Gli Ottavianesi “riscoprono” la masseria Santa Teresa, l’orto dei Gesuiti

0
1029

Le “virtù” di Gennaro Barbato, splendidamente sostenuto dalla figlia Romina, e la disponibilità di Luigi Romano hanno fatto sì che durante le “giornate” del FAI la masseria Santa Teresa accogliesse un grande numero di visitatori, i quali hanno potuto notare un aspetto particolare della storia di Ottajano, che già nel ‘700 era capace di aprire gli spazi della cultura rurale ai primi soffi della civiltà dell’“industria”. E la “giornata” ci ha ricordato che anche oggi, a Ottaviano, le “eccellenze” non mancano.

 

Un grazie di cuore a Gennaro Barbato, a Luigi Romano, e alla sorella Rossella, che sabato scorso ci hanno consentito di saziare la nostra percezione e la nostra immaginazione con quei profumi e quelle visioni che vengono suggeriti dalle pietre e dagli oggetti del passato nei luoghi in cui la memoria non è una dimensione astratta, ma ha un solido corpo e una voce nitida. La masseria appartenne ai Gesuiti, che vi producevano mele “annurche”, ortaggi, e dalla metà del ‘700 in poi, “erbe salutari” impiegate per preparare medicine utili ai frati del convento napoletano e ai “miseri” che quei frati aiutavano in ogni modo. Anche le mele “annurche” avevano le virtù salutari che Giuseppe Antonio Pasquale, che aveva studiato usi e costumi degli ordini religiosi, elencò accuratamente nel suo “Manuale” del 1876. Nella spaziosa cantina, che Luigi Romano usa ancora oggi (immagine in appendice), i Gesuiti introdussero le prime “macchine” di recente invenzione per la produzione del vino e dopo il 1875 i nuovi proprietari collocarono gli strumenti necessari per la distillazione dello spirito: ma questa è un’altra storia. Intorno alla preziosa masseria si intrecciarono polemiche anche aspre per la definizione dei confini tra Ottajano e Nola. La contesa si placò nel luglio del 1819 quando il sindaco di Ottajano Saverio Ammendola, “ispirato” da Luigi de’ Medici, accettò che “i terreni della Contrada Albertini” facessero parte di Nola, mentre “Cacciabella” entrava nel territorio ottajanese: la strada di Santa Teresa diventava linea di separazione tra i due Comuni. In seguito, alcuni politici ottajanesi incominciarono a “sentenziare” che Santa Teresa era “nei fatti” proprietà di Ottajano, concessa solo “per uso” ai Gesuiti. E i Gesuiti, perché tutti capissero chiaramente la “verità delle cose”, nel 1844 chiusero ,nel punto detto “ponticello di Mastro Gennaro”, la strada che attraversava la masseria. Il parroco di San Gennarello scrisse una lettera aspra contro l’arroganza dei frati: “quella strada era vitale per lui che andava ad amministrare “i sacramenti ai Mozzoni”; col chiuderla lo costringevano a passare per Ottajano, “il che non intendo mai, oppure dovrei impennare le ali”. La polemica tra Ottajano e i Gesuiti approdò in tribunale, ma si giunse a una conclusione solo nel 1861 (raccontai la vicenda in un mio libro pubblicato nel 1993). La “giornata”, organizzata con sapienza e con stile, ci ha permesso di “ricordare” (noi Ottajanesi siamo di fiacca memoria) che anche oggi Ottaviano non è una “cittadina” qualsiasi, ma riesce ancora a trasmettere il suo spirito a “eccellenze” di grande rilievo. Mariapia Barbato ha indossato un abito “disegnato” dallo stilista Mimmo Tuccillo, lo stilista delle dive, che è riuscito a coordinare colore e forma della sua “creazione” con la grazia e con l’eleganza – doti naturali – dell’indossatrice. I ragazzi dell’Istituto Alberghiero “Luigi de’Medici”, incaricati dell’accoglienza, hanno ancora una volta dimostrato quanto elevato sia il livello della loro preparazione e quali risultati abbia già raggiunto la Scuola sotto la guida illuminata del prof. Vincenzo Falco. La prof.ssa Anna Fornaro, Dirigente dell’I. C.S. “Mimmo Beneventano”, seguendo con partecipe attenzione tutte le fasi della manifestazione, ha “spiegato” quale importanza ella attribuisca a una verità che non pochi docenti oggi ignorano: chi “lavora” nella scuola deve- è un obbligo culturale – conoscere la storia del territorio in cui la scuola opera. Ringrazio ancora una volta il “vulcanico” Gennaro Barbato e sono certo che organizzerà altre “giornate”: mi auguro che non ne dedichi nessuna alla presenza di Spartaco sul Vesuvio. La prof.ssa Fiorella Saviano, delegata alla cultura nella giunta Simonetti, ha portato i saluti del Sindaco, dell’Amministrazione e suoi personali, e sono certo che si è resa conto del fatto che nella nostra città per un “assessore” alla cultura c’è molto da fare. Mi ha commosso l’applauso che i visitatori, esortati da Gennaro Barbato, hanno dedicato alla memoria di un ottavianese illustre, Fiore Romano. Parlerò di Don Fiore ai lettori del nostro giornale.