Ieri dopo quattro anni di “esilio” sono tornati nelle linee di produzione chiave gli otto metalmeccanici della Cgil. Lavoreranno a tempo pieno: niente più cassa integrazione.
E’ l’evento più importante registrato finora nell’ambito dei rapporti sindacali tra la più importante azienda automobilistica nostrana, la Fiat, e la Fiom, il sindacato di categoria della Cgil che si oppone alla firma del contratto specifico aziendale, voluto dall’ad Sergio Marchionne a partire dallo stabilimento di Pomigliano.
Un capitolo che segna la fine di una battaglia e l’inizio di una nuova sfida, quella che, stando almeno alle parole dei metalmeccanici della Cgil, “dovrà portare tutti i lavoratori Fiat del Napoletano all’interno delle fabbriche da cui sono stati espulsi per finire in una cassa integrazione eterna”. Ieri infatti proprio qui, nello stabilimento della Panda, gli otto delegati della Fiom-Cgil sono rientrati in fabbrica, dopo ben quattro anni di assenza forzata. I delegati ora si trovano di nuovo nelle postazioni di lavoro dalle quali erano stati estromessi il 23 giugno del 2010, data dell’esito del referendum sull’accordo Panda, che il sindacato di Maurizio Landini non ha voluto firmare.
In quella circostanza le tute blu iscritte alla Fiom e che rappresentavano le rsu di fabbrica, furono inserite in una cassa integrazione che sembrava non avere fine. Poi però la situazione è iniziata a cambiare radicalmente con una storica sentenza della Corte costituzionale, risalente al luglio del 2013, sentenza che ha di fatto annullato l’articolo 19 dello statuto dei lavoratori, recepito nel contratto dell’auto, una norma che concedeva le agibilità sindacali alle sole organizzazioni firmatarie di contratto.
La svolta definitiva c’è poi stata a maggio, quando la Fiat e la Fiom hanno firmato una conciliazione attraverso cui è stato possibile aprire ai delegati del sindacato di Landini le porte dei settori manifatturieri più strategici dello stabilimento: il montaggio, la verniciatura e la lastratura. Reparti in cui si lavora a tempo pieno ma da dove risultano estromessi 1921 dei circa 4400 addetti. I 1921 lavoratori sono sottoposti a un contratto di solidarietà che a causa dell’esiguità delle postazioni disponibili li costringe per la maggior parte del mese a restare in cig. Situazione peggiore stanno vivendo i 316 addetti del reparto logistico Fiat di Nola, quasi tutti in cassa a zero ore. Addetti che furono trasferiti nel 2008 dalla fabbrica di Pomigliano.
Uno di loro, Antonio Frosolone, cinquantenne cardiopatico, per protesta è in sciopero della fame dal 22 agosto. Ha interrotto le cure cardiologiche. Stasera, nella chiesa del Carmine, a Pomigliano, si terrà un’assemblea per ricordare questa vicenda.