Il Festival di Sanremo continua a far parlare di sé a quasi una settimana di distanza dalla sua conclusione. Dopo il caos scatenato dal “Blanco Gate” e le critiche per il bacio tra Rosa Chemical e Fedez, piomba sul Festival una nuova polemica. Ad innescarla questa volta è stato il Maestro Beppe Vessicchio, il direttore d’orchestra più amato della tv. Vessicchio in un’intervista al giornale Avvenire ha rivelato il guadagno degli orchestrali di Sanremo definendolo “una paga da fame”.
Vessicchio è un vero e proprio veterano di Sanremo. È stato per diversi anni direttore d’orchestra al Festival e ha accompagnato molti artisti in gara. Il Maestro è nato nel 1956 a Napoli. La passione per la musica lo ha sempre accompagnato, fin da ragazzo quando ha iniziato a muovere i primi passi in quello che poi è diventato il suo mondo. Napoli è stata anche la città dell’esordio: è lì che ha lavorato con Buonocore, Bennato, Di Capri, Gagliardi e Sastri. La collaborazione con Gino Paoli è stata la svolta alla sua carriera, è con lui che scrisse “Ti lascio una canzone”, “Cosa farò da grande” e “Coppi”. Nel 1975 è entrato nel gruppo dei Trettré, un trio di comici e cabarettisti napoletani, dove il musicista suonava la chitarra e il pianoforte. Vessicchio ha raggiunto il successo con il talent “Amici”, di Maria De Filippi, dove ha ricoperto per alcuni anni il ruolo di insegnante. Al Festival è stato presente a partire dal 1990 e per quattro volte ha ricevuto il premio come migliore arrangiatore.
Quest’anno, Vessicchio aveva deciso di non partecipare a Sanremo, ma poi è tornato sul palco dell’Ariston, con grande sorpresa di tutti, insieme al collega più giovane Enrico Melozzi, nella serata delle cover. I due hanno diretto a quattro mani Gianluca Grignani e Arisa in “Destinazione Paradiso”. Nell’ intervista concessa ad Avvenire, Beppe Vessicchio ha dichiarato: “Festival perfetto? Quasi, per essere perfetto”. Secondo lui, infatti, c’è un grande divario tra le prestazioni richieste ai musicisti dell’orchestra di Sanremo e il loro guadagno: “Si deve tornare a degli orari più umani e non solo per la messa in onda televisiva, ma anche per i carichi di lavoro degli orchestrali. La serata del giovedì è terminata alle 2 di notte. Quei musicisti con che energie si possono ripresentare alle 11 del giorno dopo per provare fino alle 19 e poi rispondere puntuali alla convocazione della serata delle cover alle 20.15, andare in scena e tirare fino anche alle 3? Per 5 settimane lavorative un orchestrale di Sanremo percepisce 2mila euro netti. È indecente, una paga da fame. Erano 110, sono rimasti in 30”.
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