Da A. Ranieri a don Luigi Saviano: i primi ottavianesi che scrissero pagine sulla storia di Ottaviano

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Bisogna sottolineare il fatto che nessuno di essi, eccezion fatta del prof. Francesco D’ Ascoli, mostrò interesse e attenzione per la storia della famiglia Medici, e qualcuno confuse date e nomi. D’Ascoli suggerì al preside Capotorto di intitolare a Luigi de’ Medici l’Istituto Alberghiero, e mi auguro che gli alunni sappiano chi fosse questo Luigi de’Medici. Anni fa il Comitato per la Toponomastica propose di intitolare le strade di un intero quartiere a quei principi che diedero un concreto contributo allo sviluppo della città. Ma la proposta è rimasta una proposta. Correda l’articolo l’immagine del quadro che Nicola Spinosa attribuì a J. Volaire e Mario Praz a P. Fabris.

L’avv. Adolfo Ranieri, figlio del farmacista Amilcare che fu protagonista della storia sociale di Ottajano nella seconda metà dell’Ottocento, pubblicò nel 1907 un volumetto intitolato “Il Vesuvio e Ottajano attraverso la storia”. Inizia così la storiografia ottajanese: e inizia tardi, troppo tardi per una comunità in cui già nel ‘600 c’era un numero cospicuo di uomini di toga e di penna. Ma si sa che noi Ottavianesi coltiviamo, da sempre, le virtù della discrezione e della riservatezza. L’avvocato tentò a lungo di convincere gli amministratori a far qualcosa che ricordasse il rapporto tra le origini della città e Augusto: ma nessuno gli diede ascolto. Il tempo e l’ingratitudine condannarono la sua opera e il suo nome all’oblio. Mi parve giusto proporre, qualche anno fa, che una strada della città portasse il nome di Adolfo Ranieri, primo storico di Ottaviano: e il sindaco dott. Michele Saviano approvò. Anche Silvio Cola fu persuaso che il Vesuvio svolgesse un ruolo fondamentale nel definire l’identità degli Ottajanesi.

Del libro di Silvio Cola, “San Giuseppe Ves.no nella storia- Il Vesuvio e le sue eruzioni” ho letto la seconda edizione, pubblicata nel 1958: la prima era stata stampata nel 1911, e nella prefazione l’autore aveva scritto: “non ho potuto fare a meno di dare notizie su Ottaviano, su Terzigno e su San Gennarello”, poiché, “quantunque non facciano parte del nostro Comune, pure hanno uniformità di tradizioni e di vita con la nostra terra natale”. Il lavoro del Cola è di grande sostanza. Egli consultò, parzialmente, ma con metodo, gli archivi statali, gli archivi comunali e quelli delle famiglie importanti, fece buon uso delle fonti orali, ebbe una solida conoscenza della storia di Napoli. La battaglia per l’autonomia di San Giuseppe è il tema centrale della sua opera: egli lo tratta con sobrietà, poiché sapeva che, se avesse descritto quella lunga battaglia con toni garibaldini, o come se fosse una crociata, avrebbe suscitato polemiche chiassose. Originale è stato il contributo che Francesco D’ Ascoli ha dato alle ricerche sulla storia di Ottajano. I suoi articoli di storia, pubblicati su quotidiani e riviste, suggerivano approfondimenti, aprivano prospettive, indicavano all’ indagine temi e argomenti, offrivano lezioni di quel metodo che egli applicò magistralmente raccontando, con Michele D’ Avino, la storia di Napoli attraverso i suoi sindaci.

La storia di Ottaviano, diceva, non è storia “locale”, perché parte nel nome di Augusto. Inoltre egli intuì che non solo i Medici, ma anche le famiglie di imprenditori che governarono la città nel primo Novecento, i Galliano, gli Scudieri, i Mazza, i Menichini, i Bifulco, i Ranieri, avevano contribuito a creare l’immagine di quello “stile” ottajanese che incominciò ad appannarsi solo nella seconda metà del Novecento. Don Luigi Saviano, parroco della chiesa dell’Annunziata, è l’autore della sola storia di Ottaviano che possa considerarsi, almeno formalmente, un lavoro organico. Egli consultò gli archivi della Curia nolana, gli archivi di alcune famiglie, i manoscritti del Ranieri, l’opera del Remondini e prestò attenzione alla tradizione orale, spesso attendibile, talvolta fantasiosa. Ma non lesse nessuno dei documenti dell’archivio comunale, e non aprì nessuno dei fasci -sono migliaia – di carte “ottajanesi” conservati negli archivi statali a Napoli, a Caserta, a Salerno. I volumi più interessanti della sua opera sono il III e il IV, dedicati alla storia religiosa e ai personaggi di Ottaviano. Preziose sono le pubblicazioni sulle congreghe.