Cannes rimane uno degli eventi più attesi dagli amanti del cinema d”autore. Spazio anche per due “fuoriclasse” italiani: Nanni Moretti e Paolo Sorrentino.
Se gli Oscar sono la festa del cinema inteso come grande spettacolo di intrattenimento, il Festival di Cannes rappresenta uno dei rifugi preferiti dagli amanti del cinema di qualità. Con quell’aria un po’ cinefila e snob, Cannes presenta spesso in cartellone grandi registi e un ventaglio di opere più ampio. Al netto di film tipicamente da festival e difficilmente digeribili, la possibilità di rifarsi gli occhi con grandi autori da tutto il mondo e di scovare delle piccole perle semisconosciute è effettivamente molto alta.
E, a leggere la lista dei film presentati nelle varie sezioni, questa edizione del Festival sembra aver puntato ancora più in alto del solito. Prima di tutto, un po’ di sano campanilismo. L’Italia è presente con ben due film in concorso: Habemus Papam di Moretti e This must be the place di Sorrentino. Nanni Moretti è una vecchia conoscenza della Croisette. Nel 2001 La stanza del figlio commosse tutti con il racconto delicato del lutto di due genitori, arrivando ad una meritatissima Palma d’oro per il miglior film. Sorrentino appartiene alla nuova leva dei registi italiani ed è riuscito a superare i confini nazionali grazie al successo internazionale de Il Divo – il ritratto surreale di Giulio Andreotti e dei labirinti della politica italiana, premio speciale della giuria proprio a Cannes nel 2008.
This must be the place è il grande salto del regista napoletano nel mercato internazionale, con un film tutto girato in inglese che ha per protagonista Sean Penn. Forti di queste due punte di primo livello, non è assurdo sperare in un premio (e l’Italia, con 12 riconoscimenti, è al secondo posto in assoluto in questa particolare classifica per Paese, seconda solo agli Stati Uniti). Ma i motivi di attrazione di Cannes 2011 non si limitano alla presenza di due importanti registi italiani. Sempre tra i film in concorso, i nomi altisonanti si sprecano. Tra i più attesi due registi nord-europei capaci sempre di far parlare di sé.
Il finlandese Kaurismaki, amatissimo da tutti i festival, torna con un lungometraggio dopo cinque anni e tenta l’assalto alla prima Palma d’Oro (dopo aver vinto il premio speciale della giuria nel 2002 per L’uomo senza passato) con Le Havre, storia di immigrazione e speranza con la solite cornice fatta di personaggi teneri e bizzarri. Ancora più atteso è il nuovo film di Lars Von Trier (Melancholia), la cui personalità gigantesca rischia sempre di oscurare qualsiasi discorso sui contenuti.
Il genio danese ha già fatto discutere per una surreale conferenza stampa durante la quale ha dichiarato – alla fine di un discorso molto criptico – di essere un nazista e provare simpatia per Hitler. Lo attende la prova della platea e della critica, dopo il discutibile esperimento di Antichrist, il film-provocazione massacrato da più parti. D’altra parte il regista danese a Cannes si trova decisamente a proprio agio, avendo già vinto il Gran Premio Tecnico con L’elemento del crimine (1984), il Premio della Giuria per Europa (1991) e Le onde del destino (1996) e, finalmente, la Palma d’Oro con Dancer in the dark (2000).
Con Melancholia Von Trier percorre sentieri ancora sconosciuti nella sua filmografia; si tratta di un dramma familiare tipicamente nordico arricchito però dallo spettro della fine del mondo provocato dall’avvicinarsi alla Terra del pianeta Melancholia. E non finisce qui. A Cannes 2011 si registra anche il ritorno della coppia Almodovar-Banderas, con La piel que abito, un’incredibile storia di vendetta con al centro un chirurgo plastico. Meno conosciuti dal grande pubblico ma già vincitori di ben due Palme d’Oro (Rosetta nel 1999 e L’enfant nel 2005), i fratelli belgi Dardenne tentano la tripletta con Il Ragazzo con la bicicletta. Tra gli altri grandi nomi in concorso possiamo ricordare Mihaileanu (con La Source des Femmes), Miike (Harakiri), Malick (The tree of life) e Ceylan (Once upon a time in Anatolia), che testimoniano una volta di più come il cartellone di Cannes sia capace di accontentare i gusti più diversi.
Ma, come sempre, le attese non si limitano ai film in gara. La sezione Un Certain Regard e la lista dei film non in concorso regalano altri grandi nomi. Tra Gus Van Sant, Kim Ki Duk, Jodie Foster e tanti altri ci sarà sicuramente da divertirsi, senza dimenticare che lo spirito di queste sezioni, tra le altre cose, è quello di mettere in vetrina soprattutto le opere di registi meno conosciuti. E nell’attesa di scovare qualche nuovo gioiello – e con uno sguardo alla passerella che anche a Cannes ha la sua bella dose di sfilate, paparazzi, grandi stelle e gossip in puro stile hollywoodiano – le chiacchiere s’interrogano soprattutto sul possibile vincitore.
Con i registi già premiati che partono solitamente in seconda fila, potrebbe essere proprio l’anno di Kaurismaki, grande autore europeo dotato di uno stile riconoscibile e originale che spesso costituisce la carta vincente in questi festival. Ma non è da sottovalutare la possibilità che il nostro Sorrentino, trainato dal precedente successo de Il Divo e dalla dimensione internazione di questo This must be the place, possa portare a casa la sua prima Palma d’Oro. Sarebbe il giusto riconoscimento per il più interessante tra i giovani autori italiani.
(Fonte foto: Rete Internet)