazione. Sia la pace strumento di concordia e armonia tra i popoli: questo sarà il messaggio che gli alunni della Scuola Media S. G. Bosco – Summa Villa diffonderanno il 3 ottobre in occasione della commemorazione.   

 

Granato Luisa Maria nacque a Somma Vesuviana il 6 aprile del 1916 in via Trivio dal calzolaio Francesco e da Teresa Raia. Il 14 settembre  del 1933 sposò nella parrocchia di San Giorgio il barbiere anastasiano Gennaro D’Amato. Dal matrimonio nacquero Giuseppina e Teresa. Il primo ottobre del 1943, il destino la pose davanti ad una morte orrenda e ingiusta. All’epoca, la figlia Giuseppina aveva nove anni e il marito Gennaro era prigioniero di guerra. Luisa, con le due figlie, dormiva e mangiava dai genitori, che abitavano a pochi metri di distanza dal sua casa in via Casaraia 25. La mattina del 1° ottobre, non solo fu avvertita dal padre di un imminente arrivo delle truppe tedesche, ma fu esortata a fuggire via prima dell’incombente rappresaglia. Il riparo fu in località Castello, dove una gentile e brava signora ospitò la mamma con le due figliolette, insieme a molte altre persone. Teresa, la più piccola, iniziò a piangere con insistenza perché, alquanto mangiona, voleva a tutti costi del pane, che purtroppo mancava in quel posto. Luisa non esitò: coraggiosa, decise di riscendere in paese con Giuseppina per soddisfare le esigenze della piccolina. Tutti le dicevano di non andare e inutili furono  le suppliche avanzate dalle persone sul percorso di ritorno a casa.

La morte era dietro l’angolo: mentre stava per aprire la porta, fu colpita al fianco da tre colpi di fucile mitragliatore. La donna fece prima un giro su stessa e cadde poi a terra con i proiettili che sfiorarono anche Giuseppina, colpendo il muro. La mitragliata cessò solo quando un signore dal suo balcone iniziò a sparare ad un tedesco. Alcune persone del posto, intanto, avvertirono il padre di Luisa. Il tempo iniziò a trascorrere inesorabilmente. Il sangue stillò dalla ferita velocemente e si tentò, in tutti modi, di tamponarlo con stracci d’acqua. I tedeschi, intanto, decisero di continuare il loro percorso, lasciando la località Purgatorio nei pressi di Mercato Vecchio, dove attualmente insiste la cappella omonima. La donna, ormai esanime e rassegnata, si rese conto che non c’era più niente da fare e consegnò dei soldi alla piccola Giuseppina, raccomandandogli di dire ai nonni di non far indossare il vestito nero a Teresa. Alla ragazza, inoltre, implorò di salutargli il padre, perché aveva sempre avvertito la sensazione che non l’avrebbe mai più rivisto. Intanto, adagiata in casa, si tentò ogni cura. Il sangue fu così tanto che iniziò a colare sulla piccola scalinata che, da uno dei due portoni via Casaraia, conduce a via Roma. Il dottor Eugenio Testa affermò che per salvarla avrebbero dovuto trasportala nell’ospedale più vicino: cosa impossibile, in quanto i tedeschi avevano minato e fatto saltare tutti i ponti. Luisa spirò alle ore sedici e cinquanta, come recita l’atto di morte n°11, Parte II, Serie B, dell’Ufficio Stato Civile. Presto nella sua casa ci fu un gran vivai di persone e tra queste anche gli americani che vegliarono sul corpo tutta la notte.

Lettere scritte su cartoline, inviate dal Nord Italia a                Luisa Granato dal marito Gennaro

Questa narrazione rimane oggi l’unica testimonianza diretta di quel tremendo giorno. Fu raccontata dalla compianta Giuseppina D’Amato nel 2017, due anni prima della sua morte, agli alunni della S.S.P.G. S. G. Bosco – Summa Villa nel ricordare anche le altre due vittime civili: Michele Muoio e Ciro Giannoli. All’epoca gli alunni della III B, dell’anno scolastico 2016-17, scelsero di ricordare proprio Luisa, prima perché era una mamma, poi perché avevano letto su di lei tante storie contrastanti e, infine, perché ebbero la possibilità di poter intervistare direttamente la bambina del 1943, Giuseppina D’ Amato, unica e sola testimone di quel tragico giorno. Il 3 ottobre 2023 gli stessi alunni ricorderanno le vittime civili con un convegno – Tra le tinte della storia – alle ore 10:00 nella palestra scoperta del plesso centrale e, a seguire, con un corteo che si recherà dapprima sul luogo in cui Luisa fu uccisa e, successivamente, sotto la lapide marmorea del 1945 delle vittime civili in piazza Guglielmo Marconi (piazzetta San Domenico). Ringrazio la maestra Arca Sepe, nipote di Luisa, che mi ha fornito le foto e i documenti inediti, scavando tra i suoi ricordi fotografici. E ringrazio, altresì, il maestro Giuseppe Canò, valente artista napoletano, che per il secondo anno consecutivo ha voluto fermare il tempo, realizzando stavolta la scena della tragica morte di Luisa Granato in via Casaraia.