A causa di un piccolo inghippo burocratico il tribunale di Nola ha rinviato di due mesi la decisione sugli arresti dei politici e degli ex dirigenti della società pubblica di nettezza urbana.
Ieri è stata rinviata all’undici gennaio prossimo la prima udienza del tribunale del Riesame di Nola sulla richiesta di custodia cautelare inoltrata a carico di otto tra politici ed ex dirigenti della Pomigliano Ambiente, la società di nettezza urbana controllata dal comune ma naufragata in un mare di debiti, tre anni fa. L’udienza è stata rinviata a causa di un difetto di notifica. Al centro dell’inchiesta del procuratore aggiunto di Nola, Maria Antonietta Troncone, c’è il crac milionario dell’azienda che gestiva la raccolta dei rifiuti soldi urbani.
Domande di arresto che riguardano, tra gli altri, l’ex sindaco di Pomigliano, Antonio Della Ratta, del Pd, l’ex segretario provinciale del Pds, Benito Visca, e un ex assessore del centrosinistra, sempre del comune di Pomigliano, Monica Andrè. Per Benito Visca, Antonio De Falco, detto “Ninì”, ingegnere della Pomigliano Ambiente, e Cosimo Basile, ex componente di staff del Comune, la richiesta di custodia cautelare è relativa agli incarichi da dirigente della Pomigliano Ambiente ricoperti nel periodo compreso tra il 2006 e il 2009. L’ex sindaco Della Ratta è invece sotto accusa in quanto ritenuto responsabile delle scelte nella conduzione aziendale della società.
Monica Andrè, ex esponente della giunta di centrosinistra che ha governato Pomigliano dal 2000 al 2005, è invece sotto inchiesta come componente del collegio sindacale delegato al controllo delle attività finanziarie della società. La richiesta di arresto riguarda anche altri tre componenti del collegio, nel periodo compreso tra il 2005 e il 2009: Gelsomino Pepicelli, Carmelo Galiano e Saverio Barone.
Nell’inchiesta figurano indagate ancora sei persone. Si tratta di un altro revisore dei conti, Vincenzo Esposito, di Carlo Vitiello, Claudio Pulicati, Fausto Alberto Edoardo Galmarinio e Roberto Borriello, cioè i cinque funzionari di banca coinvolti nelle operazioni di concessione di crediti “pro soluto”, vale a dire di crediti milionari con rischio d’inadempienza da parte del debitore. Il procuratore Troncone sostiene che “i gravi indizi di colpevolezza acquisiti e il pericolo di inquinamento delle prove impongono il via libera agli arresti”.