Ercolano, continuano gli scavi a Cava Montone

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Continuano gli scavi nella cava dismessa in località Orfanotrofio. I fusti dissotterrati hanno raggiunto ormai la trentina ma le ruspe continuano il loro lavoro, alla ricerca di altro materiale potenzialmente dannoso.

Trenta fusti di materiale bituminoso, oleoso, di probabile provenienza industriale, due sponde di camion e tanto eternit, tantissimo materiale di risulta edilizio dissotterrato dallo scavo che è arrivato fino a cinque metri di profondità. Questo è il risultato di due giorni di scavi a Ercolano, in pieno Parco Nazionale del Vesuvio.

La seconda giornata di scavi è stata senz’altro più affollata rispetto alla prima quando, unico giornalista presente, ho dovuto accontentarmi di foto e riprese zumate. Ieri invece, verso le 14.30, c’era già la RAI e qualche altra rete televisiva locale, e c’era sicuramente Il Mattino, tutti avvertiti da una nota della procura. E c’ero anch’io, come da almeno cinque anni a questa parte; il tempo da me dedicato, a fasi alterne, a quella putrida e marcescente groviera che è l’area delle Lave Novelle di Ercolano, là dove dimora anche la summenzionata Cava Montone.

Lo spettacolo è inquadrato dalla meravigliosa cornice del Somma e del Vesuvio ma basta abbassare lo sguardo per perdere la voglia di sognare e perdersi nello scavo di quelle ruspe gialle, quelle che di tanto in tanto tiravano su le lamiere dei fusti, fradice di ruggine e grasso minerale.

Se non fosse per la discarica sarebbe sembrato un grande evento quello di ieri, c’era la stampa, la televisione, le forze dell’ordine al gran completo, l’Ente Parco e pure qualche politico dell’amministrazione s’era fatto vivo, rimarcando la sua presenza al gran galà della monnezza!

L’ARPAC ha raccolto anche stavolta i suoi campioni, in baratoli di vetro da conserva e in buste di plastica, saranno loro a dirci cos’è quella roba stile blob che fuoriesce da quei bidoni consunti. Anche i comitati erano presenti, gli unici realmente contenti di quella situazione, gli unici a sperare che quello potesse essere il primo passo verso la bonifica territoriale e morale di San Vito.

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