Sant’Anastasia, muore pochi giorni dopo un intervento che aveva voluto per dimagrire

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Francesca Esposito

Francesca Esposito, 53 anni, è morta sabato scorso, pochi giorni dopo che le era stato impiantato, alla clinica Trusso di Ottaviano, un «palloncino intragastrico». Disposta l’autopsia. Dalla casa di cura, solidarietà e vicinanza alla famiglia: «È anche nostro dovere e interesse comprendere la dinamica degli eventi».

Muore pochi giorni dopo essersi fatta introdurre nello stomaco un palloncino intragastrico, una tecnica per il trattamento dell’obesità. Aveva provato a stare a dieta, dimagriva un po’ e poi riprendeva tutti i chili e anche qualcuno in più. Francesca Esposito, 53 anni, disoccupata di Sant’Anastasia, nubile, non sopportava più la sua obesità. Le aveva tentate tutte, senza risultati. «Franchina», così la chiamavano in casa, era una donna semplice. Aveva lavorato per un po’ come collaboratrice domestica ma era già da tempo senza occupazione. Restava nella sua casa del quartiere Starza a cucinare per la sua mamma, per la sorella, per la nipotina. Il peso in eccesso era però divenuto un problema per lei, fino a spingerla a soluzioni drastiche. Del «palloncino intragastrico» gliene avevano parlato dei conoscenti e da loro si era fatta indirizzare alla clinica Trusso di Ottaviano. È lì che glielo hanno impiantato nello stomaco, un intervento che avviene per via endoscopica e che è solitamente, come statisticamente, una tecnica molto sicura e a bassissimo grado di mortalità. Era andata contro i consigli della mamma e della sorella che, preoccupate, si erano dette fin dall’inizio perplesse rispetto a quella che è pur sempre una tecnica invasiva. Francesca però non si era lasciata convincere. Martedì 29 marzo è stata ricoverata in clinica per l’intervento, il giorno dopo – dimessa –  era già a casa sua. I problemi e i sintomi che hanno allarmato i familiari si sono palesati giovedì 31: ripetuti e insistenti conati di vomito, debolezza, malore diffuso. Così Francesca ha chiamato il medico che le aveva praticato l’intervento per spiegargli i sintomi, per chiedere come doveva comportarsi. «Il medico le ha risposto di andare in ospedale se avesse vomitato sangue – conferma una familiare – ma non è accaduto». La donna sta sempre peggio e la situazione precipita sabato 2 aprile, quando i familiari chiamano il 118. L’ambulanza arriva poco dopo, ma è troppo tardi. Francesca dice di non sentire più le gambe, non riesce a stringere i pugni, si lamenta finché va in arresto cardiaco. Riescono anche a rianimarla, gli operatori tentano qualunque cosa, ma infine cede. È il medico del 118 a chiamare i carabinieri. Viene disposta l’autopsia che avverrà probabilmente questa mattina e ieri la famiglia Esposito ha nominato il suo perito nonché un legale, l’avvocato Enrico Ranieri. Dalla clinica, intanto, l’amministratore Mario Pietracupa esprime cordoglio, solidarietà e vicinanza alla famiglia. «Riteniamo l’aspetto umano ed emozionale prioritario rispetto a qualsiasi altra valutazione – dice l’amministratore unico della Cardiomed Spa che gestisce la casa di cura Trusso – abbiamo già dato disponibilità e collaborazione per le valutazioni di carattere medico legale. Condividiamo che siano eseguiti gli accertamenti del caso, anche perché la paziente era stata dimessa già da qualche giorno in buone condizioni di salute ed è anche nostro dovere e interesse comprendere la dinamica degli eventi». Fuori dall’abitazione di Sant’Anastasia dove Francesca ha vissuto, un drappo listato a lutto. Per l’ultimo saluto, i familiari dovranno aspettare che sia eseguita l’autopsia.