
La capogruppo di Forza Italia, nella seduta di assise di ieri (ndr, giovedì 26 gennaio) è tornata alla carica con un’interrogazione sul mancato varo dei Peba (piani per l’eliminazione delle barriere architettoniche). La De Simone aveva già presentato – era il 2014 – una mozione con proposte e progetti in merito, studiati e redatti insieme a Gianluca Di Matola. Quella mozione fu apprezzata, votata e approvata all’unanimità ma è poi rimasta lettera morta. Nel frattempo Di Matola ha presentato, all’inizio dello scorso anno, un esposto – denuncia alla Procura della Repubblica. Alla consigliera ha replicato l’assessore alle politiche sociali, Rossella Beneduce: «Stiamo procedendo per gradi e presto sarà insediato un tavolo tecnico al quale spero che la consigliera De Simone e lo stesso Di Matola vogliano prendere parte». Chieste risposte chiare anche sui fondi PAC destinati al micronido mai partito alla scuola D’Assisi.
Una premessa è doverosa: I Peba risalgono alla legge 41 del 28 febbraio 1986. Da allora il Comune di Sant’Anastasia non si è ancora adeguato alle norme esistenti, in particolare quelle che riguardano gli edifici pubblici e l’eliminazione da essi delle barriere architettoniche. E se Di Matola ha preferito, dopo innumerevoli tentativi, rivolgersi alla Procura di Nola e scovando precedenti giurisprudenziali relativi a condanne nei confronti di sindaci per omissione di atti d’ufficio relativamente alla mancata attuazione dei Peba, la consigliera De Simone ha riproposto la questione in assemblea pubblica.
«Dalla presentazione della mia mozione, nel dicembre 2014, nulla è stato fatto – ha detto la capogruppo di Fi – in totale dispregio delle leggi vigenti e dell’interesse dei cittadini disabili».
L’assessore Beneduce ha assicurato che proprio da quella mozione erano arrivate invece proposte e spunti. «Una serie di proposte che tra l’altro non richiedono grandi investimenti da parte del Comune – ha precisato l’assessore – che ho preso a spunto per cominciare un lavoro serio e molto tecnico. Sto inoltre tentando di spingermi oltre, partendo da un censimento sul numero di cittadini disabili sul nostro territorio, ma ovviamente anche se ve ne fosse uno soltanto avremmo dato la giusta attenzione per creare condizioni di integrazione e fruizione». Gli step illustrati dall’assessore Beneduce sembrano partire dal principio: «Stiamo preparando una delibera di giunta, dopodiché costituiremo un tavolo tecnico e spero che anche Gianluca Di Matola voglia collaborare con noi. Fatto ciò, verificheremo se ci sono impegni spesa da portare in bilancio».
Non è sembrata né si è detta per nulla soddisfatta la consigliera De Simone. «Due anni e mezzo, due assessori, una mozione e una denuncia alla Procura della Repubblica per arrivare oggi a questo punto – ha proseguito la capogruppo Fi – i Peba si potevano varare subito, in brevissimo tempo e oggi il paese, ma anche chi lo guida, avrebbe goduto di una migliore prospettiva. Certo, per correttezza sarebbe stato meglio convocare chi questo progetto lo ha redatto, studiato, fatto proprio: Di Matola vive ogni giorno il disagio sulla sua pelle per cui, se si volevano accelerare i tempi, bastava convocarci e saremmo già partiti e parlo di convocazioni ufficiali non di qualche telefonata rassicurante per prendere tempo. Non vorrei offendere l’assessore Beneduce, però mi sembra che brancoli nel buio, quel progetto – il lavoro che dovrebbe fare un assessore praticamente già mezzo svolto – è rimasto in qualche cassetto ben chiuso perché si è preferito dare la precedenza a vecchie logiche personalistiche e conventicole interne».
«Non amo lavorare brancolando nel buio –ha poi ribattuto l’assessore – ed è proprio per questo motivo che prima di avviare il processo ho voluto sincerarmi di tutti i passi già fatti e controllare tutte le normative attinenti».
L’onere di rispondere invece alle richieste di chiarimento della De Simone sui fondi Pac e il micronido mai partito alla scuola D’Assisi, con fondi consistenti già anticipati dal Comune (vicenda oggetto di visioni diverse tra l’ex assessore Cettina Giliberti e l’attuale vicesindaco Carmen Aprea che se ne è occupata dopo le sue dimissioni, ad assessorato vacante -leggi qui –) se l’è preso il vicesindaco. La consigliera «azzurra» ha preteso risposte in merito ai reali motivi per cui il servizio non è al momento partito e soprattutto cosa accadrà nel caso non partisse: se cioè i fondi anticipati dal Comune rimarrebbero a carico dei cittadini laddove il Ministero non li rimborsasse.
«Se il micronido non dovesse partire – ha spiegato l’assessore Aprea – cosa che noi invece riteniamo accadrà, la ristrutturazione già eseguita e gli arredi già acquistati rimarranno a nostro carico. Avevo già illustrato in precedenza le difficoltà incontrate, a partire da una delibera di consiglio di istituto mancante di firma per finire alla discrasia tra le schede inviate al Ministero e il reale servizio che doveva invece essere attuato. Stiamo provvedendo a rimediare affinché il micronido possa partire».
Alla richiesta della consigliera De Simone di esprimersi sui tempi, il vicesindaco ha risposto: «Entro maggio 2017».