Pareggio in casa col Torino e addio al sogno tricolore: gli azzurri vengono meno nelle ultime due partite
Bisogna sicuramente dire grazie ai calciatori azzurri e all’allenatore Maurizio Sarri, che sono riusciti a finire al secondo posto un campionato complicato (mettete voi i contenuti più opportuni dentro questo aggettivo), mostrando un gioco bellissimo e facendo assistere ai tifosi a dei momenti emozionanti.
E tuttavia questa stagione è il naturale proseguimento della seconda parte della stagione passata, quando il Napoli mostrò di essere superiore alle due squadre che aveva davanti, pur finendo terzo. Ed è proprio per quella superiorità tattica e per certi aspetti finanche tecnica che i calciatori, la scorsa estate, fecero un patto. Un patto per lo scudetto. Un accordo per vincere, di quelli che si fanno negli spogliatoi. Dell’esistenza di questo patto abbiamo ampie testimonianze e ammissioni, alcune anche dirette (cioè di calciatori del Napoli).
Naturalmente un patto non è sufficiente a garantire una vittoria: ci sono gli avversari, ci sono gli inconvenienti (per esempio un sistema che aiuta i più forti, per esempio gli infortuni, per esempio un presidente egocentrico). E però un patto rafforza, ti fa sentire più sicuro. È proprio al patto che pensi quando sei in difficoltà: sì, ok l’impresa si è fatta ardua ma io non sono solo, ho i miei compagni con me, ho un pubblico che mi ama e che si aspetta il massimo. Ho, appunto, un patto da onorare.
Ecco perché non è accettabile la sconfitta in trasferta con la Fiorentina e il pareggio in casa col Torino. Non è accettabile l’atteggiamento, sia chiaro, non il risultato. La stessa concentrazione tirata fuori con la Juventus doveva essere esibita anche a Firenze e al San Paolo. Che vuol dire, come ha detto Sarri ieri in conferenza stampa, “siamo andati a Firenze con la morte nel cuore”? E il patto? E l’obiettivo? E il sangue agli occhi?
Onore al Napoli, dunque, per quello che ha fatto vedere e fatto sognare ai suoi tifosi. Ma le ultime due partite avrebbero dovuto essere giocate diversamente.