Scienza e scuola. Al forum internazionale con il progetto sull’ambiente > Man attacks, Nature defends itself. Accanto allo scientifico l’Itis “E. Majorana”. Per la Campania anche i licei “P. Calamandrei” di Napoli e “A. Gatto” di Agropoli.
Destinazione Shizuoka Kita High School. SKYSEF 2014, 9-12 agosto. Sono in Giappone i due studenti della IV B del liceo scientifico “E. Torricelli” di Somma Vesuviana che hanno ben pensato, spinti dal boom mediatico intorno alla Terra dei Fuochi, di studiare il grado di inquinamento ambientale del territorio in cui vivono. In collaborazione con Massimo Fagnano, docente della Facoltà di Agraria di Portici, e con la supervisione di Paolo Strolin, professore emerito di fisica sperimentale dell’Università di Napoli “Federico II”, hanno svolto analisi accurate nelle aree adiacenti alla loro scuola, in centrale e succursale, su due lotti in via Marigliano ed uno, oltre i confini della città, a Giugliano in Campania: indagini che hanno portato i giovanissimi Fabrizio Aurelli e Sebastiano Nunziata – primi classificati al concorso “Catalizziamo la crescita, (come) la Chimica può aiutare il mondo”, promosso dall’ordine dei chimici della Calabria, destinatari del premio Piria 2014 nel capoluogo reggino – alla ricerca di una soluzione intelligente e low cost per l’assorbimento e quindi lo smaltimento dei rifiuti tossici, in nome della chimica verde.
“Man attacks, nature defends itself”. La risposta è nella phytoremediation, un processo naturale mediante il quale piante come il girasole – l’elenco è piuttosto ampio – trattengono sotto forma di nutrimento i metalli pesanti contenuti nel terreno, purificandolo. Ovviamente rispetto ai metodi conosciuti e largamente applicati si tratta di un percorso abbastanza lungo, infatti, stando agli studi, occorrono ben 5mila piante di eucalipto (per intenderci, una collocata ogni due metri) per liberare dalle scorie di rame un ettaro in circa 60 anni, con un’estensione di inquinamento che interessi il suolo non oltre i primi trenta centimetri di profondità.
Più rapida la strada con l’impiego della brassica juncea, meglio nota come senape indiana, grazie alla quale basterebbero appena otto anni per eliminare dieci chili di rame. Sature, dopo il taglio, le amiche piante impiegate per la phytoremediation diventano biomassa utilizzata per lo più come carburante nei forni, un tipo di legname che emette la stessa quantità di anidride carbonica assorbita durante il ciclo vitale, e che quindi non ha impatto sull’ecosistema e fa in modo che lo smaltimento non rappresenti un ulteriore complicazione per l’ambiente e la salute umana e animale. “Sarebbe davvero vantaggioso”, considerato che dalle ceneri è possibile recuperare i metalli pesanti e di conseguenza investirli di nuovo per altro.
Tornando a Somma, gli studenti hanno ritenuto opportuno analizzare anche i vegetali: è interessante sapere che in via Aldo Moro, ad esempio, sono stati riscontrati valori alterati del piombo, molto probabilmente per la vicinanza di una stazione di rifornimento. Dunque effetti dell’inquinamento dell’aria, non del suolo. “Sarebbe necessario procedere ad uno screening del territorio”, è immediata la proposta dei due giovani che credono, motivati dalle sperimentazioni degli esperti del ramo, nella realizzazione di un modo alternativo per “curare” i danni all’ambiente. Non è fantascienza, altrove, in provincia di Terni, un progetto simile ha trovato terreno fertile, tanto che alcuni siti sono stati già naturalmente bonificati.
Diverse imprese della città vesuviana, anche di Ottaviano e Sant’Anastasia, hanno reso possibile l’arricchimento morale e culturale di Sebastiano e Fabrizio e manifestato un atto di amore nei confronti della stessa Somma, credendo nei giovani e supportando economicamente l’iniziativa. Proprio il dirigente scolastico del “Torricelli”, Sabato D’Agostino, qualche mese fa indirizzò una lettera alle aziende della zona in cui le invitava ad intervenire.
“Per la terza volta i nostri studenti partecipano a SKYSEF”, la docente di chimica Attilia D’Avino – da anni insieme a Gabriella De Martini, professoressa di fisica, e in questa occasione in collaborazione con Immacolata Ercolino, insegnante di scienze al liceo “P. Calamandrei” di Napoli – ricorda orgogliosa le precedenti esperienze del liceo scientifico sommese sul grafene e la spettroscopia del Vesuvio.
Dalla Cina agli Usa, dall’Iran alla Thailandia, gli allievi provenienti da ventisei realtà scolastiche si concentrano in Giappone per sottoporsi alla valutazione attenta di una commissione critica e meritocratica, in presenza della quale conferiranno in inglese, in sessioni da un quarto d’ora, su energia, ambiente e biodiversità. Prima, però, spazio agli scambi culturali e anche di doni, secondo il principio dell’ospitalità tanto caro alla tradizione nipponica. Somma Vesuviana è in prima fila anche con l’Itis “E. Majorana”, e la Campania con i licei “P. Calamandrei” di Napoli e “A. Gatto” di Agropoli, in provincia di Salerno.
Il portale >Scienza e Scuola pone all’attenzione collettiva che “scienziati napoletani e giapponesi hanno un lungo e consolidato rapporto di collaborazione in fisica del neutrino. E’ scaturita così l’idea di tradurlo in un gemellaggio tra Scuole Medie Superiori, in particolare tra la Shizuoka Kita High School e Scuole della Campania”.
Dall’alto, ma con grande umiltà, Strolin rivolge un affettuoso ‘in bocca al lupo’ ai giovani partecipanti della nostra regione: “Buon viaggio e buon soggiorno a tutte e tutti, anche ai docenti e studenti delle vostre scuole non raggiunti da questo messaggio. Sono sicuro che sarà tenuta alta la considerazione degli organizzatori e degli altri partecipanti riguardo a noi”. L’Italia continua ad essere la patria delle grandi menti.