Il tema della “Resurrezione” nei miti dell’antico Egitto e della Grecia

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Ci soffermiamo su tre miti in particolare, sui miti di Osiride, di Adone e della “Fenice”. Ma un’analisi più esauriente del complesso argomento dovrebbe contenere riferimenti anche alla “metempsicosi”, alla “reincarnazione” e alla dottrina platonica e neoplatonica dell’anima che scende dall’Empireo, sua sede naturale, va a “imprigionarsi” in un corpo, sulla Terra, e poi si libera e torna nella sua sede naturale. Ne parleremo in un altro articolo. Correda questo “pezzo” l’immagine del quadro “Il risveglio di Adone” che J. W. Waterhouse dipinse nel 1899.

 

Plutarco e Diodoro Siculo ci raccontano la storia egiziana di Osiride e di Iside, della morte di Osiride ucciso dal fratello, di Iside che, per amore, lo fa risorgere, della serie di avvenimenti che portano Osiride a diventare il re degli Inferi. “Associato alla morte e all’immortalità in quanto divinità deceduta e poi rinata, Osiride dava una risposta all’angoscia della popolazione di fronte alla fine della vita terrena. Allo stesso tempo rappresentava un’entità civilizzatrice, connessa alla vegetazione che, in un modo simile al dio, nasceva, cresceva, si riproduceva, moriva e rinasceva eternamente. In un capitolo di un testo funerario egiziano intitolato Libro dei morti c’è un buon esempio della venerazione di cui il dio era oggetto. Il testo dice: «Gloria a te, o Osiride […] Gran Dio di Abydos, re dell’eternità e signore dell’eterno, dio che esiste per milioni di anni […] Come principe degli dei e degli uomini hai ricevuto il bastone e il flagello, simboli della regalità […] Grazie a te il mondo cresce verde in trionfo»”( Elisa Castel, in “Storica National Geographic”, 17/4/”2024). Il mito di Adone è raccontato da Ovidio e ha ispirato anche Shakespeare e Shelley. Il bellissimo giovane rimane vittima della gelosia che mette l’una contro l’altra Afrodite e Persefone, regina degli Inferi, ma l’amore di Afrodite lo riporta in vita. La lotta si fa così complicata e violenta che alla fine Zeus risolve il problema ordinando che Adone trascorra un terzo dell’anno con Afrodite, un terzo con Persefone, un terzo con chi vuole. I Greci celebravano il mito della morte e della resurrezione nelle feste “Adonie”: ad Atene poteva capitare che la festa si trasformasse in un vero e proprio “bordello”, come scrive Difilo. Ritengono gli studiosi che entrami i miti abbiano le loro radici nella cultura semitica.  La Fenice, spesso nota anche con l’epiteto di Araba Fenice, era un uccello mitologico noto per il fatto di rinascere dalle proprie ceneri dopo la morte. Gli antichi Egizi furono i primi a parlare del Bennu, che poi i Greci chiamarono Fenice. “L’uccello sacro favoloso aveva l’aspetto di un’aquila reale e il piumaggio dal colore splendido, il collo color d’oro, rosse le piume del corpo e azzurra la coda con penne rosee, ali in parte d’oro e in parte di porpora, un lungo becco affusolato, lunghe zampe, due lunghe piume — una rosa e una azzurra — che scivolano morbidamente giù dal capo (o erette sulla sommità del capo) e tre lunghe piume che pendono dalla coda piumata — una rosea, una azzurra e una color rosso-fuoco —. In Egitto era solitamente raffigurata con l’emblema del disco solare.”. E proprio questo rapporto con il Sole consentì agli Ebrei di considerare l’uccello simbolo della sapienza. Poiché la Fenice risorgeva tre giorni dopo la morte, nel IV secolo d.C. la teologia cristiana ne fece il simbolo della Resurrezione di Cristo.