I “principi” dei vini vesuviani nel secondo Ottocento: i Medici e i Caracciolo di Torchiarolo

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Nella seconda metà dell’Ottocento i Medici di Ottajano e i Caracciolo di Torchiarolo, la cui “casa enologica” aveva sede a Pollena, diedero un importante contributo all’ “immegliamento” dei vini vesuviani  vincendo l’opposizione dei coltivatori locali ai loro procedimenti innovativi. Nella produzione di liquori fu subito importante il ruolo della “Andrea Galliano” di Ottajano.

 

Ancora nella seconda metà dell’Ottocento la politica di incentivazione dei Cornizi Agrari e il richiamo dei molti Premi e Mostre ed Esposizioni, nazionali e internazionali, riuscirono a selezionare e a migliorare, anche se lentamente, i vini vesuviani: si doleva pubblicamente di questa lentezza il conte Francesco Caracciolo di Torchiarolo, che nel 1877 aveva fondato a Pollena la casa enologica ‘Chateau La Vigne’ e produceva un’ ottima “lacrima”, esportata in gran parte all’estero. Alla Mostra Internazionale del vino, tenuta a Parigi nel 1878 e riservata agli esportatori, furono premiati alcuni produttori napoletani: J.Rouff e Giuseppe Scala con la medaglia, d’oro, ( e con loro Bettino Ricasoli, grande politico e “padre” del Chianti), con l’argento Stanislao Milone, con il bronzo Vitiello, Ascione e Torrese. Ma quasi tutti avevano presentato in mostra prodotti di vigneti non napoletani: tuttavia gli osservatori riconobbero che ‘ un pò di perfezionamento c’è a Torre del Greco, nella fabbricazione dei vini del Vesuvio e di Capri’. Nello stesso anno si tenne in Castellammare di Stabia la Mostra Agraria circondariale. Alle spese, che furono di circa 3000 lire, concorsero la Provincia di Napoli con 1000 lire, il Ministero dell’Agricoltura con lire 250, tutti i Comuni del Circondario con una somma non inferiore ad un centesimo per abitante. Per cinque giorni una gran folla visitò la mostra, in cui erano esposti anche gli animali “delle più distinte razze d’Europa, appartenenti al deposito di Portici ” e le macchine da caseificio della Reale Scuola superiore di Agricoltura. Gli espositori di vino furono 100, 32 quelli di olio. La Commissione Ordinatrice era presieduta dal cav.Jammy, vice-presidente del Comizio Agrario; l’on. Marcello Pepe,  ” che con affezione e intelligenza senza pari dedica al bene dell’agricoltura il tempo che le cure dello Stato gli lasciano “, fu il presidente della  Commissione giudicatrice. Per i pregevoli vini delle sue masserie di Terzigno, ” noti a tutti “, ebbe la medaglia d’oro Michele de’ Medici  e per quelli da pasto fu premiato Castellano di Boscotrecase, che meritò riconoscimenti anche come  allevatore di bestiame. La medaglia d’argento fu attribuita a Felice Tagliaferro di Portici, per il “Portici” e per la “Lacrima rossa”, quella d’oro per gli olii a Pasquale Sorrentino di Gragnano, mentre al cav.Giuseppe Bifulco, sindaco di Ottajano, fu consegnato  ” un diploma d’onore come solerte ed efficace promotore della industria di bachi serici nel Circondario.”. Nel ’74 il cav. Giuseppe era stato premiato con la medaglia d’oro anche come produttore di “lacrima” nei suoi vigneti agli Avini di Terzigno.  Nell’Esposizione di Amsterdam e di Rotterdam, che si tenne tra il 20 maggio e il 1 luglio 1887, dei produttori napoletani fu presente solo J.Rouff  con vini rossi: “Capri, Vesuvio, Pompei, Lacrima”,  bianchi: “ Ischia e Capri”, e con il ‘Lacrima spumante’.  Alla XVI Fiera di vini nazionali, organizzata a Roma nel 1889 dal Circolo Enofilo Italiano, si distinsero Giuseppe Scala di Napoli, i cui ” ottimi e prelibati vini “,  il “Capri bianco, il Lagrima rosso”, nonchè lo Spumante Champagne potrebbero  ” fare gli onori di qualunque banchetto”, e Vincenzo Scala, di Torre del Greco, i cui  ” ottimi vini da pasto sono destinati a rallegrare il desco familiare “. Tra i vermouth ebbe la medaglia d’argento quello di Andrea Galliano, di Ottajano- ” é una nuova ditta – scrisse l’inviato dell’ ‘Italia Enologica’ il 5 marzo 1889- ma ha conquistato il favore del pubblico “. Ci fu anche un concorso speciale per ‘ i vini spumanti uso Champagne’. I Gancia di Canelli superarono Giuseppe Scala, conquistarono la medaglia d’oro di Sua Maestà il Re e dimostrarono che per fare uno ‘spumante uso Champagne’ non basta immettere  ‘per mezzo di una macchina di acqua di seltz’  acido carbonico in un vino bianco di buona qualità, o sciogliervi dello zucchero. Sarebbe troppo facile, e questa facilità risulterebbe umiliante per  ‘le qualità esilaranti ‘del più gradito dei vini, ‘onore dei discorsi’: un perfetto spumante ‘uso champagne’ non deve essere troppo dolce , né deve ‘eccedere nella spuma, che altrimenti innaffia i convitati’: “’ciò che si richiede imprescindibilmente si è che il vino viva, che è quanto dire che si mantenga lungamente quello sprigionarsi delle bollicine dal fondo del bicchiere’. Conquistarono la medaglia d’oro anche gli alcools e l’acquavite di vino della ditta napoletana Iesu e Mosca, e il cognac dei Cito di Napoli.