Una fama mista accompagnò le zucchine fin dal ‘600. Gli uomini di scienza dicevano che era un ortaggio salutare per lo stomaco e il ventre, ma spesso lo rendevano dannoso per la salute gli altri ingredienti a cui i cuochi lo accompagnavano nei piatti più famosi, come le zucchine in polpette. Si diffuse poi la voce che lo usassero le maghe per preparare certi mirabolanti intrugli capaci di indurre chi li sorbiva, volontariamente o con l’inganno, a raccontare verità anche scomode, all’insegna di un incontrollabile impulso alla sincerità. Qualcosa del genere capitò a un napoletano candidato alle politiche del 1867. Forse fu l’effetto della frittata di zucchine preparata dalla “Pagliarella” al Vasto.
Ingredienti (6 persone): 6 zucchine piuttosto grandi, gr.90 di prosciutto crudo, gr.45 di burro, gr.40 di parmigiano grattugiato, dl. 7,5 di latte, 1 pizzico di noce moscata, 2 uova, sale. Lavate le zucchine e spuntatene le estremità, lessatele in poca acqua lievemente salata per pochi minuti. Dopo averle scolate, tagliatele a metà nel senso della lunghezza, asportatene la polpa con uno scavino, delicatamente, per non romperle. A parte, con gr.30 di burro, con la farina e con il latte preparate una besciamella piuttosto densa e aromatizzatela con il pepe e con un pizzico di noce moscata. Incorporatevi i tuorli d’uovo, uno alla volta, il parmigiano e il prosciutto tagliato a dadini. Con questo composto riempite le barchette di zucchine: allineatele in una pirofila imburrata e fate gratinare nel forno. (Abbiamo tenuto conto della ricetta di Domenico Manzon. L’immagine è tratta dal sito di “Giallo zafferano”).
Furono elezioni importanti le “politiche” del 1867. A Napoli “al primo squittinio”, al primo scrutinio, venne eletto solo il duca di Sandonato, nel collegio di San Carlo all’Arena, con 412 voti. Dovettero superare il ballottaggio gli altri eletti: e tra questi c’erano nomi famosi: Carlo Poerio, Antonio Ranieri, l’amico di Leopardi; Enrico Pessina, Mariano d’ Ayala, Giuseppe Ciliberti. A Napoli vinse l’opposizione, con 3501 voti contro i 2500 conquistati dai “governativi”. Spesso Napoli, durante le votazioni, si diverte a rovesciare le parti assegnate dal copione. E infatti l’11 marzo, a Sammartino Valle Caudina, alla vigilia del ballottaggio un candidato, Francesco Del Balzo, pubblicò un manifesto con il quale annunciava che si ritirava dal ballottaggio e invitava i suoi elettori a votare il suo avversario, l’avvocato Bove, per due ragioni: “egli professa la mia stessa fede politica, e, inoltre, lo credo più capace di me e più degno di rappresentarvi”. Il tutto è raccontato da Francesco D’Ascoli nel libro “La storia di Napoli giorno per giorno: dal 7-9-1860 al 24-5- 1915”. Immaginiamo che il Del Balzo, durante la campagna elettorale, abbia frequentato con i suoi elettori la taverna che Giovanni Solla, celebre proprietario della taverna alla Vicaria, nel 1862 aprì in un pagliaio al Vasto: la famosa “Pagliarella”. Il luogo, ricco di vegetazione e di campi coltivati, divenne subito famoso per le risse, i ferimenti, i duelli. Frequentavano la “Pagliarella”, al centro di un orto solitario e riparato, scrive Salvatore Di Giacomo, “molte comitive di persone dal sangue caldo, che per bere e per dichiararsi avevano bisogno di un posto così fresco come discreto. Talvolta, per una testa rotta o per un colpo di coltello, l’erba dell’orto si tingeva di rosso e in qualche cavolo gigantesco era cacciato e nascosto un pugnale o una sfarziglia : l’immensa pianura, sconosciuta agli agenti della polizia, e la notte favorivano le fughe”. Le minestre e le fritture di ortaggi favorivano gli impeti del “dichiaramento” nei camorristi, e nei politici la volontà di togliersi la maschera: e anche questo era un dichiaramento. Purtroppo gli ortaggi hanno perso molte delle loro virtù.
(fonte foto: giallo zafferano)