Il maestro Masulli raddoppia i sapori del Vesuvio: arriva il panettone alla catalanesca

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1975

E’ dagli anni novanta del Novecento che Antonio Masulli guida magistralmente il laboratorio della pasticceria omonima, facendo rinascere alle falde dell’antico Monte Somma colori, sapori e profumi attraverso i suoi lievitati.

Tra la produzione d’eccellenza di questa generosa terra vi è l’albicocca: un frutto prelibato, localmente chiamata crisommola, destinato al consumo fresco, ma anche capace di trasformarsi in succo e polpa, in confetture e in buon sciroppo. Le più diffuse tipologie sono la ceccona, la palummella, la pellecchiella, la boccuccia liscia e spinosa. L’albicocco fu introdotto in Italia per la prima volta nell’area vesuviana e le prime tracce risalgono al IV secolo. Le prime trattazioni sistematiche risalgono al XVI secolo e sono dovute a Gian Battista della Porta, cui si deve anche la loro definizione di cisomele da cui deriva il termine dialettale crisommole.

Questo frutto di Somma Vesuviana sbarcò anche negli Stati Uniti grazie allo studioso svedese Gustav Eisen (1847-1940): lo scienziato lo presentò con tutte le sue proprietà all’Accademia dell’Agricoltura Americana in California nel luglio del 1914 [cit. www.consultamusicale.it]. La pellecchiella, in particolare, ha trovato terreno fertile con la sua marmellata nel panettone natalizio che la Pasticceria Masulli sta proponendo a Natale e Pasqua. La tecnica artigianale prevede una lunghissima lievitazione naturale con il decoro di profumatissime mandorle che vanno ad impreziosire la parte esterna del prodotto. Il risultato è un dolce che esalta non solo il profumo, ma la consistenza soffice e il sapore genuino di un frutto, maturato al caldo sole del Monte Somma.

Non solo il panettone a pellecchiella, bisogna aggiungere anche un altro gusto, legato alla tradizione di questo paese, sta spadroneggiando: si tratta del panettone con la polpa di uva catalanesca.  Quest’uva di Somma è stata sempre famosa. La tradizione afferma che questo frutto deve il suo nome alla sua origine geografica: fu importata qui dalla Catalogna da Alfonso I d’Aragona nel XV secolo e impiantato sulle pendici del Monte Somma. Le ultime considerazioni, invece, dell’esimio prof. Salvatore De Stefano, ci svelano nuovi indizi sull’etimologia della parola catranesca:…tutti ripetono che catranesca possa significare che proviene dalla Catalogna, ma non c’è alcuna notizia che la Catalogna sia mai stata caratterizzata dalla presenza di quella vite.  Il termine greco catharos – a – on, da cui catranesca, vuol dire limpido vinello o vinello chiaro, biondo.

Certamente il panettone alla catalanesca è pronto a fare bella posta di sé nella Pasticceria Masulli in occasione del Santo Natale insieme a tanti altri gusti. Il laboratorio di pasticceria, sito in via Gramsci, in questi giorni d’ autunno effonde un meraviglioso profumo per le secolari strade ancora lastricate dai basoli vesuviani. Sono sensazioni che ci riportano a vecchi ricordi, antiche tradizioni e momenti frugali di un antico mondo ormai scivolato via. Nel locale accanto, l’antica caffetteria e sorbetteria degli inizi del Novecento,  è pronta ad accogliere i suoi clienti tra un’abbondanza di colori natalizi, fatta di cioccolato, cassate con glassa, frutta martorana, mustaccioli e roccocò: un effetto visivo festoso e vivace.