Morti da inquinamento si fa ancora poco.

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66 mila decessi all’anno con responsabilità anche dell’Italia. Monito dell’Unione Europea prima della denuncia alla Corte di giustizia.

 

Nemmeno stavolta l’Italia e le Regioni del Sud  si sono salvate . L’Unione Europea  ha concesso due mesi di tempo per  fermare le morti da inquinamento atmosferico. Da poche ore siamo di nuovo in testa alla classifica delle 66 mila morti premature , per  incapacità nella lotta all’inquinamento. Non sono bastate le multe salatissime  pagate da otto anni  a farci prendere coscienza di un fenomeno devastante. La  triste lista delle inadempienze parte dalla Campania e comprende 13 Regioni. Gli  indici di mortalità salgono per il sovrapporsi di attività non gestite, sebbene  ultra note. Ci sono polveri sottili, 133 discariche non chiuse, decine di terre dei fuochi,  rifiuti abbandonati, uso di carburanti inquinanti.  Se entro poche settimane non arriveranno  indicazioni attendibili partirà una nuova denuncia alla Corte di giustizia europea. E  a spiegare le ragioni di tanto lassismo saranno in tanti. Basta anche poco a capire che il problema apparentemente  tecnico-legale ha invece  forti connotazioni politiche. Con l’aggravante che molte delle 13 Regioni  sotto accusa  sono amministrate dalla sinistra . La battaglia contro le morti precoci  ha un buon deterrente nelle normative Ue del 2005 . Dodici anni sono tanti se si vuole intervenire e l’altro giorno ci è stato di nuovo rimproverato. I comitati di base,  presenti quasi ovunque, hanno proposto cose molto concrete negli anni. Il governo ha una  strategia nella lotta all’ inquinamento, vuole rispettare gli accodi internazionali, sostiene le campagne Onu,  ma poi rallenta il proprio impegno. I provvedimenti hanno tempi lunghissimi, arrivano un po’ alla volta  e spesso sono privi di copertura finanziaria. Le Regioni del Sud  hanno inserito nei patti di sviluppo e nella programmazione  dei fondi europei, progetti di ampio respiro, ma è tutto fermo. La necessità  avvertita  a  Bruxelles,  è di organizzare una transizione complessiva  verso standard  accettabili di qualità di vita . Lo scatto politico ed amministrativo italiano dovrebbe puntare ad eliminare progressivamente  quegli agenti inquinanti di cui abbiamo detto. Ma c’è amarezza e rinnovata  delusione  per  tutto ciò che si poteva-  doveva-  fare,  senza  richiami dell’Europa e soprattutto senza contare morti innocenti.