La “macumba” contro l’on. Calderoli: quando si rompe anche: il curniciello napoletano

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L’on. Calderoli riconosce pubblicamente che gli dei Celti nulla possono contro la “macumba” che secondo lui lo ha colpito. E se fosse una punizione del Fato per la legge elettorale? “Curnicielli” fiacchi e “curnicielli” potenti.

I fatti li conoscete. L’on. Calderoli, che è laureato in Medicina e Chirurgia – così mi è capitato di leggere – offese, in modo assai volgare, la signora Cècile Kyenge, ministro del Governo Letta.

Il signor Clement, padre della signora ministro, che abita nel Katanga, “eseguì un rito tribale” (Repubblica.it 26/8) perché il dottor. Calderoli venisse liberato dallo spirito che lo spingeva a ingiuriare la figlia. Un delicato pensiero. E invece il dott. Calderoli ritiene che dal Katanga gli sia stata scoccata addosso una “macumba”, perché dal giorno della preghiera del sig. Clement un nembo di guai si è abbattuto su di lui: un nembo così nero di guai così gravi, lutti, ricoveri in ospedale, interventi chirurgici, perfino un serpente di due metri che strisciava passeggiando in casa sua, che egli, l’infelice, ha pregato il sig. Clement di essere clemente, di ritirare la “macumba”.

Nel momento del bisogno l’on. Calderoli si è ricordato dei napoletani. Ha dichiarato infatti che dei colleghi di Napoli (colleghi di che? di parlamento? di lega? di scienza?) gli hanno regalato un corno di corallo, e che questo corno si è spezzato, da solo. Santa ingenuità. Contro una “macumba” così devastante un corno di corallo? Suppongo che l’on. Calderoli sappia perché si tocca il corno contro il malocchio: il corno è il simbolo della fecondità, è la rappresentazione stilizzata dell’organo sessuale maschile, che i Romani chiamavano “cornu”, e che scolpivano su pilastri e architravi per tener lontano dalle case gli influssi degli occhi invidiosi.

E’ questo il motivo per cui i superstiziosi in segno di scongiuro si toccano là, nelle parti intime, insomma: per lo stesso motivo, quando i politici ci sommergono con i loro schiamazzi e ci fanno incazzare con i loro intrallazzi, dall’Italia tutta si leva, in gigantesco coro, un solo lazzo: “Ci avete rotto…il corno”, come a dire: siete una maledizione troppo grande. Contro “macumbe” di tali proporzioni non basta un signorile cornetto di corallo, non servono le corna degli elmi che i “lumbard” calzano a Pontida: ci vuole, per il rispetto che si deve alle proporzioni, un “fascinum” vesuviano (vedi foto): un corno… gigantesco, fornito di ali e di campanelli, un “tintinnabolo”: gli spiriti maligni, si sa, non sopportano gli scampanellii.

Le magare, le janare e le fattucchiere napoletane, quelle veraci, sarebbero in grado di consigliare all’on. Calderoli rimedi prodigiosi contro ogni jettatura: farsi 33 volte il bagno in un infuso di ginestre vesuviane, impiastricciarsi con polvere di lapillo dell’eruzione del 1906 e restare così per 33 ore, seduto, come un santone indiano, a recitare formule magiche; stare tre giorni abbracciato stretto al noce di Benevento; percorrere 66 volte, a piedi e vestito da fujente, la strada tra la Chiesa di San Michele in Ottaviano e il Santuario di Madonna dell’ Arco, e fare 33 volte la “caduta”.

A prima vista, le dichiarazioni del sig. Calderoli segnano una svolta clamorosa. Uno dei capi della Lega, uno che è stato affascinato dalla cultura celtica a tal punto da sposarsi secondo i riti dei Celti, all’improvviso riconosce pubblicamente che né Odino,re degli dei Celti, né Belenos, né Sucellos, il dio armato di martello, né il bagno nel Po, e nemmeno il “triskell” (vedi galleria fotografica), il simbolo magico che dovrebbe sconfiggere il malocchio, sono riusciti ad aver la meglio sulla “macumba”. Ma non si può escludere che ci sia, alla base dell’ “uscita” dell’on. Calderoli, solo astuzia politica. In ogni caso, sono fatti suoi.

Ma se “malocchio” c’è, farebbe bene l’on. Calderoli ad augurarsi che sia “macumba”. Sarebbe terribile per lui scoprire che la nuvola nera che lo accompagna è tutta italiana, che in essa son addensati e condensati i sospiri, le imprecazioni, le ingiurie e le giaculatorie e le liberatorie invettive di milioni di italiani incazzati con i leghisti in genere, e, in particolare, proprio con l’ on. Calderoli, che ha dato il suo nome a una legge elettorale che lui stesso classificò come una “porcata”, e che ha ci ha tolto per anni il diritto a votare con le preferenze.

Se fosse una nuvola tutta italiana, non basterebbero a dissolverla tutti gli esorcisti di Santa Romana Chiesa e tutti i maghi del Nord Italia, il “cui fatturato – ha scritto Michele Serra – è fiorentissimo, anche se in nero (la fattura senza fattura piace molto a maghe e fattucchiere)” (la Repubblica, 26 agosto).
Poi mi ricordo che a Verona non faranno cantare i “99 Posse” perché sono “napoletani e comunisti”, e allora mi convinco che non si può né pensare, né dire, né scrivere qualcosa di serio su questa Italia qui.
(Foto: V. Gemito, Ritratto di donna, 1920)

LA STORIA MAGRA