Non è un paese per lupi

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I due lupi recuperati a Benevento. Foto per gentile cortesia di Nicola Campomorto

Altre due vittime si sono aggiunte al lungo elenco dei lupi uccisi nel nostro Paese. Prima avvelenati, poi investiti. E stavolta è successo in Campania. Le pagine di cronaca nera della fauna selvatica sono infatti quelle del Comune di Morcone, in Provincia di Benevento.

Un episodio che fa male due volte. La prima perché è accaduto alle porte di un Parco, quello Regionale del Matese. Un fatto che mette chiaramente in luce come per gli animali non esistano confini, soprattutto per quelli macinatori di chilometri come il lupo. E come proprio la zona detta “cuscinetto” intorno ai confini – tutti umani – del Parco sia una zona ad elevato rischio per gli animali selvatici, che troppo spesso vengono investiti. Problema che fu già evidenziato dal progetto dell’Associazione Ardea “Via Libera”, che monitorava – appunto – gli impatti stradali con fauna selvatica.

I due lupi di Morcone sono stati ritrovati a bordo strada, sulla statale 88. La segnalazione è arrivata all’Enpa di Benevento che con l’aiuto delle guardie zoofile di Caserta è riuscita a prelevare i due esemplari. Ma da subito le condizioni sono apparse gravi e la corsa al Centro di Recupero per Animali Selvatici (CRAS) di Napoli purtroppo non è servita a rimettere in libertà i due lupi. Diversamente da quanto annunciato su qualche giornale nei primi minuti delle operazioni di recupero, i due lupi sono morti. L’autopsia parla chiaro: entrambi avvelenati con carne d’agnello. Poi, forse storditi dai primi sintomi dell’avvelenamento, i due lupi non sono riusciti ad attraversare con successo la strada statale. E uno, un maschio, è stato investito. Un impatto talmente forte da rompergli la colonna vertebrale, il bacino e un femore.

 

 

Questo l’amaro referto dei veterinari del CRAS, che si aggiunge agli altri di tutt’Italia. E che sembrano più un bollettino di guerra. Di una guerra, quella al “fantasma dei boschi”, che in realtà non ha mai realmente avuto fine. Fino al 1971, è stata una guerra aperta, legale, che ha visto cadere sotto il fuoco nemico la quasi totalità dei lupi italiani: ne erano rimasti solo 100. Altre poche fucilate e il lupo appenninico (Canis lupus italicus), che – ricordiamolo – è una sottospecie del lupo europeo che vive solo in Italia, sarebbe stato estinto. Estinto per mano dell’uomo. Per mano degli italiani.

Dal 23 luglio 1971, poi, con il Decreto “Natali” il lupo appenninico è stato dichiarato specie protetta, e quindi non cacciabile. In questi 50 anni, il lupo si è ripreso e oggi si contano circa 1.500 esemplari sul territorio italiano. Ma la guerra non è mai finita. Si è trasformata da una guerra dichiarata a una sottile guerriglia illegale da ormai quasi 50 anni. Una guerriglia fatta degli atti più bassi di cui è capace il genere umano. Lupi sparati, impiccati, scuoiati, appesi alle fermate dell’autobus, ai cartelli stradali. Teste mozzate e recapitate come “dono”, lupi di ogni età e sesso avvelenati, investiti, morti. Una guerra che fa circa 300 morti l’anno, uno ogni 29 ore. Come se ogni anno, in Italia, morissero 12 milioni di cittadini. Ovviamente non per cause naturali, vecchiaia, malattia. Ma per mano di assassini. Sì, perché nei 300 lupi che muoiono ogni anno in Italia, non sono compresi quelli che muoiono di malattia o vecchiaia. Ma solo quelli uccisi dalla mano criminale dell’uomo.

Non è più sufficiente la scusa “il lupo mangia le pecore”: oramai numerosi studi hanno dimostrato il ruolo fondamentale non solo dei famosi “cani da pastore”, ma soprattutto delle recinzioni elettrificate, che sono efficaci nel 97% dei casi di attacco. Non è più una difesa, non è più il timore di perdere un capo. Perché anche se ci sono soluzioni efficaci e sicure, sembra che sia più grande il piacere di impugnare la doppietta e sparare a un lupo o, peggio, di ammazzarlo senza neanche guardarlo negli occhi, avvelenandolo e abbandonandolo a una morte lenta e dolorosa chissà dove. E se a questi assassini, che depauperano il patrimonio dello stato, che lo deturpano, che lo umiliano, è consentito girare in libertà e ripetere il loro atto criminale, allora questo non è un paese per lupi.