Il programma Italia sicura di Renzi deve accelerare. I poteri alle Regioni e la burocrazia da superare.
Gli alibi ,di qualsiasi tipo, stanno cadendo. La sicurezza dei nostri territori è nelle mani di Sindaci e Governatori regionali che devono spendere i soldi del governo. Il programma Italia sicura, avviato quando Matteo Renzi era premier, è operativo e la bella fetta di 12 miliardi e mezzo di euro, va impiegata in tempi ragionevoli. Il territorio frana, le emergenze non cessano mai, la vita di chi è in pericolo per danni all’ambiente stratificati , deve assolutamente essere tutelata. Il messaggio è palese , ma i cantieri aperti sono soltanto 1340: un decimo di quelli previsti. Molti aperti e subito sospesi. Quando arrivano le tragedie ci interroghiamo e poi tutto come prima. Il libro curato dalla Presidenza del Consiglio ha studiato Regione per Regione lo stato di attuazione di Italia sicura. In diversi posti sono stati impiegati soldi per il dissesto bloccati da 14 anni. Un tesoretto di 2.2 miliardi , congelato da procedure, autorizzazioni, incapacità . E’ chiaro che un sistema così non produce nulla di buono,non garantisce chi è vive al contatto con il pericolo, soprattutto quando le carte devono passare attraverso decine di uffici. Nemmeno il ritmo operativo di oggi è celere, se in tre anni è stato aperto un numero di cantieri così esiguo. Ma una marcia in più è stata inserita. I Governatori regionali sono stato nominati Commissari straordinari per contrastare il dissesto e devono intendersi con i Sindaci. Il lavoro delle strutture regionali confluisce nella banca dati dell’Istituto per la protezione ambientale. Secondo le nuove regole le Regioni in 30 giorni devono rilasciare tutte le autorizzazioni di propria competenza. Evidentemente ancora non ci siamo, se il Ministero dell’Ambiente fa sapere che ci sono diverse norme da rivedere. Gli esperti sono al lavoro. Emergenze ,per fortuna, in questo periodo non ce ne sono , sicché i tempi vanno accorciati Diventa persino grottesco pianificare la messa in sicurezza dei territori e la prevenzione dei rischi, nei prossimi 20 anni -secondo Italia sicura- se non si eliminano burocrazie, poteri inefficaci, passaggi inutili e oscuri. Bisogna completare i progetti esecutivi, dare lavoro a giovani ingegneri , favorire le aggregazioni professionali locali per non smarrirsi più nelle pieghe di un apparato che tiene il 90 % delle opere in stand by per mancanza di calcoli, stime, planimetrie. E’ ciò che realmente serve a 7 milioni di italiani che vivono nell’11% del territorio a rischio inondazioni e frane. Fa bene ricordare che per salvarli spendiamo 3 miliardi e mezzo di euro ogni anno.