Ai nostri taccuini Fernando Farroni, assessore alle Risorse Umane della giunta Cuomo. E’ stato in prima linea insieme con i 55 L.S.U. del Comune di Portici, sostenendo la loro protesta a Palazzo Santa Lucia.
«Un anno fa annunciammo che, a seguito di un lungo iter burocratico, che aveva coinvolto Regione Campania e Comune di Portici, avevamo raggiunto l’obiettivo storico di stabilizzare la situazione lavorativa di 55 Lsu, che erano entrati a far parte dell’Amministrazione comunale. Il percorso intrapreso non era stato facile, ma, alla fine, eravamo riusciti a fare un vero contratto a lavoratori che aspettavano da sedici anni un’occupazione stabile. Secondo l’accordo, il percorso di stabilizzazione andava suddiviso i due fasi: la prima, triennale, prevedeva che il Comune usufruisse del contributo ministeriale di 20. 000 euro annui pro capite, per un totale di 3.300 mln diviso in tre anni.
Alla scadenza del triennio, iniziava la seconda fase: come Amministrazione, ci impegnavamo a trasformare i contratti lavorativi a tempo determinato in indeterminato. Molto semplicemente, programmando il fabbisogno di personale, senza fare nuove assunzioni ne’ bandire concorsi, li avremmo gradualmente assorbiti nell’organico inserendoli nelle posizioni lavorative resesi disponibili col naturale smaltimento pensionistico. Fu stabilito, inoltre che il contratto annuale dei lavoratori in questione avesse decorrenza 1° luglio 2011 – 30 giugno 2012Il problema attuale è che, a pochi giorni della scadenza del contratto attuale, non abbiamo alcuna traccia nella nostra Tesoreria del finanziamento regionale».
Quanto costa annualmente un lavoratore Lsu?
«La cifra totale è di27.000 euro, di cui 20.000 sono a carico della Regione e 7.000 del Comune. In un momento in cui abbiamo subito tagli di 4 mln di euro dagli ultimi due governi, non abbiamo certo la copertura per sopperire a tale spesa, tant’e vero che all’interno dei contratti di lavoro degli Lsu, all’articolo 4, venne inserita una clausola che sancisce che, in assenza delle provviste finanziarie regionali, non è possibile consentire alla prosecuzione del rapporto lavorativo. L’intesa tra le parti fu anche frutto di un accordo sindacale, e ogni lavoratore lo sottoscrisse interamente, consapevole che noi, come Comune, da soli non avremmo potuto far fronte ad una simile spesa. La situazione è tanto più drammatica, perché questi lavoratori fanno parte del bacino degli Lsu.
Il decreto legislativo 81/2000, prevede che, una volta trascorsi dodici mesi dalla cancellazione del lavoratore dalla lista di occupazione, la cancellazione diventa definitiva. Il che vuol dire che il percorso di stabilizzazione viene interrotto, ne’ c’è la possibilità di tornare alla situazione precedente. Si sta giocando sulla pelle dei lavoratori: se sappiamo con certezza che entro il 30 giugno che il finanziamento non arriva, perlomeno possiamo interrompere il rapporto lavorativo, in modo che possano rientrare all’interno del bacino degli Lsu e sperare in un nuovo impiego».
In che modo vi siete interfacciati con la Regione?
«Abbiamo mandato una serie di note; il 4 giugno ne abbiamo mandato un’altra a firma congiunta del sindaco Cuomo e mia, indirizzata al governatore Caldoro e all’assessore al Lavoro Nappi, dove chiedevamo delucidazioni sul mancato versamento e, soprattutto, sui tempi di erogazione del finanziamento. La risposta non è mai arrivata; più volte il sindaco ha chiamato il governatore, io ho chiamato l’ass. Nappi e il funzionario dirigente del settore Agocella, ci siamo interfacciati quotidianamente con i dirigenti della Regione, ma non abbiamo mai avuto nessuna risposta soddisfacente. Ci hanno parlato di tetto di spesa, di sforamento del patto di stabilità, ma nello specifico non ci hanno dato alcuna risposta.
Perciò, ho ritenuto di accompagnare i 55 lavoratori che protestavano; ho fatto qualcosa che non è nella mia cultura politica, ne’ nella mia natura: è stato un gesto estremo, necessario perché il dialogo non ha dato frutti. Ho chiesto di fare chiarezza, insieme con i segretari Carlo D’Andrea, dell’ ASC, Giovanni Nughes, della Cgil e Antonio Fascia della Funzione Pubblica- Cgil. Siamo stati ricevuti dall’ass. Sommese, che, con molta disponibilità, in assenza di Caldoro e Nappi, ha ritenuto di riceverci e ascoltare le nostre istanze».
Quale sarà, dunque, il prossimo passo? «Il Comune di Portici sta facendo tutto il possibile per sensibilizzare le autorità competenti su questo gravissimo problema che riguarda cinquantacinque famiglie monoreddito, di cui in questo grave momento sociale non ci si può assolutamente disinteressare. Portici è stato il primo comune ad attivare la procedura di stabilizzazione degli Lsu e, quindi, cronologicamente, siamo i primi a combattere questa battaglia, ma, se la situazione permane, anche altri comuni come Acerra, Napoli e Cercola, che hanno seguito lo stesso percorso di stabilizzazione degli Lsu, di qui a breve vivranno quest’emergenza. La cosa paradossale è che il Governo ha già inviato i fondi in Regione destinati e vincolati a questa specifica stabilizzazione lavorativa. E, cosa grave, la Regione ammette che i fondi sono presso la tesoreria, ma afferma che non si possono spendere per non sforare il tetto di spesa.
E’ un controsenso giuridico: nel momento in cui il governo eroga questi fondi, li invia all’Ente regionale, in quanto interlocutore dell’Ente locale: perciò, vanno assolutamente trasferiti, non si può dare la priorità ad altre situazioni. Il Governo Monti ha fatto notevoli tagli, e continua a farli: se ha destinato questi soldi agli Lsu, vuol dire che la stabilizzazione è un percorso meritorio da portare avanti. Vorremmo sapere perché questi fondi non sono ancora erogabili, ma la Regione non da risposte. I 55 Lsu, non sono un numero, ma esseri umani, e noi, Comune di Portici, in questa vicenda ci sentiamo parte lesa insieme a loro.
Sono assessore alle Risorse Umane, ho 350 dipendenti, ma per me questi 55 lavoratori rappresentano una forza lavoro imprescindibile; svolgono ruoli di utilità sociale: sono conducenti di scuolabus, provvedono agli spostamenti dei disabili ed anziani, sono guardiani dei parchi cittadini:le loro mansioni sono molteplici, prevalentemente sociale. I cittadini li conoscono come dipendenti comunali, ma non lo sono, anzi, tra loro c’è una notevole disparità di trattamento e, in più, non hanno certezza del loro futuro. Se le cose permanessero così, il Comune di Portici sarebbe costretto a scegliere, per il loro bene, il male peggiore: il licenziamento».