Ieri conferenza stampa dell’operaio licenziato. Domani doppia mobilitazione: presidio al tribunale di Nola e blocchi all’ingresso dello stabilimento automobilistico.
Dopo la settimana trascorsa al caldo, al sole, al freddo e alla pioggia del ponte di una gru del cantiere metro di piazza Municipio, settimana nel corso della quale è stato acclamato come un eroe da tanta gente, Mimmo Mignano torna alla carica e annuncia una nuova stagione di lotte. Ieri l’operaio licenziato dalla Fiat ha infatti tenuto una conferenza stampa davanti alla sede del consiglio comunale di Napoli, in via Verdi, insieme agli altri colleghi estromessi un anno fa dall’azienda per aver esposto un fantoccio impiccato raffigurante Sergio Marchionne. Sono cinque in tutto i licenziati Fiat per motivi legati alle loro manifestazioni di carattere politico e sindacale. Oltre a Mignano, originario di Sant’Anastasia, ci sono Antonio Montella, di Torre del Greco, Massimo Napolitano, di Acerra, Marco Cusano, di San Nicola La Strada, e Roberto Fabbricatore, di Nocera. Hanno raggiunto o superato la cinquantina e sono padri di famiglia. Domani, alle 10, si ritroveranno in presidio nel piazzale antistante il tribunale del lavoro di Nola, dov’è attesa la prima udienza dell’istanza di reintegro nel posto di lavoro avanzata dal noto avvocato lavorista Pino Marziale. “Con noi – spiega Mignano – ci saranno tanti compagni del Si Cobas, del laboratorio politico Iskra, dei centri sociali, operai, disoccupati, precari, studenti: manifesteremo al tribunale in mattinata e nel pomeriggio faremo un picchetto all’ingresso della Fiat di Pomigliano”. Obiettivo: bloccare il grande stabilimento della Panda nell’ora del cambio turno, tra le 13 e le 14. In ballo non c’è solo la faccenda della richiesta di revoca dei licenziamenti.” Il Si Cobas ha proclamato due ore di sciopero – puntualizza Mignano – perché i sindacati firmatutto, FimCisl e Uilm, stanno preparando a Torino un altro paccotto ai lavoratori e ai diritti: vogliono sottoscrivere un ennesimo patto con Marchionne, che gli ha chiesto di limitare quanto più possibile il diritto di sciopero, fino ad annullarlo. Ma a loro voglio rammentare una cosetta: il diritto di sciopero è una legge dello Stato. Fatela finita!”.