Partita da infarto al San Paolo, il Napoli batte il Chievo al fotofinish
“Sembra solo ieri che la domenica ci si chiudeva in casa con la radio vedevamo le partite contro il muro non allo stadio”. (Tempo, Lucio Dalla, 1990). C’è stato un tempo in cui le tv non davano le partite in diretta e lo stadio non era poi così accessibile. Questione di tasche, di tempo, di opportunità e possibilità. Domeniche sacre, pranzi di famiglia inviolabili, nessuno tocchi il ragù. E chi andava allo stadio era fortunato, invidiato. Per la verità lo è anche adesso, solo che l’arrivo della pay tv e delle partite in diretta, coi gol in tempo reale, ha un po’ mitigato il sentimento.
E tuttavia, chi va a vedere le partite allo stadio resta un privilegiato. Non è questione di soldi, per carità. E questione che lui può e altri no. Poi ci sono quelli che non vogliono, quelli che se ne fregano della serie A e del calcio, quelli che non ci tengono proprio: ma questo è un altro discorso.
Diciamo che tutti gli appassionati del pallone vorrebbero stare sempre al campo sportivo e tutti i tifosi del Napoli sempre al San Paolo, in particolare. Per questo ieri, dopo un Napoli – Chievo da infarto (l’assalto degli azzurri, il rigore inesistente e sbagliato, il gol dei veronesi, il pareggio di Milik e il vantaggio di Diawara in pochi minuti) leggere che alcuni tifosi (chiamiamoli spettatori, è meglio) hanno lasciato lo stadio prima del triplice fischio, fa rabbrividire. Ma veramente fate? Ma state scherzando? Ma di che parliamo (mo si porta assai dire così)? Ma voi davvero abbandonate gli azzurri ed il loro show così solo perché non riescono a spostare i tre pullman di Maran? Non siete tifosi, fatevelo dire.