Già alcuni giorni fa postava su facebook parole amare. Un giovanissimo stanco e provato, ma nessuno aveva capito davvero.
Raffaele, «Rafele ‘o russ» per gli amici. Capelli rossi, occhi azzurri, un viso simpatico e la battuta sempre pronta. O’ russ era un ragazzo allegro che sapeva far sorridere i tanti, tantissimi, amici che aveva. Stando alle foto e ai video postati sulla sua pagina Facebook, il giovane appariva sempre solare e canzonatorio. E forse è per questo che nessuno dava peso ai suoi pensieri cupi che, tra una battuta e l’altra, facevano capolino sul suo diario. «Non ho una ragazza, non ho un lavoro fisso, non ho affetti, ma mi dite che ci sto a fare?». Questo il post – scritto in napoletano – che qualche settimana fa aveva suscitato la reazione di alcuni amici più stretti e che lo invitavano a «non fare lo scemo, a essere e a sentirsi fiero di essere un ragazzo speciale».
Ma a volte è una condanna essere speciale. E ‘o russ lo era davvero, un ragazzo dolcissimo e sensibile. Lo testimoniano centinaia di messaggi di cordoglio dei suoi amici e le numerose foto che lo vedono giocare con un bimbo piccolo, inviare cuori e baci al suo amato fratello, abbracciare forte suo nonno, punto fermo della sua vita. Una vita che, raccontano gli amici, non gli aveva fatto mancare nulla. Eppure, figlio di genitori separati, appassionato di calcio, Raffaele, che frequentava l’ultimo anno dell’istituto alberghiero, ieri pomeriggio, intorno alle 16, ha deciso di togliersi la vita lanciandosi sotto un treno nei pressi della stazione di Mercato Vecchio. Il macchinista, pur vedendolo, non ha potuto fare nulla per evitarlo e su quei binari, sotto i raggi cocenti di in una splendida giornata di sole, Raffaele ha messo fine ai suoi tormenti interiori. Una morte orribile, uno strazio per i parenti che hanno dovuto riconoscerlo.
Una scena terribile si è presentata agli occhi dei carabinieri della locale stazione, guidati dal comandante Raimondo Semprevivo, che coadiuvati dalla polizia municipale, hanno provveduto a predisporre il necessario per far rimuovere e ridare dignità a quel corpo straziato dalle rotaie del treno in corsa. Tanti giovani e giovanissimi sono rimasti seduti sui binari, nonostante l’invito dei carabinieri ad allontanarsi e ad essere prudenti, fino a che un’auto grigia procedendo lentamente non ha portato via il corpo del loro giovane amico che, poche ore prima, aveva scritto «Ho voluto bene a tutti: Il mio turno è arrivato. Non cercatemi più, non ci sono più per nessuno». Ma non è così, almeno nel ricordo lui c’è. Che possa servire, la sua morte, almeno a non sottovalutare mai più i messaggi, le disperate richieste di aiuto – forse anche inconsce, involontarie – di un ragazzo che in questa vita, nel futuro, non credeva più.