Somma Vesuviana, una lapide in memoria di Fausto Coppi e Giuseppe D’Avino

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Fausto Coppi e Giuseppe D'Avino

Nel 1945, il giovane e appassionato ciclista sommese Giuseppe D’Avino (nella foto di copertina con Fausto Coppi), rispondendo ad un pubblico appello,  generosamente donò una delle sue biciclette al caporale Fausto Coppi, reduce di guerra, per consentire al campionissimo di poter ritornare a pedalare verso nuove vittorie.

Lo scoprimento della lapide marmorea si terrà giovedì 11 maggio alle ore 10:30 – tre ore prima del passaggio del Giro d’Italia a Somma Vesuviana –  in piazza Vittorio Emanuele III alla presenza di autorità politiche, religiose e civili. Tra gli ospiti d’ onore saranno presenti: Gianfranco Coppola, Presidente Nazionale USSI; Gian Paolo Porreca, medico e scrittore; Giampaolo Bovone, Presidente della Fondazione ACOS per la Cultura; Pino Cutolo, Presidente Regionale della FCI; Arcangelo Bove, stella del ciclismo del Sud che gareggiò con Fausto Coppi; Angelo Damiano, medaglia d’oro alle Olimpiadi di Tokyo nel 1964. Sono attesi Mario e Faustino Coppi, rispettivamente cugino e figlio del grande campione.

Sarà il Sindaco Salvatore Di Sarno a presiedere alla cerimonia di scoprimento della lapide, accompagnato dal prof. Angelo D’Avino, figlio di Giuseppe, che per l’occasione ha voluto ringraziare la Ditta Vesuviana Marmi srl per la donazione della lapide marmorea, la Società Nolo e Ambiente srl per la collocazione sulla facciata del Palazzo Torino, il prof. Salvatore De Stefano per la solenne epigrafe commemorativa, Un ringraziamento speciale va a pasquale Ventriglia, autore del grafico della locandina e la So.Ve.Mec.srl.  Sarà presente, inoltre, una rappresentanza dell’Esercito Italiano.

La Pro Loco Vesuvia, oltretutto, con il suo Presidente prof. Lello D’Avino, donerà a Faustino Coppi una splendida scultura del Maestro Giuseppe Canò.

Scultura del Maestro Giuseppe Canò (Pro Loco Vesuvia)

LA STORIA

Nessun atleta è stato più grande di lui. Nessuno ha avuto una vita più simile a un romanzo (Maurizio Crossetti, giornalista)

Nel 1942, il caporale Fausto Coppi era uno dei tanti soldati al fronte nella guerra d’Africa. Di lui si erano perse le tracce. Il ciclista aveva già vinto, a sorpresa, il suo primo Giro d’Italia nel 1940. Dopo la partenza per la guerra, tanti suoi estimatori lo credevano, addirittura, morto. Catturato, infatti, dagli inglesi in Tunisia, Coppi fu trasferito a Caserta in una base della Royal Air Force, dopo lo sbarco alleato a Salerno. Ad individuarlo, agli inizi del 1945, fu il cronista sportivo Gino Palumbo (1921 – 1987), che pubblicò una sorta di appello sul quotidiano La Voce, in cui incitò gli appassionati a fornire una bici al campione per poter proseguire gli allenamenti. All’appello rispose il Giuseppe D’Avino (1915 – 1985) alias Vicienz ‘e scassaporte: un trentenne falegname nativo di Somma Vesuviana che non solo affittava biciclette, ma nutriva una forte passione per il ciclismo. Era nato, infatti, il 16 luglio del 1915 in strada Castello da Francesco e Assunta Aliperta. Il falegname prontamente montò in sella alla sua Legnano verde e si recò a Caserta per consegnarla ai custodi britannici del campione. Giuseppe era sicuro che Coppi, non ancora un mito affermato, sarebbe diventato una star mondiale. Il campionissimo mantenne, successivamente, un legame molto forte con il falegname sommese e con i figli Franco, Nicola, Aniello e Angelo.

Per approfondire la storia, basta cliccare su Il ciclista Fausto Coppi in partenza da Somma Vesuviana – Il Mediano