Stop al Diclofenac per difendere i grifoni italiani

0
1356

Serve bandire il Diclofenac. L’appello all’Agenzia Europea del Farmaco parte anche da Napoli

 

Un medicinale di uso veterinario minaccia la sopravvivenza degli avvoltoi europei. È il Diclofenac, un antinfiammatorio che viene utilizzato negli allevamenti, innocuo per l’uomo, ma che ha effetti letali sugli avvoltoi che si nutrono delle carcasse di animali trattati con questo farmaco veterinario.

Così la Fondazione per la Conservazione degli Avvoltoi (VCF), BirdLife, WWF e LIPU hanno lanciato la campagna “BanVetDiclofenac”: una campagna per vietare il Diclofenac veterinario in Europa. In particolare in Spagna, Italia e Portogallo, dove vivono la maggior parte degli avvoltoi europei. E tra le prime adesioni alla campagna c’è quella dell’Associazione napoletana ARDEA, formata per lo più da ornitologi.

«Gli effetti letali del Diclofenac sono stati ben documentati nel subcontinente indiano» ha spiegato a Il Mediano Rosario Balestrieri, presidente di ARDEA. «È bastata la presenza di questo farmaco nell’1% delle carcasse di vacche per portare quasi all’estinzione ben cinque specie di avvoltoi. Stiamo parlando di una popolazione di oltre 70 milioni di individui che ha subito un declino del 99%. L’uso di questo medicinale, per fortuna, ora è vietato in India, Nepal, Bangladesh, Iran e Pakistan. Non possiamo permettere che accada questo anche in Europa».

Le stime dei danni da Diclofenac in Europa, infatti, non sono certo rassicuranti. Secondo l’Agenzia Spagnola dei medicinali e dei prodotti sanitari, a causa di questo antinfiammatorio, ogni anno potrebbero morire circa 6.000 grifoni (Gyps fulvus), pari al 7% annuo della popolazione spagnola: la più importante a livello europeo.

Le specie di avvoltoi che vivono in Italia sono tre: il Gipeto (Gypaetus barbatus), il Capovaccaio (Neophron percnopterus) e il Grifone (Gyps fulvus). Tutte minacciate, in particolare le prime due, e per le quali sono stati attivati diversi progetti di reintroduzione.

«La situazione che vivono i nostri avvoltoi è particolarmente delicata» continua Rosario Balestrieri, inanellatore dell’ISPRA coinvolto nei progetti di reintroduzione di Grifone in Abruzzo e di Capovaccaio in Basilicata. «Da sempre sono stati oggetto di bracconaggio, abbattuti per sciocche credenze (si crede portino cattivi presagi ndr), fino a portarli quasi all’estinzione. Poi con la diminuzione delle attività di pastorizia e le ultime leggi in materia di smaltimento delle carcasse di animali da pascolo, li abbiamo praticamente affamati. Gli avvoltoi, infatti, hanno un compito unico tra gli uccelli: non sono predatori, ma divorano carcasse e impediscono così il diffondersi di malattie. Sono uccelli antichissimi, presenti già nei geroglifici egizi, e a noi spetta il compito di difenderli».

Un grifone, protagonista della campagna per mettere al bando l’uso del Diclofenac

Fortunatamente, in tutt’Europa, Italia compresa, dagli anni ’90 sono partiti una serie di progetti di conservazione, per riportare Grifoni, Capovaccai e Gipeti in cima alla catena alimentare delle montagne di Alpi e Appennini. Ma gli sforzi rischiano di essere vani se non si arginano i danni da Diclofenac. Nel 2014, l’Agenzia Europea del Farmaco ha riconosciuto questa potenziale minaccia, ma non ha preso decisioni definitive. «Per questo abbiamo aderito alla campagna. Serve prendere una decisione. Tra l’altro, in Europa vige il principio di precauzione, che regola tutte le leggi in materia di conservazione. Ovvero se un dato composto è letale (o per esempio per noi umani cancerogeno) viene messo al bando. Pertanto autorizzare un farmaco con un potenziale effetto mortale sulle specie che dovremmo proteggere, riteniamo non sia compatibile con questo obbligo normativo».

Le alternative al Diclofenac ci sono. Esistono farmaci che hanno la stessa funzione, lo stesso costo e non hanno effetti letali nella catena alimentare. Ora però bisogna che l’opinione pubblica solleciti l’Agenzia europea del farmaco a prendere una decisione in merito. E l’unico mezzo per farlo è la petizione “BanVetDiclofenac”.