Dal 1° luglio 2025 è entrata ufficialmente in vigore la nuova normativa sul maltrattamento animale, conosciuta come Legge Brambilla. Il provvedimento rappresenta una svolta storica nella tutela degli animali, aggiornando e inasprendo le pene previste dal Codice Penale per chi compie atti di crudeltà, abbandono o sfruttamento, a oltre vent’anni dall’ultima modifica sostanziale.
Le principali novità introdotte
La nuova legge stabilisce sanzioni più dure e dettagliate, con particolare attenzione a episodi di violenza, sfruttamento e abusi sistematici. Tra i punti chiave:
•Uccisione con crudeltà: fino a 4 anni di carcere e 60.000 euro di multa per chi provoca la morte di un animale con sofferenze prolungate. Se l’animale viene ucciso senza sevizie, la pena va da 6 mesi a 3 anni.
•Maltrattamenti: pene da 6 mesi a 2 anni di reclusione, accompagnate da multe fino a 30.000 euro per lesioni o atti di violenza verso animali domestici o non.
•Combattimenti e spettacoli violenti: organizzare o promuovere eventi con animali che implicano sofferenze comporta fino a 4 anni di carcere.
•Lotte tra animali: i promotori rischiano fino a 4 anni e 160.000 euro di multa, mentre chi vi partecipa attivamente può essere condannato a 2 anni di carcere.
•Traffico di cuccioli: la vendita illegale o il commercio di animali in condizioni irregolari prevede da 4 a 18 mesi di reclusione, oltre a 30.000 euro di sanzione.
•Divieto di catena: tenere un cane legato in modo permanente comporta multe da 500 a 5.000 euro.
•Detenzione inadeguata o abbandono: sanzioni aggravate in caso di abbandono in luoghi pubblici o ambienti inadatti alla vita dell’animale.
Ruolo delle associazioni animaliste
Le organizzazioni che operano nella tutela animale avranno ora la possibilità di ottenere in affido gli animali sequestrati, anche in via definitiva. Inoltre, chi ha subito una condanna per maltrattamento non potrà più detenere animali.
Un cambio culturale
Il vero punto di rottura è l’approccio: l’animale non è più visto solo come oggetto di tutela indiretta, ma come soggetto portatore di diritti, riconosciuto dalla legge in quanto essere senziente. Una trasformazione che – come sottolineato dalla stessa Brambilla – è “non solo giuridica, ma culturale”.