Nella mattinata odierna il Gruppo della Guardia di Finanza Torre Annunziata sta dando esecuzione, simultaneamente, a 3 ordini di esibizione emessi da questa Procura della Repubblica nei confronti di altrettanti Comuni del napoletano, nell’ambito di un procedimento penale, pendente nella fase delle indagini preliminari, in ordine al reato di cui all’art. 353 c.p. (turbata libertà degli incanti) relativo all’appalto del servizio di raccolta dei rifiuti.
In particolare, si sta procedendo alla notifica del suddetto ordine di esibizione ex art. 256 c.p.p. presso i Comuni di Pompei, Mugnano di Napoli e Marigliano, al fine di acquisire la documentazione inerente agli appalti, del valore complessivo di € 84.746.704,82, che i citati Enti Comunali hanno stipulato nel settore della gestione dei rifiuti urbani con la medesima società.
Parallelamente, la Guardia di Finanza sta procedendo alla esecuzione di un decreto di perquisizione locale e sequestro di ulteriore documentazione presso la sede della società aggiudicataria degli appalti su indicati nonché presso le abitazioni sia di colui che, allo stato, appare esserne l’occulto amministratore di fatto sia dei suoi figli, che invece risultano ricoprire formalmente la qualifica di soci della predetta società. Le indagini, espletate dalla Guardia di Finanza e coordinate da questa Procura della Repubblica, hanno posto in evidenza come la società Win Ecology S.r.l., attuale affidataria del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani presso i Comuni di Pompei, Mugnano di Napoli e Marigliano— destinataria nel maggio u.s. di un provvedimento interdittivo antimafia emesso dall’Autorità di Governo di Padova, ove insiste la sede legale della stessa – sarebbe di fatto la prosecuzione della società New Ecology S.r.l., precedente affidataria del medesimo servizio pubblico nel Comune di Pompei, anch’essa destinataria di analogo provvedimento interdittivo emesso dalla Prefettura di Napoli nel 2018.
La continuità tra le due società su indicate sarebbe dimostrata dalla circostanza che le stesse — oltre ad avere i medesimi beni strumentali e la stessa forza lavoro – sono amministrate di fatto dallo stesso soggetto, anch’egli destinatario in prima persona di provvedimento interdittivo, il quale, per assicurarsi comunque gli appalti di cui trattasi, eludendo le interdittive antimafia, avrebbe modificato la compagine sociale.