Alle polemiche su Expo2015 si aggiungono quelle sulle scelte discutibili degli sponsor: McDonalds’s e CocaCola.
Come risaputo il tema di Expo Milano 2015 è “Nutrire il Pianeta, Energia per la vita”. La parola chiave sostenibilità; i riflettori puntati sui sapori e le tradizioni della patria del gusto e della dieta mediterranea. La notizia che McDonald’s sia Official sponsor dell’Expo 2015 e che Coca Cola sia l’Official Soft drink partner, non poteva che destare polemiche.
Il contrasto è chiaro ed evidente: alimentazione sana e corretta vs junk food e bibite gassate; agricoltura biodinamica vs fast food; eccellenze italiane vs multinazionali. Uno degli obiettivi primari di Expo 2015 doveva, o dovrebbe, essere sensibilizzare l’opinione pubblica su temi importanti come la sostenibilità ambientale e la difesa della ricchezza agronomica. Dalla collaborazione con BolognaFiere è nato il progetto del Parco della Biodiversità, un’area espositiva di 8.500 mq dedicata a questi temi.
La motivazione alla base della scelta di McDonald’s è l’impegno profuso da parte del colosso americano nell’occupazione giovanile in un momento di forte crisi, nell’attenzione a tematiche legate allo sviluppo sostenibile e all’innovazione. L’altro sponsor prescelto, Coca Cola, è stato definito come una realtà che si impegna nella tutela delle risorse utilizzate, in grado di generare ricchezza per le comunità e soprattutto di incoraggiare consumi e stili di vita equilibrati. Le spiegazioni date dalla squadra Expo, in particolare dall’Amministratore Delegato, suonano più come delle giustificazioni, necessarie al seguito di una decisione e di una direzione presa alquanto discutibili.
I progetti costruiti con entrambi i gruppi, non sembrano poter risolvere tale, enorme, conflitto d’intenti. McDonald’s offrirà a 20 giovani agricoltori italiani la possibilità di diventare fornitori del marchio per tre anni; i criteri prioritari nella selezione saranno l’innovazione e la sostenibilità. Un impegno, preso da parte dell’azienda, che andrebbe ad incoraggiare la filiera alimentare locale e l’utilizzo di prodotti italiani.
Il padiglione di Coca Cola invece, alla fine della kermesse, verrà trasformato in un campo da basket, senza loghi pubblicitari, coperto e pubblico, da situare in un altro spazio della città. Resta alquanto difficile, con aziende di tale calibro, distinguere l’etica, la mission e la politica sociale, da azioni di marketing per restituire valore al marchio, in un periodo storico in cui la sostenibilità e la green economy vanno di moda.
Estremamente lampante, invece, la poca coerenza delle scelte alla base di questa manifestazione. Basti ricordare che l’Italia è il primo produttore bio a livello europeo. L’Expo 2015, tra le altre cose, dovrebbe essere l’evento che farà tornare il nostro Paese a respirare, sarebbe stato allora molto più in linea con il progetto e con il tema dare spazio maggiore a realtà produttive locali, alla bellezza, alla qualità e all’unicità del Made in Italy, alle eccellenze e ai prodotti a chilometri zero.