Le commissioni d’inchiesta e gli storici hanno dimostrato che dopo il terremoto del 1980 intorno agli affari della ricostruzione (e poi dello smaltimento dei rifiuti) si crea un’alleanza ferrea tra le imprese e le organizzazioni criminali e si delinea una figura nuova: il camorrista -imprenditore. Diventano numerosi i predicatori anti-camorra, ma nel “popolo” diventa certezza il sospetto che gli amministratori delle fabbriche, delle aziende, dei centri commerciali e della politica non paghino, in tribunale e in carcere, gli affari conclusi con la camorra e non vengano smascherati dai predicatori anti-camorra, né da quelli fissi, né da quelli “a giornata”.
Gli studiosi, e in particolare Isaia Sales, hanno dimostrato che la svolta nella storia della camorra- una svolta drammatica per la società italiana – fu dettata dalla ricostruzione dell’Italia meridionale devastata dal terremoto del 1980. Nella relazione approvata il 21 dicembre 1993 scrisse la Commissione parlamentare antimafia, presieduta da Luciano Violante: “ L’enorme quantità di elementi raccolti sulle irregolarità registrate nella ricostruzione, le rilevazioni sulle lievitazioni dei prezzi nonché sui meccanismi relativi all’assegnazione e all’esecuzione delle commesse portano a concludere che gran parte dell’attività che si è svolta intorno all’utilizzo dei fondi stanziati per il terremoto è stata condizionata dalla presenza di organizzazioni camorristiche.” Si creò un vero e proprio “mercato-protetto, senza concorrenti, con illimitate disponibilità finanziarie”: rientravano in questo mercato gli appalti per la rimozione delle macerie, quelli per l’acquisto di prefabbricati, camper e roulottes, gli appalti per la ricostruzione: 20000 alloggi solo a Napoli. Gli interventi vengono decisi dalle Amministrazioni nel segno della “somma urgenza” e quindi con una procedura semplificata, che si apre subito all’inquinamento utile alla delinquenza organizzata. Scrive Isaia Sales: “La camorra, quando si presenta sulla scena politica, rispetta la competenza politica, le riconosce la propria parte negli affari, non punta al monopolio degli utili, non usa subito il sistema intimidatorio. Che non si sia trattato solo di paura lo dimostrano le elezioni del 1985. Tranne gli uomini politici inquisiti e finiti in galera, nessuno degli uomini di governo locale si ritira dalla politica. Non c’è la reazione normale di chi si sente accerchiato e impotente.” (I. Sales, Storia delle camorre, 2022, p. 321). Carmine Schiavone, pentito del clan dei Casalesi, dichiarò che dopo il 1980 i clan della camorra capirono che “era necessario industrializzare le attività mafiose, per avere continua disponibilità di capitali”: in questo modo, scrive Amato Lamberti, “si realizza un intreccio tra i due mercati”, il mercato illegale e il mercato legale, “che rende sempre più difficile la separazione tra criminale e legale.” (A. Lamberti, La camorra imprenditrice, pag.46). L’altro grande affare della camorra imprenditrice è lo smaltimento dei rifiuti tossici. Ma anche su questo argomento è fondamentale la riflessione di Isaia Sales, il quale scrive che la responsabilità prima del disastro non è della criminalità organizzata, ma “delle grandi, medie e piccole industrie produttrici di scarti tossico-nocivi.”. I clan “svolgono solo una funzione di “servizio” a una pressante domanda di occultamento, smaltimento, interramento o addirittura di riciclo di materiali nocivi derivanti da processi industriali: l’ha detto, nel 2000, la Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti. La colpa del “dramma smaltimento rifiuti” non è solo della camorra: ha scritto Raffaele Cantone che “la camorra si è seduta a un tavolo nel quale c’era un intreccio di interessi molto più ampio e riferibile ad altri soggetti. Non credo di dire una castroneria se affermo che la camorra ha avuto un ruolo subordinato rispetto ad altri centri di interesse; ha avuto la sua parte come pretende sempre quando c’è del danaro da spartire, ma non credo che sia stata il motore del complesso intreccio affaristico.” (R.Cantone, “I Gattopardi”, 2010, p.198). La camorra pretende “la sua parte” anche perché fornisce alla magistratura e all’ opinione pubblica i “colpevoli” che pagano per le proprie colpe e per quelle dei “gattopardi”. E i “gattopardi” più sfrontati non fanno mancare il loro applauso ai sermoni dei predicatori anti-camorra. Ma poiché l’affare dello smaltimento dei rifiuti non è un affare solo Campano, dedicheremo al tema un articolo a parte commentando il saggio di Vittorio Martone “Alleanze nell’ombra”. E parleremo della polemica sull’omaggio tributato alla tomba di Raffaele Cutolo dalla moglie.